Olimpiadi nel bosco
presso la tana del Ghiro
Era estate e nella tana del Ghiro
c’era un gran via vai per accumulare provviste per l’inverno. E poi c’erano le
scorribande nel bosco, i giochi con gli amici, i pomeriggi a prendere il fresco
e dormicchiare, dove bosco e sottobosco sono più fitti, e le notti in cima agli
alberi, pancino all’insù, a guardare le stelle e quando sarà agosto, a fare a
gara a chi vede prima le stelle cadenti. Non c’era tempo per le storie.
L’inverno, al calduccio della tana, ad abbuffarsi di leccornie, quello è il
luogo e il tempo per narrare!
Ma noi li amiamo i nostri amici…
e vorremmo seguirli anche in estate. Per noi è tempo di vacanze e abbiamo un
po’ di spazio per le loro storie. Così Violet ha pensato: se il Ghiro e i suoi
compagni di scorribande e merende non hanno il tempo di raccontarci di loro,
potrei sbirciare le loro avventure e i loro incontri estivi con le bestiacce notturne…
e poi ve le racconterei. Se siete d’accordo, iniziamo!
Come vi spiegavo, in estate, nel
bosco, gli incontri avvengono dopo il calar del sole. E fu così, che un giorno,
verso la fine di luglio, il nostro Ghiro incontrò il primo pipistrellino rosa
che avesse mai visto. Dapprima non credette ai suoi occhioni, poi li strabuzzò,
li stropicciò e li tenne chiusi, forte forte, per qualche minuto. Ma, quando li
riaprì, ponendo fine a quel breve rito, il piccolo pipistrello, rosa vestito,
era ancora là, appeso al ramo più alto dell’albero di fronte. E lo guardava.
Il nostro eroe, come sapete, non
si fa pregare per stringere nuove conoscenze, che trasforma sempre in grande
complicità e bellissime amicizie. Anche stavolta, non attese molto e si
presentò per primo. «Ciao,
Pipistrellino rosa, come ti chiami?».
«Io non sono rosa», disse serio l’animaletto. «La tua mamma non ti ha
insegnato proprio niente? I pipistrelli rosa non esistono!». E, veloce, si levò in volo e
fece un giretto tutt’intorno. Mentre attendeva il suo ritorno, il Ghiro,
rimurginò non poco sull’accaduto. Nel suo testolino le idee correvano veloci da
un neurone a quello successivo. E, quando finalmente si fermarono, la decisione
era presa: non importava il colore del nuovo venuto, lui non era mica razzista!
Rosa o non rosa, sarebbe stato bello diventare suo amico.
Scese veloce verso la tana, alla
ricerca di un regalo che gli procurasse l’attenzione della sua nuova
conoscenza, ma non trovò nulla di adatto: i pipistrelli non mangiano frutta
secca e leccornie. Mentre frugava, un guscio di ghianda gli si fermò sul
testolino, a mo’ di cappello. Il pipistrello, lo trovò agghindato in quel modo,
di ritorno dal suo giro di ricognizione. Iniziò a ridere a crepapelle,
richiamando così tutti gli altri animaletti del bosco a vedere lo spettacolo
del Ghiro con il cappello, modello “Giuditta”. Il Ghiro si arrabbiò moltissimo,
disse che aveva sonno («Tanto
per cambiare!», asserirono
in coro tutti gli amici del bosco) e si mise seduto a braccia conserte su uno
dei rami bassi del suo albero, tra i suoi preferiti.
Naturalmente il pipistrello non
era contento per niente di questa reazione: prima il Ghiro l’aveva disturbato
ed ora lo lasciava solo. Beh, proprio solo non era; come avevamo spiegato,
erano accorsi tutti gli altri: c’erano Hotto, Pauleddu, il Tasso, Gufo, Gigi e
molti altri. Proprio Pauleddu, con la sua socievolezza, risolse la situazione.
Prima si mise a cercare alcune leccornie a gusto di pipistrello e gliele
offerse. Poi, con la sua proverbiale loquacità, raccontò al nuovo arrivato
alcuni giochi e alcune delle mille avventure che li coinvolgevano e che
avrebbero presto riguardato anche lui, il loro nuovo amico. E, alla fine, si
mise a raccontare del Ghiro: «Non
è antipatico, sai. E neanche noioso come sembra. Sa essere amico di tutti,
racconta un sacco di storie, quasi come me. E sa imbandire delle magnifiche
merende!».
Il pipistrellino disse che ad una
buona storia non si può dire di no. Ma che a lui piaceva soprattutto giocare
tutta la notte. «Si può
fare!», disse Pauleddu. In
quattro e quattro otto disegnò, vicino alla radura sabbiosa alla base
dell’albero, una linea bianca dove staccare e invitò tutti per una bella gara
di “salto in lungo”. Al Ghiro questa specialità piace moltissimo. Li guardava
appollaiato sul suo ramo. Si vedeva, da come sfregava le zampine davanti, che
non stava nella pelle e voleva andare a giocare con i suoi amici. Però, testardo
e orgoglioso com’è, stava fermo. Allora Gufo in persona, il più anziano del
gruppo, gli si avvicinò. Gli pose un’ala sulla spalla e iniziò a parlargli
sommessamente. Non sappiamo di preciso cosa disse alla cara bestiola, fatto sta
che, al secondo salto, il Ghiro era in pedana; e, nonostante la sua rincorsa
fosse piuttosto lunga e laboriosa (dicono ben settantadue passi!), spiccò un
bellissimo salto al limite, tese al massimo la coda e fece un risultato
memorabile.
«Bravooo!!!», gridarono in coro i suoi
amici. Tra le voci note, se ne distingueva una nuova acuta e gioiosa: quella
del Pipistrellino rosa, il nuovo arrivato nel gruppo. Fine della storia.
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