Sole
A Cagliari (lat. 39°21’; lon.
9°13’; alt. 4m s.l.m.) il Sole sorge
alle 7:42 e tramonta alle 17:08.
Luna
La Luna è calante. Il 1° gennaio
alle 11:16 è Luna Nuova. Lo stesso giorno, alle 21:07, raggiunge il perigeo.
Ottimo modo per il nostro satellite di iniziare il 2014. Inoltre, nel mese di
gennaio 2014 la Luna sarà “due volte nuova”, durando tra i 28 e i 29 giorni un
suo ciclo completo!
Cielo del Mese, i Pianeti
In questo mese di dicembre non è
stata favorevole l’osservazione di Mercurio,
a parte, forse, nei primi giorni. Infatti il 29 dicembre c’è stata la congiunzione con il Sole, condizione
che, per definizione, non rende osservabile un pianeta.
I Santi
30 dicembre: san Felice I papa
31 dicembre: san Silvestro
1° gennaio: santa Maria, Madre di
Dio
2 gennaio: san Basilio Magno e
san Gregorio Nazianzeno, vescovi e dottori della Chiesa
3 gennaio: santissimo Nome di
Gesù
4 gennaio: santa Angela di
Foligno
5 gennaio: santa Amata della
Tebaide
La Notizia del
Giorno… un Anno Dopo
Ploaghe – Stamattina mancherà
l’acqua (L’Unione Sarda, Edizione del 4 gennaio 2013, p. 34).
Se volete consultare le Breaking
news di quel giorno, cliccate qui
Feste, Ricorrenze, Curiosità
Anche questa settimana non voglio
parlare di feste o ricorrenze di cui parlino tutti. Il 1° gennaio, per i
cattolici di tutto il mondo, oltre che essere la festa dedicata a Maria, Madre
di Dio, è la Giornata della Pace.
Volle così Paolo VI nel 1968. E, da allora, è così. A me sembra un’ottima
motivo di riflessione quello sulla “pace”, sul senso che le diamo, sullo spazio
che ha nella nostra vita e nelle nostre scelte quotidiane. Il tema per il 2014,
il primo scelto da papa Francesco, è “Fraternità, fondamento e via per la
Pace”. Ecco, credo che dedicherò un po’ di tempo a meditarci sopra. Su chi sia
il fratello, e su quale responsabilità porti sentirsi fratelli e sorelle
dell’intera umanità…
Il Lama Racconta
Molti associano l’inverno all’immobilità.
Si pensa alla stagione buia come a qualcosa di
uggioso, noioso, abitato da corte giornate e lunghi crepuscoli,
vestito in grigio nebbia e intinto nella pioggia sino a disfarsi in una
melanconica piattezza, in un’inesausta attesa di nuovi fiori, colori, caldo e
sole, spiaggia, mare….
Si, certo, c’è la neve, a volte. Quella piace, con
la sua attitudine a vestire ogni cosa, a lisciare e pareggiare, attutire e
placare, incantare…Si, la neve è un grande incanto disteso sulla cruda realtà
della stagione “morta”. Peccato che proprio in ragione della sua purezza ogni
minima impurità su di essa risalta come un paffuto scarabeo in un piatto di
ricotta, peccato che la sua corruzione vesta il grigio ed il nero esaltandoli
ancor di più di quanto già non avvenga normalmente.
Ma non v’è nulla di morto, nella stagione di Alban
Arthuan.
E’ nel cuore del gelo, tra le braccia di Madre
Terra, spesso in una tana scavata sotto le radici di imponenti Antichi, che
l’orsa dona al mondo i suoi cuccioli e comincia a nutrirli. Escono dall’utero
della Piccola Madre ed entrano nell’utero della Grande Madre, ove crescono sino
al disgelo, sino al risveglio del mondo esterno, che li accoglie nella loro
seconda nascita.
Questo è l’inverno, questo è il tempo dell’attesa,
della piccola morte che nasconde la nuova vita che cresce, il tempo del
rinnovamento più profondo. Tempo di radici, di semi, di gemme.
Come si può parlare di stagione morta? Forse che
una giovane donna, nel pieno della gravidanza, è morta perché non danza come le
sue sorelle? O è forse doppiamente viva, perché custode del futuro nel suo
grembo? Non è forse questo un tempo di magia, di suprema creazione, di armonia
di maschile e femminile fusi nel dono della nuova incombente esistenza?
E’ vero che la notte più lunga è prima dell’alba.
E’ vero che nel profondo e interminabile buio del Solstizio è inevitabilmente
racchiusa la rinascita. Più a fondo non s’immergerà il Sole, e la fiamma
invitta tornerà a salire i gradini che conducono al bacio del fuoco di Imbolc.
Forse è solo una questione di apparenze. Se
passando guardi un uomo seduto a fissare un grande campo incolto, puoi essere
indotto a pensare che stia oziando, vagheggiando di ricordi sottili come fili
di ragno. Ma nella mente di quella persona invece in quel momento è in corso un
progetto che durerà generazioni, che vedrà sorgere una casa, un bosco, che
vedrà campi arati, coltivati, raccolti, lasciati a maggese nella ruota del
tempo, delle stagioni, della rigenerazione. Quell’uomo sta vedendo mille
germogli farsi alberi , fiorire, dar frutto. L’immobilità del suo corpo è
bilanciamento al vortice della sua mente che sogna, immagina, traduce,
pianifica, scarta, sceglie, progetta.
Tutti noi percorriamo un viaggio, più o meno
consapevole, più o meno nitido, con a volte una memoria della strada percorsa
in altre precedenti esistenze, con porte che si aprono sul cammino che verrà,
per chi sa leggere segni e messaggi. Qualcuno corre, qualcuno arranca, tanti
guardano dritto innanzi a sé e procedono senza deviazione alcuna.
A me viene da pensare che ogni stagione ha il suo
passo e che se vogliamo essere in armonia con il tutto è utile armonizzare il
nostro passo al tempo che attraversiamo. E questa stagione aiuta a tenere un
cammino più attento a quel che ci circonda. Ci concede il tempo di vedere nel
profondo, di assimilare l’essenza di ciò che è e distinguerla da ciò che
appare. Questa stagione, più di altre, insegna.
Così mi viene spontaneo pensare che la danza della
vita, nel suo alternarsi di ritmi, mantiene perpetuo il movimento. Anche in
questo tempo, intreccia geometrie sacre fatte di passi calzati di lana e cuoio,
che disegnano nella neve mandala d’emozioni destinati a scolpirsi nel gelo, che
sussurrano respiri di nuvola che nascondono canti propiziatori a preservare,
distillare, infondere futuro nel germe della vita già nata ma che attende,
paziente, di crescere.
Sia danza e canto, dunque, il vostro essere nel
tempo di Alban Arthuan. Possa la benedizione del Mondo Bianco scendere e
circondarvi di infiniti cristalli, ognuno diverso, ognuno perfetto, così come
lo sono i nostri corpi luminosi.
Possa il sorriso dei lunghi tramonti riempirvi il
cuore, e la fiamma del vecchio ceppo di quercia scaldare le vostre mani.
La felicità, non è mai abbastanza (Nella silenziosa danza nel Tempo di Alban
Arthuan, Arth).
Così Parlò zio Gecob
Il silenzio della lingua ci insegnerà a parlare di
Dio, il silenzio degli occhi ci aiuterà a vedere Dio.
Madre Teresa
Così aggiunse Violet
Sono felice che questo sia,
contemporaneamente, l’ultimo Almanacco del 2013 ed il primo Almanacco del 2014.
Non mi piace la parola fine. Ma qui si respira un semplice passaggio da una
“cifra” alla sua successiva, uno scorrere che è continuità e cambiamento
insieme. Un progredire, camminare, maturare… Che la nostra presenza, in questo
piccolo spazio, porti un momento di tranquillità, di distensione, di
riflessione, di svago. Che la vostra presenza possa essere ancora linfa per
esprimere pensieri e idee, ma soprattutto per narrare e narrarci!!!
Che sia una settimana di pace e
di felicità. E appuntamento per il 6 gennaio… si sa mai, a dorso di cammello o
a bordo di una scopa?
Auguri!!!
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