Un accidente di regina. Va sempre di fretta. Incede con passo deciso, quasi marziale, ma curiosamente intriso di grazia femminile. Attira lo sguardo il suo muoversi. Fiera, bella, molto bella. Indossa il costume con orgoglio. Si distingue da tutte le altre donne per la cura della camicia bianchissima, con le ampie maniche inamidate. La gonna ricca con la balza rosso sangue, i tessuti preziosi e i gioielli abbinati. Una grande libellula iridata. E’ lo sguardo che stona, contornato dalla benda bianca. Torbido, profondo e cupo, come di animale inferocito pronto all’attacco. Un’occhiata che scarnifica l’anima, la sua, e che in pochi sanno sostenere. Tutti si voltano al suo passare per il Corso, che così si chiama a Nuoro, non serve l’ulteriore precisazione di un nome ad indicarlo. La folla si fende in due ali senza avvedersene, ammirata, forse suo malgrado. Le scarpette di broccato fiorito risuonano di autorevolezza sul selciato di granito, accompagnate dal tintinnio lucente dei bo...