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I Funerali di Pink


“Heaven, I'm in heaven...”
Sono in paradiso, si! Teologicamente parlando l'inferno non esiste e il purgatorio è destinato a scomparire. Andremo tutti in paradiso perché Dio è buono e misericordioso e perdona tutti i suoi figli, quindi anche me, e il purgatorio è un passaggio per le anime verso la redenzione. Bene, quindi dopo morta andrò in paradiso, ma prima voglio salutare il mio percorso terreno con un funerale come si deve. C'è stato un tempo in cui, visto il mio essere cronicamente single da rendere quasi superflue le ovaie (parafrasando Carrie Bradshaw), in cui mi emozionavo di più per un funerale che per un matrimonio, perché ero certa che sarebbe stata una cerimonia di cui sarei stata protagonista (parafrasando “Quattro matrimoni e un funerale”), per cui me lo sono immaginata più e più volte. I funerali sono una cerimonia affascinante e ogni cultura ha la sua ritualità, le sue tradizioni. Il culto dei morti poi ha rappresentato gran parte della storia culturale del mondo: più una civiltà aveva un culto dei morti elaborato più era considerata evoluta. Non voglio un funerale molto complesso, ma elegante, semplice, sobrio. Volete piangere? Piangete. Io non vi sentirò, ormai sarò in una nuova dimensione, qualunque essa sia. C'è una cosa però che mi tormenta. Assicuratevi bene, molto molto bene, che io sia morta, molto molto morta. Da piccola mi raccontavano storie dell'orrore di gente che si risvegliava ed era sepolta, poi graffiava la bara nel disperato tentativo di uscire. Ecco, non so se sia vero o no, ma io questa cosa non voglio assolutamente provarla. Prelevatemi tutti gli organi, che siano buoni o no per un trapianto, crematemi, assicuratevi che non mi svegli mai più. Mi piacerebbe guardare il mare dal mio luogo di riposo eterno, vedere l'elemento che amo di più, oppure un semplice cimitero di campagna ed essere sepolta a terra, non in una specie di immenso raccoglitore di ossa in cemento. Autorizzo chiunque venga a portarmi dei fiori o a salutarmi a compiere scherzi stile “Amici miei” sulla tomba del Perozzi. Burlatevi di giovani vedovi, vedove e parenti piangenti, come piacerebbe fare a me se fossi ancora in vita. Brindate della riuscita dello scherzo e versate una libagione sul marmo della mia tomba. Da buona epigrafista,o almeno è quello  che spero, chiedo una bella iscrizione trilingue (latino, greco, ebraico in un ordine a scelta vostra), che ricordi le mie gesta più memorabili. Qualora la mia vita non fosse stata costellata di grandi successi potreste optare per qualcosa di lapalissiano (“Prima di morire era viva”) oppure verso elementari e taglienti detti sardi (“De su cunn'e sa mamma a su baullu”, non traduco...). 
Ho un'altra richiesta: l'annuncio sul giornale fatelo con una foto decente. Spesso e volentieri sembrano foto segnaletiche o foto di quando il defunto aveva 20 anni (ed è morto a 98). Chi mi riconoscerebbe??? Mettete una foto che esprima me nella mia essenza, che rappresenti anche la mia età e se non c'è una foto del genere non mettetela e basta. Non è mica obbligatorio per legge. 
Niente marcia funebre, niente attitadoras o cose simili, siate liberi al mio funerale. Sarà l'ultima volta che sarò in carne ed ossa con voi, divertiamoci tutti quanti un po'. Per piangere poi c'è sempre tempo. In qualsiasi caso, che piangiate o no, spero di aver vissuto una vita ricca e piena. Se sarà stata ricca e piena di gioie sarò felice di lasciare questo mondo dove ho fatto del bene e ho lasciato una traccia di me, se al contrario sarà stata ricca e piena di tristezze, beh tanto meglio per me essere morta. Prendete le mie cose rosa e dividetevele per ricordarvi di me, le mie all stars puzzolenti, l'orologio di gomma profumato e i libri. Ricordatevi di me attraverso i libri che mi sono appartenuti, ognuno ne prenda almeno uno, il resto regalatelo ad associazioni di volontari che ne hanno bisogno dicendo che è da parte di Pink. 
Come Red, anche io ho scelto una poesia (tristissima lo ammetto) che vorrei fosse letta al mio funerale, ed è “Funeral blues” di Wystan H. Auden:

“Stop all the clocks, cut off the telephone,
Prevent he dog from barking with a juicy bone,
Silence the pianos and with muffled drum
Bring out the coffin, let the mourners come.
Let aeroplanes circle moaning overhead
Scribbling on the sky the message 
He Is Dead,
Put crêpe bows round the white necks of the public doves,
Let the traffic policemen wear black cotton gloves.
He was my North, my South, my East and West,
My working week and my Sunday rest,
My noon, my midnight, my talk, my song;
I thought that love would last for ever: I was wrong.
The stars are not wanted now: put out every one;
Pack up the moon and dismantle the sun;
Pour away the ocean and sweep up the wood;
For nothing now can ever come to any good.”

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