In omaggio ai nostri lettori, che hanno partecipato al nostro concorso, iniziamo da oggi a pubblicare i loro elaborati, nella speranza che vi piacciano quanto sono piaciuti a noi.
Già al
primo sguardo, così come appaiono in una foto in bianco e in nero, è evidente
che siano sorelle, di quelle vere. Discrete, timide, dai colori mediterranei,
si appoggiano mollemente su uno dei tanti parapetti in calcare bianco che
regalano i panorami generosi della città del sole. La nostra città. Affini e
diverse, naturalmente complementari, solo due anni di età separano Giuseppina e
Albina. Nate sul finire dell’Ottocento, conseguono il diploma in scuole
diverse. Un fatto non proprio consueto tra le donne di allora. Nessuna delle
due compie studi d’arte, o decide di impiegare il suo titolo nell’insegnamento.
Poteva non influire sulla loro formazione avere in casa una stanza in cui il
papà aveva allestito un ospedale per le bambole? La loro è un’arte insita,
naturale, vive nelle loro mani delicate che traducono in forme ciò che vedono
quegli occhi sognanti. Creano con la stoffa, con la carta, padroneggiano i
tratti delle figure, modellano espressioni con pochi elementi di grazia
squisita. Rimangono nubili e vicine per tutta la vita. Il loro è un mondo
cortese, dai bei modi, raccontano la loro isola con modernità inusitata, forse
non avendone neppure piena consapevolezza. Ma qualcuno le nota, assurgono alla
notorietà nelle riviste d’arte più importanti, nelle mostre che si organizzano
in quelli anni in Italia e all’estero. Faticano nella popolarità, la schivano
come un insetto molesto, come un piccione inopportuno, introdottosi da ladro
attraverso la finestra, che potrebbe imbrattare le loro amate stoffe, i
merletti, i collage. Ma le loro opere, perché di questo si tratta, hanno tratti
inconfondibili. Cambiano bottega, da Castello alla Marina, infine al Corso,
dove fino alla fine degli anni Ottanta gestiscono un negozio molto particolare,
la Barcaccia, al civico 103. Dietro quelle vetrine non si intravedono solo
pezzi di antiquariato che celebra i multiformi temi della Sardegna, è quello un
luogo magico, silenzioso, più ritrovo di letterati ed artisti che destinato
alla vendita, che a loro non interessa, anzi si privano con malcelato
disappunto delle loro opere. Atteggiamento consueto di chi ama ciò che sa fare,
e non può fare a meno di accarezzarlo con lo sguardo. Continuano a creare,
quasi nascostamente, regalano a chi stimano, solo a pochi eletti, figure piene
di umanità, donate con imbarazzo, con un lieve rossore del viso, immagino, e le
iridi scure e modeste ombreggiate dalle ciglia folte. Gli anni della guerra le
segnano nel profondo, cancellando la soavità del loro mondo e popolandolo di
figurette che non sanno nascondere la sofferenza, la povertà, il dolore
inenarrabile della città del sole violentata dalle bombe della follia umana. La
polvere dei detriti e degli edifici sventrati, assieme all’eco delle urla,
incipria per sempre di tristezza i luoghi ed i loro cuori sensibili. Volti
mummificati subentrano alle eteree fanciulle che indossano i costumi della
Sardegna, ai loro cartamodelli che tradiscono sempre il luogo di nascita delle
sorelle, con un particolare minuto, a volte basta una piccola pala di fico
d’india sullo sfondo. Questi uomini e queste donne parlano con il viso e con il
corpo, gridano, assumono pose che sanno decuplicare il messaggio di dolore.
Mani enormi che rivelano la fatica della quotidianità. E su una panchina
desolata, un bastone di legno, abbandonato sopra un fazzoletto a quadretti
lercio. Il segno, mi sembra, di una levità dell’animo maciullata dalla crudeltà
della storia.
Flash Ruga Ma voi, un mese fa, lo sapevate che esistesse Daniele? Daniele? Certo che esiste!!! Il Capitano! Il Numero Cinque! L’unico, indimenticabile castigatore dei giallorossi di ogni attitudine e latitudine! Il mitico Daniele Conti 5!!! Ma no! Daniele. Da Lucca. Juventino. Un toscano juventino? Non è una bella cosa, sai. Che ruolo gioca? Difensore. Ecco lo sapevo. Sarà il solito brocco. Fermo in mezzo all’area ad aspettare la primavera. A guardarsi la punta del naso, non si sa mai che ci si posi una farfalla di passaggio… insomma se è della Juventus e lo prestano a noi sarà uno lungo come una quaresima e lento come un pomeriggio di agosto con lo scirocco e 42 gradi all’ombra… Lento? Lento!!! Lento… Era inizio l’inizio di febbraio del 2021 quando da un volo proveniente dal Continente scese un giovanotto lungo e lento. Viso bimbo, regolare, capelli castano chiaro, barba rada di una settimana, incedere svogliato. Il volo atterra in una città silenzi...
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