Mani in alto o sparo!
Niente scongiuri volgari, prego: questo è un argomento
bellissimo!
Come ben sappiamo e ben sapete, sorella Morte ci verrà a
trovare tutti e io, che sono previdente e ho buon gusto, voglio che non ci
siano cose brutte al mio funerale. Voglio che il mio Adieu, o preferirei a
bientot, da questo strano mondo e dai miei strani cari fosse degno della nostra
originalità e grazia.
D'altronde io ho sempre pensato al mio funerale, da quando
ero bambina, e non ci ho mai visto nulla di macabro o stonato. Mi piacciono le
necropoli e anche i cimiteri, non divento triste a fare una passeggiata tra le
tombe perché penso che la malinconia e la gioia appartengano ovunque e in ogni
momento all’essere umano. Di conseguenza canticchiare “ballo in fa diesis minore”
può essere allegro quanto “singin’ in the rain”.
Non mi spaventano le storie di fantasmi, anzi sarebbe
divertente incontrarne uno o magari diventarlo; non mi impressiona la vista di
morti, ossa, o ceneri: sarò brutale ma, siccome la decomposizione tocca a
tutti, meglio abituarsi all’idea con un sorriso e apprestarsi all’evento con
classe preventiva, perchè temo che non potrò strillare “che bruuuuuutto!” alle
eventuali incommentabili sculture in ottone sulla mia lapide.
Vi ho già detto che questi non sono pensieri recenti, eccovi
dunque un rapido escursus delle mie volontà, che sono cambiate e cambieranno,
come naturale, nel succedersi delle età della vita.
Da bambina volevo essere cremata, e che le mie ceneri
fossero sparse in mare. Il terribile incidente di John John Kennedy mi fece
cambiare idea: avendo lo sfortunato e giovane rampollo scelto un commiato come
quello che volevo io, la cosa divenne molto di moda, ed io non ne fui più
attratta.
Persistevo comunque nella scelta della cremazione: l’immagine
dei vermi che passeggiano dentro le mie orbite non mi faceva proprio impazzire!
Non mi entusiasmava nemmeno il pensiero di stare rinchiusa in un vaso in
qualche scaffale e quindi, rinunciato al mio amato mare, ho pensato a molti
luoghi favorevoli. La passione per l’archeologia mi ha fatto fantasticare su
una sepoltura in una delle domus de janas, che hanno un nome adatto alla mia
essenza e si trovano in posti fatati almeno quanto il loro nome. Chi ha avuto
la fortuna di andare a Sos Furighesos ad Anela capirà che per lungo tempo ho
desiderato passare l’eternità in quella radura dipinta foglia per foglia da una
mano divina, quando sono andata per la prima volta alla tomba di giganti di
Barrancu Mannu avrei voluto stare per sempre ad aleggiare tra il mirto e
l’ulivastro e a far echeggiare quei graniti, e così discorrendo ad ogni nuova
scoperta dei gioielli della mia meravigliosa terra.
L’idea di una tomba panoramica con vista mare al cimitero di
Bonaria mi ha sempre attirata, anche se, da quando lo hanno chiuso alle nuove
sepolture, temo sia un po’ difficile da realizzare, a meno che non scelga di
diventare, in punto di morte, una suora vincenziana o un frate capuccino, per
guadagnarmi un posto in uno dei loro bellissimi mausolei sulla collina.
Se a Bonaria non si può, allora ad accogliermi sia un
piccolo cimitero di campagna, dove possa essere sepolta in terra e non in un
terribile scaffale prefabbricato dove mi toccherebbe una orrida lapide di
ordinanza in granito burdo. Perché, e qui sono seria, non voglio una sepoltura
in scaffale. Ok a tombe a fossa, pozzetto, cappuccina, al lancio di ceneri dove
vi pare, ma no agli scaffali. Non mi interessa il problema dello spazio, io ne
ho occupato poco in vita, con i miei pochi cm e i miei pochi kg, e da morta voglio
quello che mi spetta. Scegliete voi se vi viene più semplice la cremazione o
l’inumazione o cosa costerà meno quando sarà il momento: tanto ora sto facendo
pace con i vermi. In questa fase della mia vita, molto minimal, mi attira l’idea
una sepoltura nuda nella nuda terra, ma vi lascio la suggestione e non insisto,
perché non voglio crearvi problemi per farmi entrare in chiesa. Tenete comunque
in considerazione l’opzione!
Scelto il luogo, parliamo della cerimonia. Voglio il rito
cattolico del commiato, ma abbiate pazienza, celebrato da un prete
intelligente. Se faticate troppo a trovarlo vi posso lasciare, privatamente,
una lista di papabili; se, come spero, saranno già dipartiti alla mia morte,
beh, mettetevi a cercare, ce la potete fare se vi impegnate!
La cerimonia sia sobria e con musica ben suonata e allegra, per
l’occasione ordinerei il sole, così sul sagrato posso offrire a tutti un
aperitivo con buon vino rosso. Pochi fiori (regalatemeli adesso che mi
piacciono tanto e mi fanno sorridere), se volete proprio farmi impazzire
raccogliete per strada o in un campo, mille papaveri rossi… non vi dico altro!
Manca di concordare la lapide: avrete già capito che non mi
piace il granito burdo. Pagherei oro per averne una rosso lacca, se non si può,
che sia bianca candida. Niente foto, solo il mio nome, e un epitaffio che ora
concorderemo. Il tutto inciso, non voglio orribili lettere in ottone o simili.
Se sarò stata brava, sarò diventata la donna che vorrei
essere e pensate che io possa meritare parole così belle, fate scrivere il
testo della poesia “A mia madre” di Bertold Brecht; se invece pensate sia
troppo pretenzioso, citeremo insieme una delle migliori frasi del Furby
(ricordate il pupazzo mostriciattolo con gli occhi più a palla della
Carfagna?): voglio dormire, lasciami dormire!
Ultime richieste: che tutti i presenti indossino qualcosa di
rosso e che non siano troppo tristi, tanto sarò vecchia e la frase del giorno
sarà: “era ora!”
Penso sia tutto. Per la scelta del cimitero naturalmente ci
aggiorniamo: se con la Rassegna Stronza diventerò una figura fondamentale della
intelighenzia sarda, forse la città di Cagliari mi premierà regalandomi un
posto a Bonaria senza costringermi a farmi frate… Vi farò sapere!
PS: La mia coscienza civica vorrebbe dire che se sono
riuscita a fare pace con l’idea dei vermi, figuriamoci se mi preoccupa di
essere sepolta con qualche pezzetto in meno. Nel caso remotissimo che succeda
che i miei organi siano ancora servibili quando starete organizzando le mie
esequie, lasciate che tutto ciò che di me può essere utile sia dato a chi ne ha
bisogno. E’ abbastanza chiaro e pubblico come testamento biologico?
PS bis: La mia coscienza artistico letteraria vorrebbe dire,
per chi fosse curioso della poesia “A mia madre” ma fosse troppo pigro per
cercarla:
Quando non ci fu più, la misero nella terra.
Sopra di lei crescono i fiori, celiano le farfalle…
Lei era leggera, premeva la terra appena.
Quanto dolore ci volle per farla così leggera!
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