Cara Mamma,
mamma del Natale più importante della Storia (almeno per me che
credo che un bambino di nome Gesù sia l’incarnazione di Dio), o anche solo
della nascita più conosciuta di tutte…
Sì, lo so, di solito si inizia la
letterina natalizia in un modo diverso.
La formula prevede
“Caro Babbo
Natale, quest’anno sono stata buona”,
ma ho l’impressione che per ascoltare ciò
che porto nel cuore, e fatica a venir fuori, non sia sufficiente un cuore di
Babbo e nemmeno un cuore Bambino.
Ci vuole un cuore di Mamma!
Sì, Mamma
Non lo so come sono stata
quest’anno
Forse buona. Ma il buona è così
generico che non basta, bisogna declinarlo in mille colori e un milione di
sfumature, in mille carezze, diecimila gesti d’amore e miliardi di pensieri di
cura
Io ce l’ho fatta? Mah. Ci ho
provato, questo sì…
Avevo promesso fiducia, perché non ci facciamo da soli,
ma siamo parte di un “disegno d’amore”! Tu sai quanto sia difficile credere
nell’impossibile, vedendo l’invisibile e percependo una voce così flebile da
non essere mai certi che l’inudibile t’abbia parlato.
Tu sai quanto sia arduo avere
fiducia, quando ti senti rifiutata e abbandonata, solo per aver fatto una
scelta d’amore, l’unica possibile, perché l’unica giusta. Molte scelte sono
realizzabili, ma io voglio fare ciò che è giusto, o almeno ciò che credo
giusto. Per me il metro della giustezza (non dico giustizia, perché sono umana
ed anche troppo fallibile) diventa l’unica via possibile, l’unica non preclusa.
Tu sai quanto sia doloroso
fidarsi, quando subisci un tradimento e a tradirti è l’unica persona che non
avresti mai immaginato potesse farlo. La fiducia, allora, bisogna cercarla nel
più profondo del proprio essere. Bisogna perderla e ritrovarla. Bisogna
chiamarla. Chiederla costantemente come dono. Cullarla. Ma soprattutto darla:
appena sembra di possederne un po’, bisogna regalarla a chi si incontra. A chi
ha bisogno di essere ascoltato. A chi non ne ha.
Come fa una mamma. Ché niente è
suo. Ma tutto è per il bene e la vita dei suoi piccolini.
Avevo promesso speranza. Perché la speranza è mandare
il desiderio oltre. Oltre il contingente, oltre il piccolo spazio e il piccolo
tempo che possiamo toccare con mano. Oltre la paura. Oltre l’orizzonte. Dentro
la realtà, ma insieme dentro al sogno. Dentro al quotidiano, ma con un passo
nel futuro. Con lo sguardo lungo. Con il cuore aperto. Con il sorriso acceso.
Sempre!
Avevo promesso di imparare dal passato e di non lasciarmi
vincere da ciò che esso mi ha rubato. Ed è stato tanto. Perché il passato lo si
può portare dentro di sé. In ciò che ci ha insegnato. E allora è esperienza. È
immensa ricchezza. E dal passato ci si può far bloccare. Ancorati a ciò che non
sarà, ammesso che sia mai stato. O rifiutando ciò che la vita ci mette in mano,
solo per paura che la storia si ripeta.
Avevo promesso forza. Ne serve molta. Per ritrovare la
fiducia. Per vivere di speranza. Per trarre da ogni giorno trascorso un
insegnamento nuovo, seppur piccolo.
Ne è servita molta quando c’è
stata la rottura definitiva di una fratellanza speciale. E lo scivolar via di
tante vicinanze che le erano legate. E anche tante altre vicinanze, perché, a
volte, reagisci come puoi, e se non rifiuti nessuno, non riesci a continuare a
far tutto tu, per te e per gli altri. Ne è servita per accogliere, con spirito
nuovo, vecchi ritorni; e provare a migliorare. Ne è servita per giocarsi
l’estate per gli altri. Per prendere decisioni difficili. Per pretendere
chiarezza. Per non ritenermi indispensabile e saper andare. Con l’ansia nel
cuore. E con la responsabilità di esserci. Sempre e senza sconti. Anche da
lontano. Ne è servita tanta tanta tanta a vedere la mia Terra devastata e
martoriata da fuoco e acqua. Ma soprattutto dall’incuria e dalla malvagità
dell’uomo. È servita una scommessa gioiosa a riaprire mente e cuore. A non
mandar via nessuno. A inventarsi vie di dialogo. A dare ancora una possibilità.
A mantenere gli impegni presi e a rinnovarli. A buttarsi in nuove avventure.
Avevo promesso amore. Il mio amore è stato pazienza. È
stato silenzio. È stato ascolto. È stato carezza e cura. È stato disponibilità.
È stato azioni e parola. È stato sorrisi. E risate. Voce e canto. È stato
raccontare. È stato verità, cercata e data. È stato non fare sconti, ma
perdonare tanto. È stato piangere e
gioire con chi piangeva o rideva. È stato dare coraggio e possibilità. È stato
puntare il dito all’orizzonte e dire “guarda”. Anzi, “guardiamo”! È stato
sentire. Scoprire che la sensibilità che avevo verso le creature si apre anche
verso il creato. Madre e figlia di tutti. E figlia e madre di tutto. Scacciare
la paura e lasciare spazio. Perché ciò che deve, possa compiersi, e il nuovo,
possa essere. Il mio amare è stato esserci…
Ora capisci perché mi sono
rivolta a te, Mamma? Perché tu conosci e hai vissuto la forza e la speranza, la
fede e l’amore nel modo più materno, femminile e completo. Perché questo è ciò
che vivo. Che provo a vivere. E che vorrei imparare a vivere sempre di più.
Ma come si fa a chiedere dei doni
così? Come si può sapere se sarò esaudita?
È uno scambio. Un passaggio di
vita e sensibilità. E ci vuole presenza. E ascolto. E silenzio. E
contemplazione. E azione. Ci vuole compagnia. La tua.
Sono difficili le cose che
chiedo. Ma Tu ed io crediamo all’impossibile!
Ti chiedo di proteggere questa
mia Terra. Di accarezzarla con il tuo sguardo e curarla con il tuo tocco. Di
tenere in serbo per lei un vento buono e una pioggia amica. Di toccare il
nostro cuore di figli perché non l’abbandoniamo e riprendiamo a farcene carico.
Per lei e per noi. Per oggi e per domani.
Ti chiedo un po’ di salute in più
e un po’ di paura in meno, per la parte anziana della mia famiglia. Fortuna, coraggio
e forza, per quella più giovane. Ti chiedo di non sentire le distanze come
limite e farci vivere i riavvicinamenti come opportunità.
Ti chiedo allegria. Da incontrare
e da dare. Spargine tutt’intorno, che ne serve sempre. E abbonda, te ne prego.
Non lesinare con nessuno, ma soffermati particolarmente su tutti i miei amici,
vicini e lontani, su tutti coloro che mi vogliono bene e a cui io ne voglio.
Per me, ti chiedo di poter
mettere nuovi passi sulla via che ho intrapreso. Che siano sempre lievi, non
facciano male né alla terra né a chi la abita. Non disturbino nessuno. Ma se il
mio andare dovesse scuotere o provocare, che sia. Solo non manchi la tenerezza
del ritorno! Fai che i miei passi siano accompagnati dalla fiducia, dalla
speranza, dalla forza e dall’amore di cui parlavamo. Che non mi stanchi mai di
cercare, di trovare e di ricominciare la ricerca. E possa imparare e stupirmi
ogni giorno. Fa che non manchino mai le parole. Le parole mie. Che libere
volino lontano e arrivino dove sono benvenute. Che portino la voce della mia
Terra e i suoi racconti. Non m’importa che siano per tanti. Ma che, sussurrate
e lente, portino gioia, riflessione, pace. Riposo e sogni. E le parole degli
altri. Doni preziosi da non respingere e rifiutare mai!
E poiché il cammino stanca, ti
chiedo, se si può, e solo in questo caso, qualche giorno di riposo e pace. Una
vacanza vera, senza nessuno che stia male, senza ansia e paura di dover tornare
in anticipo…e senza pioggia! Ma questo sarebbe davvero un di più, ché il sole,
anche dietro il grigio, c’è sempre e, con gli occhi giusti, le nuvole possono
essere bellissime!!!
Buon Natale, Mamma
Con tutto il cuore
Violet
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