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Questione di virgole by Pink

Anche io ogni tanto vengo colta da collera improvvisa per gli errori di grammatica. Mi capita di arrabbiarmi così spesso e così tanto che mio fratello mi chiama "Hermione Granger". Ho studiato grammatica in italiano, latino, greco, inglese, francese, spagnolo e pure ebraico, ho fatto analisi logica per anni e anni della mia vita (proprio ieri ho ritrovato un mio quaderno del ginnasio con pagine e pagine d'esercizi), ma va detto che pure io dovrei sputazzarmi in faccia più di una volta al giorno per le solenni scemenze che dico, soprattutto per come le dico. Conscia del fatto che mi meriterei (e gradirei pure) il farmi notare i miei pessimi erroracci, non posso fare a meno di notare certe cose e di arrabbiarmi. Ieri notte stavo navigando su facebook e sono stata colta all'improvviso da uno stato.


Se mi mettessi a fare l'analisi logica della prima parte di questa frase verrebbe una cosa del genere:

(Io): soggetto sottinteso
Voglio: Predicato verbale
un cazzo: complemento oggetto
di ragazzo: complemento di specificazione
serio: attributo del complemento di specificazione

Mi si permetta di scendere un po' in espressioni triviali, ma la ragazza (si, è una ragazza) o è una ninfomane o non saprei cosa pensare riguardo all'esprimere i propri bisogni erotici. E' evidente che si tratti di un'espressione gergale, ma il primo impatto lascia piuttosto perplessi specialmente se lo si legge nel profilo di una 18enne. Tutto ciò, però, mi ha portato a fare delle riflessioni sulla bassa considerazione che facciamo tutti di alcuni aspetti della grammatica. Se io leggo "Vado a mangiare nonna", penso immediatamente che qualcuno sia cannibale e voglia mangiare una sua parente consanguinea. Cosa costerebbe mettere una virgola? "Vado a mangiare, nonna". Facendo ripetizioni mi sono fatta l'idea, condivisa da alcuni colleghi e amici, che al giorno d'oggi venga dato un numero di virgole preciso per ogni tema e debbano obbligatoriamente essere usate tutte. Per questo motivo vengono messe un po' a casaccio qui e lì nel tema, chiaramente mancando dove invece servono. Mi viene in mente quando lessi "L'eleganza del riccio": ad un certo punto la protagonista riceve un biglietto con scritto "Potrebbe, ricevere i pacchi della tintoria?" e inizia a fare un sacco di ragionamenti su come e perché sia un delitto atroce commettere errori di grammatica. Io non sono così fiscale, anche perché sono la prima a dire "Se lo sapevo, te lo dicevo" o ad usare la "x" invece di scrivere "per", ma sono anche cosciente del mio errore e di usare un linguaggio gergale. Quando, infatti, i sostenitori più vivaci del purismo grammaticale dell'italiano parlano mi sembra che dimentichino delle cosucce importanti: le varietà della lingua. Esiste la:
- varietà diamesica (in primis scritto-parlato); 
- varietà diastratica (per lo stato sociale del parlanti); 
- varietà diafasica (per la situazione comunicativa); 
- varietà diatopica (per la regione in cui si parla/scrive);
- varietà diacronica (sull'evoluzione nel tempo).
Questo rende una determinata lingua mai uguale. Ciò che è ammesso nel parlato non è ammesso nello scritto, ciò che contraddistingue il gergo non viene riconosciuto in un registro alto, l'italiano regionale sardo è diverso dall'italiano regionale lombardo, nessuno di noi parla e scrive più come Manzoni e se qualcuno lo facesse ci verrebbe da ridere. Una via di mezzo fra tutte queste cose è "l'italiano dell'uso medio". Il problema è che spesso è volentieri anche questo è totalmente sconosciuto e sembra di leggere o ascoltare cose che non stanno letteralmente né in cielo, né in terra. Altro che "risciacquare la lingua in Arno", qua bisogna sperare che l'Arno rompa gli argini e inondi tutta l'Italia. Gli aspetti più preoccupanti sono l'uso ignoto delle virgole, l'uso orripilante del K e la totale mancanza di congiuntivo e condizionale. Ditemi la verità, siate del tutto onesti con me: sono usciti dal programma di italiano delle scuole? Non si insegnano più? Perché nessuno li sa più usare? Escluso Di Pietro, che ormai ne ha fatto un suo marchio di fabbrica, perché nessuno sa più usare il congiuntivo? C'è chi riesce a sbagliarlo negli esercizi dei verbi in latino:
"Amem: che io amo"... Amen!!! 
Io spero che nell'aldilà esista veramente il girone dei "violenti contro la lingua madre" in cui si viene puniti da demoni travestiti da Accademici della Crusca, linguisti e insegnanti con ceffoni violentissimi, solo che al posto delle mani hanno manuali di grammatica e dizionari. Leggevo un twitter di Daniela Santanché che diceva qualcosa tipo "E se iniziassimo noi ha fare quello che "Il Giornale" fa?"
HA fare??? Ma Daniela sei un deputato della Repubblica italiana! E' vero che essere deputato non esclude il fatto di non conoscere l'italiano, ma questa qui ci rappresenta nel mondo non solo con la sua scarsissima capacità politica, ma anche con queste scemenze!
Ammettiamo che abbia sbagliato per distrazione, ma questa scema non rilegge nemmeno quello che scrive? Sono proprio stanca di vedere la grammatica presa a calci nel sedere. Veramente, basta! Sono stanca di tutto questo cazzo! ...ops!


P.s.: Caro Divus Iulius, come vedi il tuo esame mi è ancora impresso a fuoco...

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