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Maestrale by Violet


Oggi è una giornata in cui soffia forte il maestrale. Meglio: è una bella giornata di maestrale.
E, quando arriva il maestrale, dopo più di un mese di caldo intenso e soffocante, è come se si uscisse da un ipotetico letargo estivo (ammesso che ne esista uno!): si ricomincia a respirare, si riprende a vivere. 
Non amo particolarmente l’estate, forse perché viola come mi piace essere, non amo particolarmente il caldo. Non è il mio elemento, mi rallenta, mi opprime. Ogni estate, quando sembra che non ne possa più e che stia per soccombere, invoco il maestrale; ed esso, benefico, arriva e spazza via tutto. Tutto ciò che stagna, che rallenta ed opprime. 
E ieri, come un regalo, è arrivato!
Qualche anno fa, in una giornata come questa non sarei stata qui a pigiare sui tasti. Sarei stata al mare. E, mentre i pochi altri bagnanti, che frequentano il Poetto con un vento simile, li avreste trovati alle prime “fermate”, più riparate, laddove dietro, a protezione dalle raffiche, ci sono le ultime case della città, se aveste voluto trovare me, vi sareste dovuti avventurare fino alla quinta. Lì è tutto aperto, perché dietro c’è il parcheggio e l’ippodromo; lì il maestrale è padrone e soffia feroce senza ostacoli. Con me avreste trovato Red. Niente asciugamano steso, è inutile! Saremmo state dentro l’acqua a schizzarci, chiacchierare, passeggiare. E tutta quella meraviglia sarebbe stata nostra (e del bagnino che aspettava il fine turno al riparo della torretta con la bandiera rossa issata). Oggi, gli impegni e le responsabilità di questi giorni non ce l’hanno permesso… ma vi diamo appuntamento alla prossima maestralata!
Se vado indietro ancora di qualche anno e penso ai giorni di maestrale mi vedo ancora in spiaggia. In questo caso mi trovate sempre in piedi, avvolta nell’asciugamano. Spalle contro vento, braccia allargate a far sbattere l’asciugamano come le ali di un pipistrello; o a faccia a faccia col maestrale, l’asciugamano annodato attorno al collo a fare da mantello… e mi sentivo davvero un supereroe!
Quando ero proprio piccola, invece, l’audacia dei miei genitori non si spingeva fino al punto di portarci al mare con un vento simile. Però erano innumerevoli le passeggiate. Indimenticabile via Dante contro vento; e noi, bambine, ancorate l’una all’altra, a cantare sempre la stessa frase: “Ci porta via il vento… ci porta via il vento… ci porta via il ventooo…”
Ad ogni modo e a qualunque età, l’arrivo del maestrale mi cambia l’umore. Cambia la giornata. Cambia l’estate. Può addirittura cambiare d’improvviso la vita! 
Pensate cosa succedeva a Vianne, la protagonista di Chocolat, all’arrivo del “vento del nord”! 
No, non temete, non me ne vado… non vi libererete così facilmente di me! Dove lo trovo un altro posto come Cagliari, dove il vento soffia almeno trecentosessanta giorni all’anno e dove l’arrivo del maestrale è tutto ciò che vi ho descritto all’inizio? 
Non me ne vado, ma cambio (come tante volte mi è già capitato di fare nei miei primi quarant’anni): cambio prospettiva; cambio orizzonte; cambio colore, perché il viola è più intenso quando il cielo è più limpido; cambio decisioni; cambio abitudini; cambio persone… pensate di non esserne capaci? Fate così: mettetevi in un luogo aperto, l’azzurro del mare e del cielo a riempire il vostro sguardo (se non li avete tutti e due almeno il cielo!!!); respirate il vento, sentite il suo soffio, se lo fate vostro vi dà vita; allargate le braccia, socchiudete gli occhi il tempo necessario a formulare ciò che più desiderate; accoglietelo, lasciate che lui, il vento, vi scompigli i capelli, vi tenda come vele i vestiti, frughi dentro di voi e scovi tutto ciò che è di più in questo preciso istante… e permettetegli che se lo porti via… Ora sentite quanto siete leggeri, sembra quasi che possiate volare! Figurarsi se non potete cambiare, almeno un po’. Fino alla prossima spinta. Alla prima folata del nuovo maestrale che arriverà.

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