di Violet
Era una bella ragazza, alta,
magra, slanciata e proporzionata. Non aveva grandi possibilità economiche ma il
suo gusto nel vestire e soprattutto la sua attenzione ai particolari la
rendevano unica. Il resto lo faceva la sua innata eleganza, il portamento severo
e l’immancabile tocco di colore. Quel giorno, però, andava a ritirare un abito
speciale. Glielo aveva confezionato la nuova sartina del paese, che aveva fatto
il corso nientemeno che in una modisteria di Milano e, a detta di tutti, aveva
idee rivoluzionarie in fatto di moda. Era un piccolo lusso che aveva deciso di
concedersi con i soldi guadagnati con la prima supplenza.
Sapeva che la mamma non sarebbe
stata d’accordo perché gli abiti allora si confezionavano a casa, per
risparmiare, però ci teneva così tanto che un mese prima si era fatta
accompagnare dalla sorella a Cagliari, al grande magazzino di stoffe in via XX
Settembre, e aveva scelto con cura un cotone morbido, color panna, con grandi
pois rossi. E di ritorno, senza neanche passare da casa, erano andate dalla
sartina e avevano sfogliato per più di un’ora il catalogo della modista alla
ricerca del modello più adatto. Ne aveva scelto uno semplice, ma elegante con
maniche corte, scollatura quadrata e corpino aderente con le cuciture sui
fianchi. La gonna, invece, era ampia con due fendipiega interni. Per
sottolineare meglio la vita, la sartina le aveva consigliato una cintura alta,
in tinta, di cui avrebbe potuto scegliere la fibbia sul catalogo. Le era
sembrato un lusso indicibile salire sulla pedana, invece che in “su scanu”,
come a casa, per farsi prendere le misure. La sarta l’aveva invitata a mettersi
in sottoveste, non tutta vestita e alla svelta “che poi se non va bene
l’aggiustiamo da ultimo”. Poi aveva approntato una cartelletta tutta per lei,
aveva annotato diligentemente i suoi dati, le misure, il numero del modello
scelto e vi aveva infilato degli enormi fogli di carta velina ripiegata pronti
per il cartamodello. Prima di andar via, al tavolo della cassa avevano segnato
la data della prima prova e dato uno sguardo al catalogo degli accessori in
cerca della fibbia giusta. E, così, era stato un tutt’uno ordinare anche
orecchini e collana abbinati, in resina colorata, tanto di moda nel continente!
Qualche settimana più tardi,
quando andò dalla sarta per una prova, gli accessori erano arrivati: provò
subito tutto e rimase entusiasta della lunga collana rosso fuoco i cui vaghi
somigliavano ad appetitose caramelle e degli orecchini a plick. Se ne innamorò
subito! Le stavano proprio bene, vicino al viso chiaro e ai cappelli neri
corvini che teneva corti, per comodità, e che le davano un’aria sbarazzina!
Decise, però, di lasciarli lì in attesa di ritirare tutto, insieme con il
vestito.
E finalmente il gran giorno era
arrivato! Non stava nella
pelle, quella mattina. Fece colazione, sbrigò le faccende domestiche e si
preparò in un lampo. Così per prendere tempo dovette allungare di
parecchio il giro che da casa la portava alla modista. Una volta arrivata si
mise in un angolino del negozio a girarsi le mani impaziente mentre aspettava
il suo turno. Infatti la sarta era alle prese con le misure di un’altra
cliente. Alla fine non vedeva l’ora di andar via con il pacco sottobraccio e la
bustina con gli accessori. La sarta
si avvicinò e le disse di seguirla. Aprì l’armadio ed estrasse il suo vestito
nuovo. Le vide negli occhi che non poteva aspettare un minuto di più per
indossarlo, così la convinse che era necessaria un’ultima prova, per essere più
sicuri che tutto andasse bene. La ragazza si ritrovò con indosso l’abito tanto
desiderato, il primo fatto apposta per lei da una vera professionista! Le
brillavano gli occhi e non riusciva a distogliere lo sguardo dalla sua immagine
riflessa sullo specchio. Non avrebbe dovuto dirselo da sola, ma era bellissima!
La sarta si allontanò un attimo e tornò con gli accessori. Mentre lei li
indossava ripiegò con cura gli abiti con cui era arrivata e li ripose in una
grande busta. Si avviarono alla cassa, pagò il compenso pattuito e, senza
neanche accorgersene, uscì dalla modisteria vestita di tutto punto.
A casa non andò come aveva
immaginato: la mamma e la sorella le fecero mille complimenti e, anzi, vollero
provare anche loro gli accessori sgargianti. Stavano decisamente meglio a lei,
sentenziò la mamma togliendoseli e mandandola a cambiarsi che “avevano già
perso troppo tempo e c’era tanto da fare!”
Erano trascorsi parecchi anni da
quel giorno e gran parte della sua vita era cambiata. Quello, però, rimaneva un
bellissimo ricordo, legato agli anni spensierati della sua giovinezza. Ora
aveva una figlia e un nipotino, un ragazzino simpatico, sveglio e furbo al
punto giusto. Eppure di quel tempo erano rimaste la freschezza e anche quel
pizzico di civetteria che non guasta. Tutti la conoscevano per la sua innata
eleganza e per gli immancabili accessori colorati.
Era quasi pronta, un po’ in
ritardo per il dibattito sulle donne di quel "25 novembre", ma mancava ancora qualcosa: si
avvicinò al comò con il grande specchio e aprì il cassetto dove teneva tutti i
suoi gingilli. Appuntò un foulard, mise gli orecchini e la collana rossa.
Quella di tanti anni prima, con i vaghi a caramella. Un ultimo tocco di azzurro
attorno agli occhi e via… le amiche, al circolo, la stavano aspettando!
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