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Pink ed Elsa Schiaparelli

Dopo Coco Chanel nelle parole di Red, Pink racconta la vita e la moda di un'altra icona.

Il mio primo incontro con Elsa Schiaparelli è veramente recente, guardavo “Ma come ti vesti?!?” ed Enzo Miccio (sempre sia lodato) proponeva un abito color “Rosa Schiaparelli”, ad una ragazza titubante che rispose “E' fucsia!” facendo svenire il povero Miccio. Tanta, tantissima curiosità mi spinse a conoscere chi era questa mente geniale che aveva battezzato una tonalità del mio colore preferito. Penso che non sia difficile capire, quindi, perché io ho deciso di parlare di Elsa Schiaparelli. Gli interessi di Elsa non erano diretti alla moda, quanto più al teatro e alla letteratura, fu attratta dalla moda solo molti anni dopo, osservando un vestito a maglia di una rifugiata armena. L'ispirazione per i suoi abiti le venne senza dubbio anche dalla frequentazione con i più importanti esponenti del dadaismo, tra cui Duchamp e Man Ray. Nel 1934 stabilì la sede della sua maison a Place Vendôme e sempre da lì lanciò ogni anno le sue collezioni sempre più fantasiose ed estrose. Abiti con aragoste giganti, soli enormi, ritagli di abiti di giornale, senza dimenticare le stampe a “raggi x” da cui si intravedeva lo scheletro umano: gli abiti della Schiaparelli sono un completo “pugno nell'occhio” rispetto al rigore formale e cromatico di Chanel che infatti la definiva “l'artista che fa abiti” (Schiap definiva Chanel “una noiosa borghesuccia”). Negli anni '30 avviene un altro importantissimo incontro, quello con Salvador Dalì con cui inizierà un importante sodalizio artistico da cui sfocerà il celebre abito con le tasche a forma di cassetti. In tempo di guerra realizza gli abiti “cash&carry”, pieni di cerniere lampo per poter permettere alle donne di portare sempre tutto con sé in tempi difficili. Schiap fu la prima a inserire nelle sua collezioni un filo tematico unitario (come ad esempio la collezione “Circus”) un fatto che attualmente è un imperativo per qualunque stilista. Il rosa shocking fu il colore che la rese celebre, un colore nato per la scatola del profumo omonimo modellato sulla silhouette di Mae West.
Assieme a Chanel tuttavia aveva due punti in comune fondamentali: il primo è che entrambe avevano in mente lo stesso ideale di donna, che doveva essere forte e pronta ad indossare i loro abiti; il secondo è che capirono che sebbene la sfilata fosse un fatto importantissimo, la moda vera si faceva sul pret-à-porter, sugli abiti da realizzare in serie, pronti da vendere e da utilizzare.
Elsa Schiaparelli fu celebre anche per i 12 comandamenti della donna, che lei stessa scrisse:
  1. Le donne conoscono poco di sé stesse e dovrebbero sforzarsi di conoscersi meglio;
  2. Una donna che compra un abito costoso e poi lo fa modificare è stravagante e stupida;
  3. Tante donne e molti uomini non vedono i colori. Dovrebbero chiedere consiglio;
  4. Il trenta per cento delle donne soffre di complessi di inferiorità. Il settanta per cento si illude;
  5. Il novanta per cento delle donne hanno il timore di usare e temono il giudizio degli altri. Perciò comprano un tailleur grigio;
  6. Le donne dovrebbero imparare a fidarsi dei consigli di persone esperte e competenti;
  7. Dovrebbero fare shopping da sole o in compagnia di un uomo;
  8. Non dovrebbero mai fare acquisti con un'altra donna;
  9. Dovrebbe acquistare poco, solo il meglio e il meno costoso;
  10. Mai adattare l'abito al corpo, piuttosto adattare il corpo all'abito;
  11. Una donna dovrebbe fare acquisti sempre nello stesso atelier dove è conosciuta e rispettata, invece di andarsene in giro a provare qualsiasi cosa;
  12. E dovrebbe essere lei a pagare il conto!
Ecco cosa si intende per forte personalità femminile, senza dimenticarci che si era negli anni '30-'40, due decenni importantissimi per la storia del mondo, e anche della moda. Si era ad una svolta: gli abiti in stile “maschietto”, lineari degli anni '20 stavano lasciando il posto a qualcosa di nuovo ed ebbero due donne forti ad interpretare il cambiamento: Chanel e Schiap.
Per questo Elsa Schiaparelli suscita la mia totale ammirazione, non solo per la scelta del colore, ma per l'estro creativo, per aver sfoggiato per prima un cappello a forma di scarpa e a calamaio, per le borse a forma di telefono, per aver piazzato le aragoste sui vestiti, per i vestiti coi cassetti, in questo per me lei è “Pink”, perché è l'estro. E se Chanel, grazie a Karl Lagerfeld, è uno dei marchi di moda più conosciuti nel mondo, Elsa Schiaparelli resta la stilista più omaggiata nei musei. 

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