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Caro Babbo Natale, quest'anno sono stato buono... - Il Podio



Caro Babbo Natale, quest’anno sono stato buono. 
Lo sai, dai :) non ho combinato marachelle particolari, ed ho sempre cercato di dare una mano.

Ti volevo chiedere due regali, molto importanti e piuttosto semplici. Una sega e una vanga.

Una sega un po’ speciale, però, fatta per tagliare, per tagliare tante cose.

Le mille spese inutili, ad esempio. Che ci faccio con tre telefoni, con due computer, con tre bici, con ventisette paia di scarpe? Ci alimento l’economia? Ma questi non sono nutrimenti, sono droghe. Ad alta dipendenza e bassissima efficienza.

I tempi sospesi, anche quelli sono da tagliare. Quei vuoti che devi attraversare tra un fare e l’altro, tra un viaggio e l’altro, tra un bacio del buongiorno e una carezza della buonanotte. Tempi da tagliare e ricucire, un patchwork di pensare e fare, di lavoro e di svago, di affetto e di rispetto.

Vorrei una sega che tagliasse i brutti palazzi grigi e semivuoti che impediscono al respiro del mare di arrivare sino alla mia finestra, facendomi sentire il profumo delle onde quando d’inverno c’è tempesta. E case più basse e decorose per garantire un tetto a chi abita in quei muri di tristezza, un fazzoletto di prato e dei fiori da coltivare per portare colore anche dove tutto sembra cemento.

Già che ci siamo, vorrei che quella sega riuscisse a potare anche tanti rami inutili della nostra bella nazione, quei rami che drenano linfa preziosissima dalla crescita del fusto e delle foglie, dei fiori e dei frutti...vorrei proprio che i parassiti che succhiano ingordi quella linfa si trovassero senza più tralci ubertosi a cui attingere senza fatica.  Solo che in quel caso non è che la sega la puoi manovrare da solo, bisogna essere in tanti, davvero in tanti. Sarebbe una bella cosa essere in tanti, uniti, a potare i rami inutili dal nostro tronco comune.

E tra quelle potature sarebbe bello si potessero includere pure i fanfaroni, gli stupidi arroganti, i maestri di cartapesta, i populisti di qualunque razza genere e orientamento politico, i ladri di sogni e tutti coloro che parlano d’amore e seminano odio. Ma temo che ci vorrebbe una sega molto resistente all’usura e tanti tanti anni di lavoro..Però io ci sono!!  Ci provo!!

E con la vanga, mi dirai tu, che ci devo fare?

Beh, con la vanga c’è da fare un sacco di lavoro.

Riempire fossati, dirupi, valli che dividono famiglie, amici, popoli, spiritualità.  C’è chi costruisce ponti, c’è chi colma gli abissi che dividono. Due approcci diversi, con uguale finalità e risultato.

Andare nelle terre vuote, abbandonate a se stesse, ai confini delle città, nei luoghi dimenticati, e scavare mille, centomila, un milione di belle buche accoglienti. Ed in ognuna, mettere semi, o germogli.  Non ti preoccupare, Babbo Natale, quelli ce li ho io, li pianto da sempre, è il mio modo per costruire futuro. Pensa come sarebbe bello, avere di nuovo tanti luoghi di verde, di pace, di vita, di operoso silenzio…pensa che bello sarebbe, riposare nell’ombra all’estate, ammirare i fiori a primavera, godersi i nudi rami nell’inverno e il tappeto colorato dell’autunno sotto i piedi!! Basterebbero una vanga e un bel sacchetto di semi, pensa!! Se siam fortunati, ci viene fuori anche la frutta.. con quel che costa...

Tagliare la torba in un prato sull’oceano, in Irlanda, fare tante zolle da mettere ad asciugare al vento e al sole. Da caricare sulla carriola e da portare in un capanno attaccato a casa, belle accatastate in ordine. E poi un vento freddo e carico di nuvole da Ovest, e un camino per bruciare la torba, in una piccola casa accogliente, e il profumo di quel fuoco che accende l’Awen, il flusso della creazione. E di quello, e di questo, e di tutte le cose conosciute e intuite, scrivere, e scrivere ancora. Perché è il modo migliore che conosco per parlare, per parlarmi, per raccontarmi, per raccontare.

E si, lo ammetto, caro Babbo Natale..la vanga tornerebbe utile anche se certi  pensieri tristi, pigri, insulsi si affacciassero alla mia porta. Non dico cose truculente, ma col piatto della vanga picchiarli forte sulle terga e buttarli fuori, lontano da casa mia, sarebbe una gran soddisfazione!!  Le pedate non rendono così bene.

Una sega ed una vanga. Un po’ di serenità in più per le persone che amo. Un po’ di determinazione in più per me. Alla fine vedi, non è che chiedo tanto.

Sai, caro Babbo Natale, non voglio farti sfacchinare troppo.

Alla fine è festa anche per te.

Ciao, al prossimo solstizio d’inverno!!


Corrado Arth Cagnazzi


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