Ci sono dei miti che si hanno fin
da bambini, che cambiano la tua infanzia, prima, e la tua vita, più tardi. E ci
sono quelli che li scopri quando, già adulta, rivedi un vecchio film molto
amato, ci trovi qualcosa di familiare e, poi, ad un certo punto, come folgorata
sulla via di Damasco, ti trovi a dire: “Ma questa sono io!”.
Ecco cosa è per Violet Mary
Poppins, nella impareggiabile interpretazione di Julie Andrews, per Walt
Disney, nel 1964.
Vedete, Mary Poppins è quel
portamento fiero, altero e aggraziato nello stesso tempo, che sa di distacco o
di superbia, ma, invece, è solo grazia, dignitosamente non esibita e
generosamente donata a chi ne ha bisogno e la sa cogliere. È una che arriva con
il vento e con il vento se ne va, non senza aver lasciato un segno, un sorriso,
un insegnamento. È una che non disdegna di bere un “goccetto”: il suo cucchiaio
di medicina sa di Ponch al Rum…
davvero ottimo e con singhiozzo finale!
Mary Poppins è scenografica,
forse un po’ ingombrante quando è presente, ma non è mai apparenza. Anzi, una
delle prime lezioni impartite ai piccoli Banks è: “Non giudicare le cose dal
loro aspetto, nemmeno una valigia, io non lo faccio mai!”. È una che sa
percepire da lontano le necessità altrui e sa trovare la risposta giusta, non
scontata. È una che prende le situazioni di petto e si dà da fare, non
delegando ad altri oneri e responsabilità: si “assume” da sola. Non solo, le
pare opportuno mettere il banchiere Banks alla prova: “Le darò una settimana.
Poi deciderò”.
È una che ti cambia la vita, ma
non te la invade, perché la vera educazione è quella alla libertà: lo start che
poi ti permette di andare avanti da solo. Ma, soprattutto, Mary Poppins sa
quando arriva il momento per uscire di scena.
Così Violet un dì, dinanzi al
televisore, scoprì che le doti richieste dai bambini Banks per la loro tata
(Che sia buona e paziente. Sempre allegra. Dovrà giocare. Sempre gentile) le
aveva tutte. Di più, le aveva commentate all’unisono con Mary e allo stesso
modo (tranne “io non mi arrabbio mai”… il mito è lei, non io!!!).
Le piacciono i cappellini. Ha gli
amici più strampalati e straordinari che trova in circolazione, ma, nello
stesso tempo, fa della solitudine il suo vanto. Mette spesso i piedi in “prima
posizione” ed il collo lo ha sempre dritto: merito di diversi anni di danza
classica e della “sua” personale Mary/Speranza Poppins. Affonda nelle borse più
alte di lei, da cui tira fuori di tutto. È “gentile ma anche severissima”, e
generazioni di bimbi l’hanno amata e la amano per la seconda di queste
caratteristiche, ben amalgamata alla prima. Usa le canzoni per educare, anche
se non vive in un musical. Mescola bene realtà e fantasia, come il rosso e il
blu sono uniti nel suo colore.
In questo caso realtà e mito si
fondono in un amalgama ancora più strano e forse inquietante: perché il mito
non lo si vede come lontano ed irraggiungibile; non è la spinta a migliorare perché
“da grande vorrei essere come lei!”; non lo si riscontra nelle persone importanti
ed eccezionali della propria vita. Ci si vede riflessi in esso come in uno
specchio, si capisce come esso possa nascere e prendere forma, si scoprono i
circoli della vita e le sue infinite sfumature ed opportunità. E che, seppur in
piccolo, ognuno di noi è chiamato a muovere questi misteriosi e meravigliosi
ingranaggi.
Ah dimenticavo: nella mia borsa è
stato presente anche un metro. E quando prendo la misura del mio famigerato metro e quarantanove (così! Per puro
sfizio! Solo per essere sicuri che le misure della nostra esistenza rimangano
quelle) quasi mai vi leggo il simpatico numeretto, ma “Violet. Praticamente
perfetta, sotto ogni aspetto”. E... com'è bello passeggiar con Mary
Commenti
Posta un commento