SIGLA!!!
Sole: A Cagliari (lat. 39°21’; lon. 9°13’; alt. 4m s.l.m.) il Sole sorge alle 6:31 e tramonta alle
18:32. Equinozio di Primavera il 20
marzo alle 10:56.
Luna: Primo Quarto di
Luna il 19 marzo alle 17:29. Il giorno 19, alle 3:07, la Luna raggiungerà l’apogeo, cioè il punto della sua orbita
più lontano dalla Terra.
Cielo del mese, i pianeti: Il pianeta Marte, che il 4 marzo dall’Acquario entrava nei Pesci, il 22 fa una
brevissima incursione nella costellazione della Balena, per tornare nuovamente nei Pesci.
Onomastici: Tanti auguri
a tutte coloro e tutti coloro che portano il nome di: Patrizio, Corrado (di
Chiaravalle), Paolo (di Cipro), Gertrude (17 marzo); Cirillo, Anselmo, Salvatore (da Horta),
Edoardo (II il Martire), Leopardo (18 marzo); Giuseppe, Quinto (e compagni), Giovani
(abate), Alcmondo (19 marzo); Claudia (e compagne), Giovanni (Nepomuceno), Maria Giuseppina (del Cuore di Gesù), Martino (di Braga), Niceta (20 marzo); Agostino
(Zhao Rong), Berillo, Elia (eremita), Filemone e Donnino (di Roma), Nicola
(di Flue), Lupicino (21 marzo); Basilio, Benvenuto, Ottaviano (di
Cartagine e compagni), Lea (22
marzo); Domezio, Pelagia, Aquila,
Eparchio e Teodosia, Ottone, Rebecca (Pierrette), Vittoriano (23 marzo); Bernolfo, Caterina (di Svezia), Diego
Giuseppe (da Cadige), Severo (di
Catania), Secondino (24 marzo).
Il Santo: Oggi la Chiesa ricorda san Patrizio, vescovo, primo
apostolo e patrono d’Irlanda. Morto nel 463. È anche patrono dei minatori. Si
invoca contro i morsi delle vipere e di tutti gli animali velenosi.
Il nome: Il nome che ho scelto questa settimana per voi è Rebecca. È un nome antico, infatti
deriva dall’ebraico Ribqàh, che
significa “avvince con le sue grazie”.
L’onomastico è tradizionalmente festeggiato il 23 settembre, per Rebecca,
nipote del patriarca Abramo. Il segno zodiacale corrispondente a questo nome è
il sagittario; il suo numero fortunato è l’1; il colore è il verde; la pietra
portafortuna è lo smeraldo; il metallo è il ferro. In Italia millecentottantadue donne portano il
nome Rebecca, cioè circa lo 0,002% della popolazione. Si attesta al milleduecentoventitreesimo posto nella
classifica dei nomi più diffusi. È un nome ben distribuito geograficamente in
tutto il Paese, con picchi in Toscana
(15,2%), in Veneto (11,4%) e in Puglia (10%). Rebecca: romantica,
encomiabile, bevitrice, combattiva, ammirata!
Compleanni storici: Il 18 marzo 1893 nacque Costante Girardengo.
Questa settimana accadde: Il 19 marzo 1915 fu fotografato per la
prima volta Plutone, ma non venne per
il momento riconosciuto come pianeta. Per inciso, oggi Plutone non è più
classificato come pianeta, ma come plutoide
(classificazione IAU, 2008), cioè “pianeta nano, simile a Plutone”, appunto!
La notizia del giorno… un anno dopo: Ad aprile la festa degli
zombie (L’Unione Sarda, Edizione del 18 marzo 2012, p. 50).
Feste e ricorrenze: 17 marzo Giornata
dell’Unità Nazionale, della Costituzione, dell’Inno e della Bandiera d’Italia.
Il 19 marzo, poi, come tutti sappiamo è la Festa
dei papà! Auguri! Ancora: il 21 di marzo è una data ricca di ricorrenze!
Tutti sappiamo che tradizionalmente è l’Equinozio
di Primavera (anche se non sempre la data astrologica cade in questo giorno). Per questo giorno, però, perché
giorno di passaggio, ricco ed evocativo, sono state istituite tante feste e
ricorrenze. L’UNESCO invita a festeggiare il 21 marzo la Giornata Mondiale della Poesia. L’ONU, invece, in ricordo del
Massacro di Sharpeville, dal 1966
ha istituito la Giornata
Internazionale per l’Eliminazione della Discriminazione Razziale. In Italia
il 21 marzo è anche la Festa degli Alberi.
Curiosità: Ogni anno la domenica successiva al 19 marzo si corre, a
Torrita di Siena, si corre il Palio dei
Somari. La manifestazione nacque nel 1966, come festa popolare in onore di
San Giuseppe, patrono dei falegnami. Infatti, in quella zona la lavorazione del
legno è un’arte molto praticata. L’asino, animale umile e instancabile, fu
scelto come simbolo. Talvolta si organizza una corse in notturna, oltre al
classico palio.
Il Lama racconta: Tanto tempo fa viveva nel Sinis un contadino
poverissimo. Era così povero che non aveva pane da mettere sulla tavola, quel
giorno, né latte con cui nutrire i suoi figli. Uscì in campagna e lì, lontano
da tutti, pianse la sua miseria e la sua disperazione. Non era solo, però, che
le fate l’avevano guardato. Una di loro, una fanciulla bellissima, lasciò per
qualche istante le sue sorelle e si avvicinò al poveruomo. Gli sfiorò la spalla
con una carezza ed egli, che non si era accorto di quella presenza, alzò gli occhi
su di lei. E le raccontò tutto il suo dolore. La Jana fu profondamente commossa
e decise di aiutarlo. Estrasse dalla tasca un pugno di grano e lo lanciò per
terra. Subito, sotto gli occhi meravigliati del contadino, i chicchi si
trasformarono in mucche nere, che pascolavano e davano latte ad alcuni
vitellini, appena nati da loro. L’uomo non credeva a quello spettacolo e folle
di gioia prese il dono senza nemmeno ringraziare. Anche perché la piccola fata
si era ormai celata al suo sguardo. Quel giorno, lui e la sua famiglia si
sfamarono. Ma, ben presto le mucche morirono, una dopo l’altra e così anche i
vitelli, dietro le madri. Il contadino si trovò solo, povero, affamato e
disperato più di prima. Ma la Jana benevola non l’aveva abbandonato. Tornò da
lui. Gli sfiorò la spalla, raccolse il suo pianto e il suo sfogo. Piena di luce
mise la mano in tasca, estrasse un pugno di grano, lo lanciò per terra. E si
ripeté il sortilegio: da ogni chicco uscì una mucca nera, che partoriva il suo
vitellino. La fata, poi, pensò che gli uomini sono uomini. A volte non basta
far loro dei doni, ma bisogna spiegare. Lo invitò a mettere la mano destra
sulla schiena di ognuno di quegli animali straordinari e di segnarli con una
piccola croce, per benedirli. Immediatamente, dove l’uomo aveva posto la mano,
il mantello delle mucche e dei vitellini divenne candido. La Jana scomparve
dalla vista del contadino. Lui non la vide mai più. Ma il suo dono gli diede
lavoro e lo nutrì per generazioni e generazioni. Oggi nessuno crede più alle
fate, ricorda più le loro storie e le loro gesta. Ma se vai nel Sinis non
stupirti quando al pascolo vedi le mucche. Sono nere, con un segno bianco sulla
schiena. Dicono di doni. Narrano di Janas (Le
mucche nere del Sinis, liberamente tratto da una Leggenda della Sardegna,
Violet, per La Rassegna Stronza).
Così parlò zio Gecob: Non è
abbastanza fare dei passi che un giorno ci porteranno ad uno scopo, ogni passo
deve essere lui stesso uno scopo, nello stesso tempo in cui ci porta avanti.
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