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Visualizzazione dei post da 2016

Luna Bellesa!

... perché per te per ogni donna la Luna rimarrà per sempre ciò che ti narravano, bambina tra le braccia della mamma o della nonna ... L'attesa non è mai lunga, quando giunge sera. Puoi trovarla in cielo, o all'orizzonte, o riflessa sul mare o in uno specchio d'acqua. Certo è che la sua luce, in un modo o nell'altro ti rapisce e ti porta con sé. O scende, entra ad illuminare il buio della tua notte e proietta ombre sulla parete della stanza dove ti sei rifugiata. E nelle ombre c'è una storia, come in quelle proiettate attraverso la pellicola che scorre, al cinema. Scorre la storia. Quella del mondo. E la tua. Era stato caldo quell'inizio d'autunno. Troppo caldo. E troppo buio. Soffiava vento, ma veniva da Sud, carico di umidità. C'erano stati lunghi giorni senza cielo, grigio di giorno e viola la notte. Senza cielo, senza sole e senza stelle. Prometteva pioggia, ma non la dava: e si restava così, rivolti al cielo, aridi e asse

Il Tesoro delle Janas

Tanto tempo fa, o forse ieri, quando in Terra di Sardigna gli uomini vivevano in pace e in armonia con la Natura, si dice che fosse facile per i pastori, o per le donne che andavano alla fonte, incontrare le Janas. Le janas erano donne bellissime, ma molto minute: sapevano filare e tessere, fili d'oro e stoffe preziose; cavalcavano bianchi cavalli dalla lunga criniera; conoscevano i rimedi di Natura e curavano con le erbe; danzavano, suonavano e cantavano. Si diceva che fossero le figlie predilette della Luna, nate da un suo candido raggio, filtrato tra le fronde dei boschi di lecci. Più tardi, quando i villaggi degli uomini si spostarono all'ombra dei Nuraghe, si dice che le Janas si ritirarono a vivere in piccole case scavate nella roccia. Presero a cavalcare i loro destrieri solo la notte e, durante il giorno, andavano nei boschi a filare e tessere, in compagnia di un cagnetto che abbaiava tre volte, se veniva qualcuno. Da allora gli uomini iniziarono a pensare che

Stiletto Sport - il calcio visto dai tacchi a spillo

Proemio Siamo tornati. Anzi, siAmo tornati, come abbiamo detto, ripetuto e scritto in tutti i luoghi, in tutti i monti e in tutti i laghi. Siamo tornati e siamo sempre noi, che felicità, quanto amore! Cuoricini rossoblù, quante meraviglie e quante novità ci sono da raccontare, quante gioie, quante soddisfazioni, tutto questo per un punto in due partite, direbbe qualche cugurrina rediviva. Il calcio, ricordatevi sempre, è degli sfigati replico io, e quest’anno per noi piccoli romantici orgogliosi della propria sudatissima sfiga arriveranno tante, piccole gioie, incantevoli come il testolino duro di Sau che svetta su un muro di mastodonti. In questo primo numero dello stiletto ho deciso di non procedere alla cronaca delle prime due giornate di campionato, che avrete già letto e riletto, ma ho ritenuto più utile analizzare alcuni punti fondamentali che ci possano aiutare a capire meglio, e quindi a sbarcare, il campionato appena iniziato. 1 I nuovi arrivati dalla Juventus: Is

I Monti Pallidi

Tanto tempo fa esisteva sulle Montagne Dolomitiche un Antico Regno di pace e d'amore. Le valli del Regno erano ricoperte di prati verdi, punteggiati di fiori dai mille colori. Le pendici dei monti erano ricche di boschi freschi e ombrosi. Le conche invitavano il Cielo a specchiarsi nei laghetti, limpidi e trasparenti come il brillante più puro. A quel tempo le rocce delle Montagne Dolomitiche avevano lo stesso colore di quelle delle Alpi e il popolo dell'Antico Regno viveva  felice attorno al proprio Sovrano. Chiunque fosse passato di là avrebbe potuto respirare un'atmosfera lieta e accogliente, ricca di serenità e bellezza. Era un luogo magico! Il Re abitava in un grande Castello insieme al Principe, suo unico figlio, sposo novello. Il giovane si era innamorato follemente della figlia della Luna e la fanciulla di lui: presto si erano sposati e stabiliti nell'Antico Regno. La Principessa amava quei luoghi profondamente, specialmente i boschi: da lungo tempo li pe

Operazione Rosso Trasparente

Mi sono accorta ieri di non essere l'unica Red nei dintorni. Ho visto infatti che Red è anche la firma di diversi post di una pagina Facebook molto popolare che si occupa di archeologia sarda e di un sito cagliaritano di informazione. Quindi, per non alimentare possibili equivoci, voglio sottolineare che io uso lo pseudonimo Red solo ed esclusivamente su La Rassegna Stronza, dal 21 luglio 2011. Che poi, più che uno pseudonimo è un gioco, visto che il mio nome, Valentina Basciu, è noto a tutti, o quasi, i nostri venticinque lettori.

Quinto Genetliaco Stronzo

Mentre si conclude il Quinto Genetliaco di questo nostro piccolo blog, Red e Violet vogliono ringraziare tutte e tutti coloro che gli hanno dato vita, gli hanno regalato tempo, creatività ed anima in questi anni: per periodi più lunghi o anche solo per pochi mesi, non è importante, perché ciò che è essenziale è il cuore... la piccola o grande scia colorata che si lascia Grazie a Pink, che insieme a Red ha incominciato questa avventura! Grazie a Black, a Cyan, a Green, a White e a Rainbow Grazie a Paul Blau Vierzig Grazie a Nicola Pisano per il logo e tante delle nostre illustrazioni Grazie a tutti coloro che ci hanno regalato storie, poesie, foto... A chi ha ospitato i nostri eventi dal vivo A Tonara e al Tonara A chi ci segue e legge e non ci fa mancare il suo affetto Grazie Red e Violet

Il Canto

Io sento il tuo canto Di fronte al tramonto Anche quando è lontano Disperso nel vento Io sento il tuo canto Di fronte al tramonto Anche quando lontano Non lo intoni più Non lo senti più Io intono il mio canto Di fronte al tramonto E lo accordo a quello Degli uccelli del cielo Lo accordo al mare Che accarezza la riva Lo accordo al respiro Che sale dal bosco Gli do ritmo dell'onda Nei campi di grano Del piegarsi di un pino Dove più tira il vento Gli do ritmo di Luna Che danza nel cielo E del carro di stelle Che fa le stagioni Ora tutto si ferma È silenzio nel mare Per un attimo tace Anche il ritmo del cuore Apro gli occhi Li allungo sull'orizzonte Nell'attesa ritrovo La pace e il respiro C'è una linea sottile E la guardo salire Dove nasce ogni giorno Dove stanco poi muore Dove nasce la notte Che rincorre il mattino Dove ogni vagito S'intona col Primo Sarà là che in un tempo Non troppo lontano Il mio canto potrà Fare danza co

Il Regno della Perfezione

Immagine da Web    In un tempo lontano, in un castello del Grande Nord, viveva un Re che aveva dodici figliole. Si racconta che la Regina fosse bellissima, la Bellezza in persona, scesa a visitare il Mondo: ma questa visita era stata davvero molto breve e la Regina era tornata al Regno della Perfezione, a cui apparteneva, poco tempo dopo aver dato alla luce l'ultima delle sue bambine. Le Principesse erano belle come il Sole, perché conservavano ciascuna un raggio di Bellezza della loro amata Mamma. Il Re era rimasto molto rattristato dalla perdita della sua sposa e aveva paura che potesse accadere qualcosa di brutto alle sue figliole, così aveva ordinato che le Principesse non abbandonassero mai il castello, né giorno né notte, e che non praticassero le tre Arti della perfezione, la Danza, il Canto e la Musica. Le fanciulle, oltre che belle, erano sagge e prudenti: obbedienti, rispettavano del tutto il volere del padre. La vita procedeva tranquilla, se non fosse

Stiletto sport - il calcio visto dai tacchi a spillo

La domenica dei Santi in Paradiso (o dell’inno a Casteddu)   Casteddu è un’incantevole città del sud Sardegna, posta a controllo di un ampio golfo ricco di approdi e per questo meta, dalla remota antichità, dei più strambi e coloriti personaggi che si possano immaginare. Tra loro come non menzionare Fenici, Cartaginesi, Romani, Pisani, Spagnoli, Gobbi, Interisti, Savoia, Milanisti? Nonostante ciò, i Casteddai da almeno 8000 anni vanno avanti tranquilli e serafici, armati di un bicchiere di vino bianco da consumarsi vista mare, grazie al prezioso aiuto di due potenti alleati: Efis e il Maestrale. La storia ci racconta di come la loro inscindibile alleanza già salvò la città da terribili eventi, quali lo sbarco di quel nanerottolo arrogante di Napoleone e altre simpatiche amenità. Bene, da oggi, anzi, da sabato, alla serie si unisce la grande Promozione del 2016. Abbiamo già detto di come Efis abbia evitato la matematica risalita in A alla vigilia della sua festa. Qualcuno si è an

Le Fate del Sole

È giunto il Vento. E mi trovo a volare leggera sulle sue ali. Volteggio, della Danza eterna. Mi lascio trasportare, chissà dove, separata dalle mie sorelle a cui stringevo forte le mani fino a poco fa. È giunto il Vento. È amico il vento in quest'Isola di Smeraldo, porta il profumo dell'Oceano. Lo diffonde, lascia che intrida ogni cosa: è salsa la terra e l'aria, la spiaggia e la brughiera, i prati e le pietre. È giunto il Vento. Reca mille voci. Parla molti linguaggi. Parla e racconta. Dell'oggi e di tempi lontani. Del perdersi l'uno negli altri e del ritrovarsi vicini, a guardarsi negli occhi e sfiorarsi, come uno specchio dell'Ora che rende presente l'Allora che fu. È giunto il Vento. E racconta. Racconta di quando i Folletti, gli Elfi e le Fate del Sole correvano liberi tra queste lande, non temendo i passi grevi dell'uomo e i suoi rozzi calzari. Racconta la fuga degli Elfi nei boschi più fitti. Racconta di come i Folletti cer

Stiletto Sport - Il calcio visto dai tacchi a spillo

La domenica degli sfigati A volte mi capita che qualche superficiale conoscente si stupisca della mia incontenibile passione per il calcio. Stolto! Non pago dello stupore a volte mi capita che provi a redimermi con i soliti, giusti per carità, discorsi sull’immoralità di certi stipendi, sulla corruzione, gli interessi, l’inconsistenza, gli eccessi dei tifosi… Ma io se penso al calcio penso ad altro, vedo tutt’altra cosa. Se penso al calcio penso ai ragazzini. Penso a scene tipo…  “Eh, mi hanno cambiato di banco perché i professori volevano che socializzassimo tra ragazzi e ragazze. Io ho avuto culo, mi hanno messo con lei ed ero troppo contento e quando è arrivata a scuola io sono corso a dirglielo! Eh… però lei si è arrabbiata e mi ha detto che con me non ci vuole stare e che sono antipatico. Oh, ci sono rimasto malissimo, non è giusto… Però… oh, ho il pallone nello zaino, giochiamo a calcio?”.  Come si può non amare una cosa così, che fa tornare il sorriso nel pieno dell

Stiletto Sport - Il calcio visto dai tacchi a spillo

La domenica della grammatica del calcio Oh, ma guarda chi si rivede! Ce ne eravamo liberati, e ora sono tutte in gran spolvero a piangere crisi, sconfitta e delusione per questa retrocessione in C, ops, scusate, Lega Pro, che ormai sembra inevitabile, a cinque punti dalla vetta della classifica. Dai, tornate a guardarvi il calcio che conta, lasciateci in pace che portate evidentemente sfiga, portate il vostro disfattismo fuori dal sant’Elia: è contagioso. La situazione delle ultime settimane non è entusiasmante neanche un po’, è vero, ma all’inizio di settembre ce l’eravamo detto, o no? “Il campionato di B è lungo e difficile, ci sono squadre affamate e agguerrite, è impossibile concluderlo senza aver passato momenti difficili, e noi in allora saremo con la squadra ancor più che nelle vittorie. Ogni punto è prezioso, perché se arriveranno periodi di calo, e arriveranno, sarà importante avere un vantaggio da parte e ancor più sarà importante il sostegno dei tifosi che ci sospin

La Grande Orsa

Illustrazione originale Nicola Pisano A primavera, ai confini dell'immensa prateria, quando la Notte stendeva il suo manto stellato, sembrava che in cielo si aprisse la danza della vita. Era allora che l'Anziana della tribù radunava i bambini, fuori dai tepee , di fronte al Cielo stellato, per insegnare loro le cose della Terra, le vicende della Vita. E cominciava a narrare. Per l' Anziana donna tutti i cuccioli della tribù erano i suoi nipotini, ma una bimba era speciale nel suo cuore, perché era la figlia di sua figlia. Era una bambina minuta, particolare, riflessiva e solitaria, e sapeva ascoltare. La chiamavano Luna Piccola Bocca , perché emanava una luce pura e parlava da sola, nella prateria, come se il Vento potesse udirla. Quando gli altri bambini rientravano nei tepee per la notte, Luna Piccola Bocca si avvicinava alla nonna, metteva la sua piccola mano morbida in quella grinzosa dell'Anziana e le chiedeva: “Nonna, raccontami della Grande Orsa

La Fanciulla dal Sorriso di Luna - by White

La signora Lea Per undici mesi e mezzo dell'anno la signora Lea risparmiava fino al centesimo, facendo anche qualche piccolo imbroglio sulle spese domestiche, per lasciarsi a sua volta rapinare, una volta tanto, dal sarto e dalla modista. Sarto di grande stile, modista elegantissima, celebre per le sue creazioni, che, secondo la sua espressione, donavano alle sue clienti. Uno solo era il vestito, uno il cappello; ma di quelli che veramente avrebbero donato leggiadria e giovinezza a qualsiasi donna, non alla povera signora Lea, già grigia e curva, sebbene non brutta, anzi con un colore di rosa appassita sul viso fine e dolce, e un pallore di gemme sbiadite per mancanza d'uso, negli occhi azzurri e nei denti fra le labbra stanche. …. Per il viaggio, …ella intanto indossò il vestito dell'anno scorso, anche per non far vedere il nuovo al marito…Nulla aveva dimenticato, di quello che voleva portare con sé: e d'altronde il treno partiva subito…: treno fatto ap

Ali di Jana - by Violet

Ali di Jana Ho cantato tutta la notte: sorda è la notte, il canto muto Ali di Jana Ho volato tutta la notte sulla groppa del vento Ali di Jana Ho bussato alla porta del giorno con in mano un tamburo Ali di Jana La mia vita tra le sue mani non è al sicuro Ora siedo, immersa nel buio e accendo un fuoco Troverò una canzone nuova nel cuore del vento Distesa nel raggio di luna prenderà forma Girotondo di ali di fata con cui viaggiare Ora sfido il mare in burrasca Ali di Jana Sola scendo nella tempesta Ali di Jana Varcherò la carezza del sole Ali di Jana Sulle labbra un nome nuovo come il giorno bambino: “Ali di Jana”

Il Dono del Fuoco

Foto da Web Agli albori della civiltà, la vita di nessun popolo sulla Terra era facile, ma quella degli indios Shuar, che vivevano nella foresta pluviale, era, tra tutti, particolarmente sfortunata. Essi infatti vivevano tra il verde rigoglioso, ma la vegetazione era così fitta che raramente il Sole riusciva ad attraversarla per far penetrare i propri raggi, caldi e lucenti, fino al suolo. Al sole si scaldavano le scimmie, si rallegravano gli uccelli, che vivevano sugli alti rami, ma gli uomini non ne potevano godere. Ogni giorno, a metà giornata, pioveva, per lunghe ore, e tutto si impregnava di acqua, abbondante, e stillava gocce fino al giorno seguente. La cosa più penosa per gli indios Shuar, però, era nutrirsi. Non avevano fuoco e scaldavano gli alimenti sotto le ascelle, così il cibo le infettava e spesso si formavano piaghe aperte e purulenti. In una grotta, al limitare della foresta pluviale, vivevano i Giganti. Essi possedevano il fuoco, ma non lo avevano mai voluto d