Ho già detto che tutto quel che riguarda la storia mi affascina estremamente, ma c’è sempre un ma, e se mi occupo di preistoria un motivo dovrà pur esserci, e per la verità sono due.
Intanto ho un’estrema predilezione per gli analfabeti, storicamente parlando, sia chiaro. Spiegandomi meglio, non credo molto alle parole degli uomini: certamente possono essere sincere, a volte meravigliose, servono a spiegarsi, a conservare la memoria, ma io, se devo intraprendere un’indagine, preferisco i fatti.
La seconda ragione che mi lega all’archeologia, in questo caso non necessariamente alla preistoria, è che mi affascina molto più comprendere le società e la vita comune piuttosto che le grandi imprese di “grandi” condottieri, statisti e imbecilli vari, che, a causa del mio amore per le cause perse, mi stanno sempre estremamente antipatici. Lo studio della storia mi riempie il cuore di delusioni da quando, in terza elementare, feci un tifo sfrenato per Cartagine, per poi doverla sapere rasa al suolo. La mia rivincita fu quando seppi del 476 DC, ma non fu poi così divertente visto tutte le guerre e i morti intercorsi tra la terza guerra Punica e la caduta dell’Impero Romano di Occidente. Infatti devo ammettere che la storia mi turba eccessivamente. Non ridetemi troppo dietro se vi racconto di quando stavo preparando l’esame di storia romana: erano i mesi in cui caddero le Torri Gemelle e si iniziò il conflitto in Afganistan. Bene, studiavo un susseguirsi di guerre e sciagure antiche e, quando per distrarmi accendevo la tv, non avevo che notizie di guerre e sciagure moderne. Altro che modernità assuefatta a sentir parlare del dolore dell’umanità attraverso numeri sterili! A me quei numeri stavano facendo diventare matta, mi vedevo davanti migliaia di morti ammazzati in ogni modo e con ogni tecnologia possibile, e, per quanto non recederei mai dal diritto e dovere di sapere, capii allora con certezza che se avessi scelto l’indirizzo storico mi sarei depressa.
L’epigrafia è tra le discipline storiche quella che fa da ponte con l’archeologia, e come quest’ultima ha un occhio di riguardo per le storie di tutti, uomini e donne più o meno noti, per i nomi, la vita, la morte, per tutti gli aspetti meno eclatanti, ma, per la mia sensibilità, più interessanti. Con l’archeologia condivide anche la passione per gli aspetti meno “esteticamente rilevanti” della cultura materiale antica, per cui io e Pink, per quanto inorridiamo alle manifestazioni del cattivo gusto e nel vedere abbinamenti di colori sbagliati, ci appassioniamo di oggetti che di norma sono piuttosto “bruttini” per gli animi insensibili: io essenzialmente cocci, ossa e pietre, e lei pietre scritte. Forse è questo che ci unisce e ci fa curiose l’una del lavoro dell’altra, per quanto io sia estremamente digiuna di epigrafia e lei di preistoria.
Pensavo anche un’altra cosa… non avevate mai sentito parlare tanto come in questo blog di archeologi ed epigrafisti, vero? Non l’abbiamo fatto apposta, volevamo solo farvi conoscere un po’ del nostro mondo, ma lo trovo divertente… Se fossimo state un ingegnere e un avvocato adesso sapreste tutti cosa ribattere!
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