Ai tempi in cui io ero teenager, e
immediatamente post-teenager, se come diario scolastico/agenda avevi
la Smemoranda eri considerato un tipo estremamente intellettuale. La
Smemo era roba per “gente di un certo livello”, che conosceva a
memoria tutte le campagne contro l'AIDS, che si interessava di
volontariato, di “robe intelligenti e di spessore” e che se
diceva che stava leggendo il diario non raccontava cazzate. La cosa
figa della Smemo era che c'erano dentro i pezzi scritti da
intellettuali, attori, cantanti, politici e vignette di disegnatori
incredibili. Io ci perdevo delle ore... Il primo che leggevo era
Brizzi, poi me li facevo in ordine alfabetico. Comunque, uno dei miei
sogni adolescenziali era il seguente: “Da grande anche io voglio
scrivere sulla Smemoranda!!!”. In realtà lo facevo già, perché
ci scrivevo canzoni, pensieri, poesie e qualche volta i compiti e gli
orari delle lezioni (rigorosamente a matita, che poi li si cancellava
per fare spazio ad altro), poi ci mettevo dentro le cartoline, le
cartine dei cioccolatini, i biglietti dei concerti (tanto che poi la
mia Smemo arrivava a pesare quanto un cucciolo di balenottera
azzurra), ma il significato di “scrivere su” nei miei pensieri
aveva un'altra accezione. Uno dei temi che mi colpì di più era “La
seconda volta”, quello del 2001: le migliaia di teorizzazioni sul
valore della seconda volta e ricordo che presi atto, quasi con un
filo di dolore, che “la seconda volta non esiste, perché un fatto
non potrà mai ripetersi esattamente come la prima volta”, ma che
comunque d'altronde “non c'è mai una seconda volta per fare una
buona impressione la prima volta”. Grande confusione mentale nei
miei 20 anni. E pensare che io alla seconda volta ci credo, io do la
seconda possibilità per contratto. E' vero che non potrà mai essere
uguale alla prima, va bene, ma almeno riproviamoci. Se non altro
potrò dire che era “la prima volta che rifacevo una determinata
cosa”. La prima volta che ho fatto la pasta frolla, ad esempio, mi
è venuta una suola di scarpa vecchia, ma la seconda avevo capito che
non dovevo stare ad impastarla per delle ore: rapida e veloce poi,
via, a stenderla nella tortiera. La seconda volta che ho letto “Il
Piccolo Principe” sono riuscita a capirlo meglio, visto che la
prima volta non mi aveva fatto impazzire. Si, però questo non vuol
dire che la seconda volta sia sempre meglio, nel senso che noi uomini
siamo per natura fallaci e che tendiamo a ripetere ostinatamente lo
stesso errore pur riconoscendolo. La seconda volta che ho infilato le
mani nell'acqua bollente mi sono ustionata tale e quale (se non
peggio) alla prima volta, e lo sapevo benissimo che mi sarei
bruciata. La seconda volta che Mister B. è stato eletto Presidente
del Consiglio lo sapevano benissimo tutti che avrebbe fatto i suoi
porci comodi, portato il paese alla rovina, tentato di attuare un
“golpe a rallentatore” e trasformare il parlamento in
Puttanopoli, ma chi l'ha votato lo sapeva benissimo. La seconda volta
che ho bevuto il margarita lo sapevo che mi avrebbe fatto venire il
mal di testa fortissimo, ma ho voluto dargli una seconda chance,
sbagliando chiaramente. La seconda volta che ho letto “Lettera a un
bambino mai nato” ho avuto voglia di prendere Oriana Fallaci a
quattr'occhi e farle tante e tante domande sul perché ritenesse
necessario instillare il senso di colpa in una donna che poteva avere
già tanti problemi di suo e quale fosse il suo concetto di libero
arbitrio, perché se quel libro letto a 12 anni mi aveva dato una
sensazione di dolore tenero e commozione, letto a 21 mi aveva fatto
incazzare come una capra. Anche le idee, quando ci ripensi per la
seconda volta, assumono contorni totalmente diversi. Se pensi ad una
cosa la notte, quando il pensiero ti torna la mattina è leggermente
diverso, e non è perché la notte porta consiglio (perché a me la
notte porta sonno e basta), ma perché è la seconda volta e il
nostro cervello probabilmente ha elaborato quell'idea, quel concetto
o quel problema in modo più completo e definito. Sempre ammesso che
se lo ricordi...
La seconda volta è fighissima se hai
imparato l'errore e sai correggere il tiro in tempo, se ti sei fatto
forte dell'esperienza della volta precedente. Se non sei riuscito a
crescere e a capire, la seconda volta è solo una replica della prima
e si sa che “errare è umano, perseverare è diabolico” e a volte
da arresto, tanto che si parla di “reiterazione di reato”.
Insomma se sbagli anche per la seconda volta, e sai perfettamente che
hai responsabilità nella cosa, è meglio se pensi seriamente di
cambiare strada. Tipo, se sbagli due volte di fila la tintura dei
capelli a casa forse è il caso che te la fai fare da un
professionista. La prima volta è inevitabilmente figlia della
Curiosità, la seconda della Conoscenza e le due camminano di pari
passo, giacché ogni studioso sa che non c'è Conoscenza senza
Curiosità. E' vero che ci sono prime volte bellissime, ma spesso
“quelle” prime volte, alla luce della Conoscenza, non si rivelano
essere poi tutto questo sparare di fuochi d'artificio che c'eravamo
immaginate. E ci sono prime, seconde, terze e n-volte che sono sempre
bellissime, bellissime allo stesso modo! ..o io mi sentirei una cacca
a sentirmi dire da mia madre che siccome sono la terza figlia la mia
nascita è stata meno emozionante! E poi ci sono quelle prime volte
che è meglio non ripetere o nemmeno aver vissuto, come la prima
volta che permetti ad uno stronzo di metterti le mani addosso o di
umiliarti. Quelle semmai devono restare “uniche volte”, perché
non ce ne dovrà essere mai essere una seconda. Gli errori della
prima volta servono a decidere se ci sarà una seconda volta o no,
purché in quella seconda ci sia qualcosa di diverso a renderla
indiscutibilmente unica.
P.s.: Dimenticavo....
Cari Gino e Michele, riuscirò mai a scrivere un giorno per Smemoranda????
P.s.: Dimenticavo....
Cari Gino e Michele, riuscirò mai a scrivere un giorno per Smemoranda????
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