Saluti dal pavimento di una cameretta zeppo di
sogni in ordine sparso, da sotto le coperte, da una bimba, un romanzo di Giulio
Verne e una pila accesa di nascosto. Da dietro una porta chiusa, negli anni del
liceo e dell’università, con una versione di greco e i Timoria, Baudeleaire e i
Pink Floyd, Neruda e De Andrè, tzia Grazia e
il canto a tenore, Hesse e Triloq Gurtu, Lilliu e i Metallica. Saluti da
un concerto alla Fiera, al Molo Ichnusa, a sa Illetta, al palazzetto dello
sport, saluti in tribuna e in mezzo al pogo, dalla
seconda loggia del Lirico di Cagliari e in sogno, da un palco alla Fenice.
Saluti dall’Ariston 2, al primo spettacolo, non importa se l’hanno buttato giù,
quello è il mio cinema. Saluti dai musei che mi hanno accolta, dalle sale
tappezzate di tele e dai magazzini pieni di cocci. Saluti con una penna in mano
o con un pennello sporco di rosso a imbrattare una tela. Saluti da dietro una
tastiera. Saluti cantando con quanto fiato ho in gola tutto quello che mi
scoppia dentro. Saluti da ogni angolo di mondo dove ho incontrato la
bellezza, lo studio, l’arte. Saluti dall’istante felice in cui ho capito che la
cultura è il grido di libertà degli uomini, e che unendo la mia voce a questo
coro sarei stata libera.
Cento baci, e poi mille
Red
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