Sole
A Cagliari (lat. 39°21’; lon.
9°13’; alt. 4m s.l.m.) il Sole sorge
alle 6:59 e tramonta alle 17:13.
Luna
La Luna è crescente. Luna Piena il 17 novembre alle 15:18.
Nello stesso giorno, la Luna
attraversa la costellazione del Toro; si avvicina alle Pleiadi e alla stella
principale della costellazione, la rossa Aldebran.
Cielo del Mese, i Pianeti
Nella notte tra l’11 e il 12
novembre si verifica la massima attività dello sciame meteorico delle Leonidi: una pioggia di “stelle cadenti”
analoga a quella più nota del 12 agosto. Questo sciame meteorico è prodotto dai
minuscoli residui di una cometa periodica, la Temple-Tuttle. Essi sono raccolti
in una grande e rarefatta nube che viene attraversata ogni anno dalla Terra
nella prima quindicina di novembre.
I Santi
11 novembre: san Martino di Tours
12 novembre: san Diego di Alcalà
13 novembre: san Nicolò I, papa
14 novembre: santa Veneranda
15 novembre: sant’Alberto Magno
16 novembre: santa
Margherita di Scozia
17 novembre: sant’Elisabetta
d’Ungheria
La Notizia del
Giorno… un Anno Dopo
Terralba – La carotina da nove milioni (L’Unione Sarda,
Edizione del 14 novembre 2012, p. 39).
Se sei curioso di rivedere le news, clicca qui
Feste, Ricorrenze, Curiosità
Il 17 di novembre è la Giornata
Nazionale del Gatto Nero! Auguri a Bagheera, a Mussi ad Ape, a Einstein e a tutti gli altri amici
Mici della nostra Rassegna… vi vogliamo bene e ci portate sacchi di fortuna!
Periodo di sciami meteorici,
questo: dal 5 al 12 novembre sono state in azione le Tauridi, ora lo sono le
leonini. Il nostro blog ha parlato diverse volte e in diversi modi di stelle
cadenti. Soprattutto ci piace che, nell’immaginario comune siano legate ai
desideri, al loro avverarsi, ai sogni. Vi propongo di rileggere una mia storia,
In Nocte Sancti Laurentii, scritta in prossimità del 10 agosto 2012. È storia
di speranza e di coraggio. È storia di colori, come siamo qui, nella rassegna.
Basta un piccolo click e si entra in un mondo parallelo…
Invece, in occasione della festa
di san Lorenzo del 2013, il nostro blog ha dato vita, su Facebook, ad un
piccolissimo (speriamo che presto divenga grande!!!) gruppo chiuso dove
proviamo ad esprimere desideri e ad avverare quelli degli altri. Venite atrovarci e iscrivetevi: basta cliccare qui!
Il Lama Racconta
Era un giorno di vento forte
quello in cui lui, piccolo seme di pino, fu sbattuto a terra insieme a tutti i
suoi fratellini che si trovavano nella casetta-pigna. Rotolò poco distante dal
pino marittimo che l’aveva generato, in una collina bassa che sa di montagna e
che profuma di mare. Finì su un tappeto di aghi di pino, molti secchi e tanti
verdi. Ché il maestrale, che infuriava in quei giorni, aveva fatto davvero un
buon lavoro e aveva alleggerito le chiome di non poche piante. Passarono dei
bimbi e si misero a raccogliere i suoi fratellini. Lui, nascosto tra gli aghi,
provò a gridare, con tutta la forza che aveva, che voleva andare con loro. Ma i
bimbi se ne andarono e lo lasciarono lì. Trascorsero i giorni, le settimane, i mesi.
Arrivò la pioggia, che non durava mai tanto, sulla collina assolata e calda. Il
Sole lo baciava, di giorno, e la Luna lo carezzava, di notte, mentre le fronde
dei pini là attorno gli cantavano ninnananne dolcissime e diverse, a seconda
delle brezze e del vento. E con le loro ombre dorate e argentee lo cullavano e lo
preparavano al lungo sonno che l’attendeva. Dopo un acquazzone più forte degli
altri, che lo spinse sottoterra, esausto, finì per abbandonare la strenua lotta
per tenere gli occhi aperti. E dormì. Dormì un sonno lungo, popolato di sogni e
sorrisi, che lo trasformò completamente. Un sonno laborioso, dove si sentì
tirare, strappare, aprire, svuotare, rigenerare e ricreare. E alla fine nacque di nuovo. Nacque in una mattina calda
e serena. Spuntò, e per prima cosa vide il cielo azzurro, terso e limpido. E tutt’intorno
le fronde dei pini. Si sentiva tenero, ora. Che strana sensazione! Gli sembrava
di essere stato coriaceo, tanto tempo prima, forse in un’altra vita. Si sentiva
fragile. Un virgulto molle e delicato. Pochi giorni più tardi venne il vento
sulla collina. Un vento forte che gli destava un ricordo, la reminiscenza di
cadere nel vuoto. Ma ora non aveva tempo per soffermarsi su questi pensieri. Doveva
concentrarsi e resistere con tutte le forze per non essere sradicato dal
terreno. Pian piano, andando avanti nella lotta, capì che era dura ed impari. E,
inavvertitamente, cedendo per un istante alla stanchezza che si era
impossessata di lui, si abbandonò al soffio, e si piegò. Gli piacque giocare
con il vento: ora non era più una questione di forza, ma di flessibilità; si
andava su e giù, come sull’altalena; ci si faceva grattare la pancia e si
vedeva meglio il cielo azzurro dove viaggiavano veloci le nuvole. Amiche nuvole
che cambiavano continuamente forma e che all’alba e al tramonto si tingevano di
colore e di sfumature sempre nuove. Il vento tornò spesso a trovare il giovane
pino. E giocò ancora tante volte con lui. Lo vide crescere. Lo vide piegarsi. Lo
vide diventare robusto e forte. Lo vide seguire, nella forma, le pendici della
collina, così come tanti altri pini, su quel versante. Ora sono passati tanti
anni dal loro primo incontro e, se il pino aspetta il vento, il vento, quando
viaggia lontano, in altri luoghi, sente la viva nostalgia del suo profumo. Di quel
meraviglioso fondersi del sentore di resina e d’aghi. E, quando passa, si
immerge in esso, lo inspira a fondo, se ne riempie… e lo porta con sé. Dove nessuno
lo sa (Storia di Pino e Maestrale,
Violet per La Rassegna Stronza).
Così Parlò zio Gecob
Non importa quello che stai
guardando, ma quello che riesci a vedere.
Henry David Thoreau
Così aggiunse Violet
Amo i pini e il loro sentore di
resina ed aghi. Amo il vento del nord, che spazza e purifica, che rigenera e
volge al cambiamento. Anche oggi, il Maestrale, è qui.
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