C'era una volta una bellissima città sul mare, su un golfo meraviglioso e calmo. Gli angeli e i diavoli erano in lotta per il possesso spirituale della città e la loro battaglia finale si combatté sul mare davanti alla città. Gli angeli erano guidati dall'Arcangelo Michele, mentre i diavoli erano capitanati da Lucifero. Ad un certo punto Lucifero fu disarcionato dal suo cavallo e cadde sulla montagna sottostante producendo un avvallamento sul costone che oggi è chiamato Sella del Diavolo, mentre il golfo davanti a cui si svolse la battaglia è diventato il Golfo degli Angeli. Quella città è Cagliari.
L'idea di un post su Cagliari è di Red, ma appena me l'ha proposta a me è venuta in mente una canzone di Ligabue, “Piccola città eterna” (l'album è “Sopravvissuti e sopravviventi”, uno dei più belli, dopo il quale per me è morto in un incidente aereo e quello che vediamo oggi è un sosia!). In effetti Cagliari per me è una piccola città eterna: piccola perché riesce a mantenere una sua dimensione straordinariamente umana e perché sembra alla fin fine di conoscersi tutti (cosa che in questi giorni ho testato sulla mia pelle!), eterna perché Cagliari esiste da sempre, ha strati su strati fin dalla preistoria ed è ancora qui dopo secoli, appoggiata sul mare, con mille problemi, mille casini, con tentativi di snaturarla tra colate di cemento e locali in stile costiera adriatica, ma lei c'è. Con la canzone di Ligabue ha in comune anche i personaggi. Forse non c'è una vera e propria Regina, né Ramengo o Colera, ma ha altri personaggi celebri e storici che affollano i miei ricordi dall'infanzia all'età adulta. Non c'è Regina, ma c'è Cinzia Bella che con le sue codette e la sua birretta bevuta rigorosamente con la cannuccina sottile mentre stava seduta sull'autobus nel sedile dietro l'autista. Non c'è Ramengo ma c'è il poeta della Marina, che per un euro ti confeziona una poesia bellissima solo per te. Non c'è Colera, ma c'è (o meglio c'era) il mitico Luca Tac, il tossico più celebre di Cagliari, che sputava tutti sul pullman se non gli lasciavano il posto. C'è Nandino che chiedeva le sigarette agli studenti; il tipo che fermava i filobus urlandogli davanti all'improvviso “Fermati!!!”; il ragazzo che si attaccava al 5, quando ancora passava in via Garibaldi, con i pattini finché non ha sbagliato l'uscita di una curva e si è spiaccicato su un muro; Antonello Satta che non si sa se è lui veramente o no, ma che per mitologia si tramanda essere stato rapito dagli zingari e poi ricomparso; ci sono uno stuolo di pignegne miste di notevole caratura che colorano questa città. Quanto a Radio Flit.. Beh, non esiste proprio con quel nome, ma c'è una frotta di radio libere di un certo spessore, tra cui Radiolina, Radio Sintony e c'è Radio Press (col mitico slogan “Ascolta la tua città”, più di così..) che in effetti sembra proprio quella della canzone, una radio che “c'è chi la spegne e chi si sintonizza bene”, divide il pubblico e anche me, che ogni tanto li amo e ogni tanto mi fanno incazzare malamente. Anni fa c'era una trasmissione alla radio in cui trasmettevano cover di canzoni in versione cagliaritana e ne mandarono una che era la parodia di “Roma capoccia”, ovvero “Casteddu concona”. Uno stralcio celebre era “la burrumballa va in monoruota, un marocchino ti vende i fazzoletti, zingari al semaforo a pulire i vetri, no non ti lascio mai Casteddu, testa di luttone”! E in effetti è un po' la descrizione della gente di Cagliari, i ragazzini con lo sciagallino (“scooterino” ndr.) che impennano e sgommano di continuo in stile “Salvatore Pilloni”, le urla al mercato del pesce (“Anguidda cun is ogus celestisi”, “Signora, ha visto che triglia? Ci pappara tottu sa famiglia!!!”), i senegalesi con cui poi alla fine si diventa amici... Cagliari è una città accogliente nonostante tutto quello che si dica: le notizie di xenofobia e pestaggi, che occasionalmente accadono, non ci appartengono e ci lasciano senza parole. Tutti parlano della simpatia dei napoletani, del modo di parlare dei romani, della rivalità tra pisani e fiorentini, ma non conoscono Cagliari. La dote del cagliaritano verace e “spacciau” (“consumato” ndr.) è l'ironia, tagliente, sagace, dolorosamente comica: ascoltate parlare un vero cagliaritano, fatevi raccontare anche l'avvenimento più tragico e vi sembrerà di ascoltare una storia ai limiti della realtà tragicomica. Io sogno di farmi dare un soprannome “a sa casteddaia”, e se non mi credete sappiate che esiste pure un libro con i soprannomi e gli epiteti storici dei cagliaritani, con spiegazione e tutto il resto. Cagliari è come Siena, con le “rivalità” tra quartieri: un giorno dovevo andare in pizzeria con amiche al Colle di San Michele, nell'omonimo quartiere, e una di loro disse “Ma mi fanno entrare? Sono di Sant'Elia”, c'era Black che rispose “Io son di Mulinu, Pink è di Sant'Avendrace: se fanno storie, garantiamo noi per te!”. Storica invece la rivalità con Sassari, con le mamme che arrivano addirittura a dirti “È un bel ragazzo, ma è di Sassari mischinetto...”, non del nord Sardegna, perché Alghero, Olbia, Santa Teresa sono amate e apprezzate, è proprio Sassari il problema. Ma Cagliari è così, non puoi non restarne affascinato, non amarla nonostante i mille problemi, nonostante i pullman che fanno schifo e i tentativi del club delle TRE M (Medici, Massoni e Mattoni) di cementificare ogni cosa, nonostante tutti vorremo essere per un giorno al posto di Massimo Cellino e riassumere almeno 10 allenatori che lui ha esonerato, o oggi ci sentiamo in diritto di dare un consiglio a Massimo Zedda visto che a 35 “est unu pippiu po' fai su sindigu!”. Ma Cagliari è così, prendere o lasciare e io credo che sia veramente una “piccola città, che sana o no un'anima però ce l'ha, c'è chi la ama e chi la odia e lei rimane piccola”!
P.s.: Per chi fosse curioso di sentire la canzone: Ligabue - Piccola città eterna
P.s.: Per chi fosse curioso di sentire la canzone: Ligabue - Piccola città eterna
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