Da leggere ascoltando e sognando, con negli occhi il sorriso stupito di Gelsomina
Sono stata buona perché mi hanno detto che il buonismo ha fatto il suo tempo, e io lo sapevo: ho anche chiamato, con Pink, un blog “stronzo”, con la gente che ci dice che “questo nome non va bene, come si fa?”, e poi mi faccio sempre sgridare perché dico le parolacce e non perdo mai il tempo per fare una battutaccia! Ma nessuno mi parla mai del “cattivismo”, di quella strana maniera di fare gli stronzi per paura di apparire sfigati, di esser cinici a forza e sagaci per finta, di spegnere i sogni propri e altrui per paura di perdere la partita. Nessuno dà un nome a questa cosa, ma è più stucchevole ancora del buonismo, e io l’ho evitata, cari tutti, e se qualcuno pensa che io sia troppa, ingombrante o un po’ tonta, si faccia via Dante di andata e ritorno, che è lunga (sono buona, ma mi sgridano per le parolacce, vi avevo avvertiti).
Pensavo che mi piace esser buona, mi sta bene. Pensavo che ad essere buona ci si guadagna. È uno strano guadagno forse, ma qualcosa vien sempre fuori. Pensavo ai grandi romanzi, alle grandi storie che vengono lette da milioni di persone, pensavo che con le storie le persone sognano e viaggiano. Pensavo alla vita, cari babbi, bambini e santi vari. Pensavo che quando la sento descrivere, nella maggior parte dei casi, mi si racconta di esistenze noiose, ascolto lamentele grigie sul fatto che la vita, quella vera, è fatta di abitudini, di giorni tutti uguali. Sento sentenziare “mica siamo in un film!”. Invece io mi sento dentro un romanzo. Ogni giorno, quando torno a casa, ho un’avventura da raccontare, ho incontrato qualcuno di incredibile, mi è stata posta una domanda mai sentita prima. Quando qualcuno mi dice “raccontami”, dopo un primo istante di imbarazzo posso parlare e parlare e parlare per ore. E non sarà poi una gran fortuna per chi mi circonda, ma non parlo per ore perché ripeto le stesse cose, ma perché nonostante sia giovane e non abbia visto chissà quanto mondo, quel che ho potuto ho vissuto, e ho vissuto essendo buona. Cos’altro potrei chiedere? Io ho tutto, cari tutti. Ho occhi per vedere, orecchie per ascoltare, cuore per sentire, memoria per ricordare, anima per custodire tutto quello che ho visto, ascoltato, sentito e ricordato, ho parole per raccontare e qualcuno che mi ascolta, e che vorrebbe ascoltarmi ancora e ancora di più, se solo sapessi raccontare oltre. E poi sono buona, ed è una fortuna, perché anziché star lì a vedere solo il grigiore dei fallimenti vedo anche il colore di un pomeriggio di pioggia. E so perdonare, così anziché ingiallirmi di rabbia e pensare che l’amputazione di pezzi di sè sia l’unica cura buona per ogni ferita, aspetto che il tempo faccia il suo corso, insieme al dolore, e così un giorno, quando tutto è passato, ritrovo cose, racconti e persone perduti, e faccio una festa, e aggiungo capitoli incredibili a una semplice vita che tutto è fuorché vuota e banale. Penso che è vero che i cattivi molto spesso sono i protagonisti dei romanzi, senza di loro le storie sarebbero banali, hanno anche fascino a volte. Ma chi ha occhi solo per se stesso cosa può vedere della vita?
Caro Babbo Natale, cara Befana mi avete portato tanti doni in questi anni, così tanti che credo ancora alle favole, e anche quest’anno vi farò trovare il camino pulito.
Caro Gesù Bambino, mi hai riempito di regali impagabili e piccoli, nella tua piccola immensità.
Cari san Nicola e santa Lucia, mi avete regalato il sorriso dei bimbi che da voi ricevono i doni.
Pensavo, per quest’anno, vi serve una mano? Posso scendere dal camino, fare pacchetti, abbinare colori, smistare giocattoli. Se volete potete impacchettarmi e portarmi a chi pensiate possa desiderarmi, e in tal caso posso anche sdoppiarmi. Se avete bisogno ditemi pure, cercherò di essere buona.
A presto allora, aspetto vostre notizie!
P.S se vi avanza un minuto e qualche piccolo eurino… mi piacciono tanto le scarpe rosse!
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