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"Pene" d'amore

Sigla!

Il madonnino dei dolori


Uomini… deliziosi e meravigliosi esseri! Quanto li amiamo e li desideriamo, quanto senza di loro saremmo perdute! Perché loro sono forti e invincibili, sorridono davanti al dolore e con ironia sdrammatizzano le nostre fragilità, la nostra debolezza e il nostro eccesivo uso di antidolorifici. Perché loro hanno una resistenza fisica e una sopportazione del dolore che noi non conosciamo, e ce lo raccontano, quando la sera, abbracciandoci infagottate in una coperta di pile con una tisana calda al finocchietto in mano e piegate dai crampi, ci aiutano a sentirci meglio con un sonoro “Che vuoi che sia? Non fare la lagna!” e ci raccontano di quella volta che si sono ricuciti da soli un braccio con ago e filo da calzolaio, o della corsetta della mattina, 20 km sotto la grandine con raffiche di vento a 100 km/h, o di quando hanno finito la partita di calcetto segnando i quattro gol della rimonta con il piede fratturato. Quando noi chiediamo “c’era bisogno?” o “e prenderti un aulin?” loro nemmeno rispondono: andare dal medico non è cosa prevista nella mente dei nostri amici dalle spalle larghe. 
E si, perché è vero che un uomo, non sazio del dolore che la vita già da sé è in grado di infliggerci, a volte si sente in dovere di provare se stesso e le persone che lo circondano con dimostrazioni di forza quali ammazzarsi di addominali e poi fare lo splendido con gli amici fingendo che l’acido lattico non esista, disinfettarsi irritazioni cutanee glassandole con l’amuchina gel, usare whiskey al posto dell’antibiotico per curare una tonsillite, ingerire dieci kilogrammi di salsicce in tre minuti per vincere una gara con gli amici… e quando noi ci sottraiamo a tali meraviglie dell’ingegno umano ci guardano con tenerezza “dai cara, è logico che non ce la fai, piccolina! Hai paura del sangue?” E noi vorremmo dir loro di no, che se ci fossimo impressionate per così poco saremmo morte di infarto a undici anni, e che essendo tarate fisicamente per partorire non abbiamo bisogno di stramazzare a terra in palestra, lo facciamo già per cause naturali. Ma, desiderose più di coccole che di una buona conversazione, rannicchiate nella nostra copertina, ci limitiamo ad annuire e a farli sentire così invincibili, dotati come sono di spalle larghe e braccia forti.
Però, nella vita c’è sempre un però. Come noi sappiamo bene il dolore arriva da solo, non c’è bisogno del masochismo per dar prova della propria forza! Ci si ammala, ci sono incidenti, affaticamenti, si può avere un abbassamento di pressione, la febbre alta, la febbre bassa, e mille e mille altri inaspettati problemi. E con questi si può convivere. Si può per esempio lavorare con la febbre tenendo comunque il sorriso, o coprirsi le occhiaie da insonnia con appositi trucchi; si può provare a non mandare a cagare proprio proprio tutti nonostante un eritema, si possono scrivere romanzi col mal di testa e si può portare avanti e indietro carriole con il mal di schiena. Si può, si sopravvive. E quando a sera si chiude la porta ci si può armare di tisana e lagnarsi in cerca di coccole, per cinque minuti. Poi basta. 
Ma i nostri amici dalle spalle larghe cosa ci fanno quando l’influenza si impossessa di loro? E il feral morbo del mal di pancia? Cosa succederebbe se un foglio tagliasse un polpastrello di Rambo? AAAAAAAAHHHHHIIIIIIIIII CHE MALEEEEEEEEEEEEE!!!!!!!!!!!!! “Sto male, non mi capisci, mi stai perdendo e nemmeno te ne accorgi! Te ne vai a lavorare e mi lasci qui solo! No amore, non vado dal dottore… e se mi danno le punture?” Poco importa se avete subito un’operazione a cuore aperto da appena un mese,  partorito quattro figli o se siete in preda ad un attacco di appendicite: voi non lo sapete cos’è il dolore! 
Loro sono pronti a fare la guerra e a portarvi a spalle in salvo sotto una tormenta di neve (o almeno così dicono), ma voi li trovate così, disfatti a letto e tristemente abbattuti, soprafatti da una terribile febbre a trentasette e uno o dal mal di pancia più mal di pancia che si sia mai visto sulla terra. 
Non vi è mai capitato di assistere a una sfilata di familiari al capezzale del capo famiglia influenzato? Moglie e figli in silenziosa attesa del momento propizio per offrire, come re magi al bambino Gesù, mele cotte, camomilla e aspirina. Avete mai telefonato a un uomo afflitto da qualche terribile male tipo una colite? Loro, che prendevano pesantemente in giro i figli neonati e le loro colichine, per tagliare corto al vostro “Ciao amico! Come stai?” non risponderanno “Tutto bene” (come fareste voi nei suoi panni) ma “Ehhh” e un sospiro, lungo, cadenzato, tragico. 
Poi ci sono i peli incarniti nel di dietro, terribili e perfidi mostri che tanto affliggono i nostri eroi dalle spalle larghe. Ma man mano che il problema si sposta alla parte in basso della schiena, che noi chiameremmo sedere ma loro non nominano, se non per commentarne uno femminile, la loro espressione si fa più triste e preoccupata mentre nel contempo perdono la favella. Infatti, quanto un uomo ama descrivere il momento in cui ogni mattina fa la cacca, tanto odia parlare del proprio fondoschiena. Fateci caso: se un uomo vi dice che ha subito un piccolo intervento, ma non vi dice di che si tratta e non si bulla della ferita, si tratta quasi sicuramente di un pelo che si è incarnito in una chiappetta santa. 
Ma c’è di peggio, c'è una malattia che mina profondamente le sicurezze dei nostri eroi. Succede spesso che una donna accampi scuse idiote perché non vuole uscire la sera con gli amici. Di solito è perché non ha voglia di lavarsi i capelli. Succede a volte che un uomo faccia la stessa cosa. In tal caso preoccupatevi, perché vuol dire che sta molto, molto male. Se riuscirete a parlargli, cosa non facile, sarà difficile fargli raccontare il terribile male che lo affligge. E mentre voi, già disperate, state pensando all’orazione funebre che vi toccherà pronunciare lui biascicherà: “ho le em oidi” “cosa? “eoidi” “hai le emorroidi?” “Schhhh! Si…” E al vostro sospiro di sollievo e proposta “lo vuoi un assorbente?” loro vi guarderanno pensando che siete dei mostri e affranti diranno “Ma… ma… tu non hai capito… ma… tu… io… io… sanguino!” e allora sarete voi a dire “Ehhhhh…” e chiuderete la pratica, ma solo pensandolo perché siete buone: “Madonnino dei dolori, ora pro nobis!”

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