Rubrica dell'Almanacco
a cura di Violet
Conosciamo l’italiano?
La congiunzione è una “parola” invariabile della lingua italiana che serve a unire fra loro le parti simili di una medesima proposizione, o una proposizione ad un’altra dello stesso periodo. Fin qui la definizione. Sono congiunzioni e, o, ma, né, poiché, dunque ecc. Rispetto alla forma le congiunzioni possono essere semplici, composte o locuzioni congiuntive. Rispetto al valore che hanno nella proposizione o nel periodo si distinguono, invece, congiunzioni coordinative e subordinative. Le prime si dividono in congiunzioni coordinative copulative, disgiuntive, avversative, correlative, dichiarative e conclusive. Le seconde introducono una proposizione secondaria e quindi si dividono in congiunzioni subordinative dichiarative, causali, finali, temporali ecc, a seconda del valore che ha la proposizione da esse introdotta.
Le congiunzioni, quindi, fanno parte del discorso, ma, di regola, non lo introducono.
Tutto questo per ricordarvi che “ma” è una congiunzione avversativa.
Aggiungo che essa può avere due
valori grammaticali diversi: quello avversativo-oppositivo
(nel significato di bensì, dove una
parte della frase contraddice quanto detto nella parte precedente) e quello avversativo-limitativo (nel significato
di tuttavia, dove si mettono a
confronto due punti di vista diversi, ma entrambi validi). Nella prima
accezione, quella oppositiva il ma
sta dentro la proposizione o il periodo e separa le due parti, preceduto dalla virgola. Nel secondo caso, quello
limitativo c’è una maggiore libertà. Ci possiamo trovare di fronte a due frasi
affiancate, che possiamo separare tramite una pausa breve, la virgola, o più
lunga, il punto e virgola o il punto fermo; quando la frase limitativa è
preceduta da diverse frasi che spieghino il punto di vista principale, è
indispensabile il punto fermo prima del ma,
talvolta si manda anche accapo; ci può essere anche un caso in cui il contenuto
della frase principale sia noto o sottinteso e si può iniziare il discorso con
il nostro ma. Appartengono a questo caso
le molte licenze poetiche o letterarie di cui è costellata la nostra
ricchissima Letteratura, dalle
origini ai giorni nostri. Ne cito una sola, molto nota del Carducci: Ma ci fu dunque un giorno/su questa terra il
sole?
Veniamo alla lettura del nostro Quotidiano preferito, che il 16 di
novembre, a p. 19, titola: Ma i topi
d’auto minacciano chi si allena. Anche se vi dico che il titolo di centro
pagina è: Una droga chiamata corsa,
che ci capite voi? Che “effetto” fornisce in più quel ma all’inizio del discorso? Di che licenza poetica, o
giornalistica, si tratterebbe?
Io, che da qualche tempo ho
ripreso il diletto podistico, vi assicuro che recandomi al parco con la metropolitana leggera ho diversi
vantaggi: il primo è quello di rispettare la salute di tutti, non solo la mia;
il secondo di non inquinare l’aria che respiro all’atto della corsa en plein air; il terzo è quello di non
fornire materia prima ai topi d’auto;
ma non avevo pensato che avrei
risparmiato alla collettività un altro titolo sgrammaticato dell’Unione Sarda. Provare per credere.
La parola di oggi è “Battisoffia”: s.f., Paura, tremore che
fa battere il cuore e ansimare.
Per la meritoria iniziativa de La Dante, questa parola è già stata
adottata, ma potete cercarne un’altra o diventare sostenitori. Invito anche
questa settimana i miei affezionati lettori ad adottare una parola. Per aderire
clicca qui.
Arrivederci alla prossima dalla vostra Violet.
Arrivederci alla prossima dalla vostra Violet.
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