La maternità, dovrebbe essere (il condizionale è sempre d’obbligo), per una donna: il coronamento di
un sogno, il raggiungimento di un traguardo, la massima espressione del potere
femminile.
Fin da bambine, quando
giocavamo con le bambole, ha avuto inizio il nostro sogno di maternità. Abbiamo
aspettato, a volte per più di nove mesi, che nascesse il nostro bambino. Questo
perché, almeno per me e, penso per la maggior parte delle mie coetanee, il
bambolotto tanto desiderato, non sarebbe arrivato prima di Natale, portato da
Babbo Natale o Gesù Bambino, come preferite. Abbiamo scartato quel regalo con
lo stesso stupore e la stessa meraviglia che poi, a distanza di anni, avremmo
provato nel vedere per la prima volta, il visino di nostro figlio, quello vero,
appena nato. Quel bambino immaginario e immaginato, l’abbiamo cullato,
coccolato e nutrito fino a quando, finalmente, dopo aver aspettato il momento
giusto (che non arrivava mai e che mai sarebbe arrivato, se non avessimo,
almeno un po’, mescolato le carte del destino) è diventato realtà. Nel momento
stesso in cui abbiamo realizzato, grazie al test di gravidanza o alla vista del
nostro seno, improvvisamente ingigantito, di essere incinte, è stato AMORE.
Certo, il periodo della
gravidanza non si può paragonare ad una salutare passeggiata ma, per ognuna di
noi,
· svuotata
anche dell’anima dopo aver passato mesi a vomitare anche l’aria;
· appesantita,
nel migliore dei casi, non il mio, di quei nove chili consigliati dal
ginecologo;
· lunatica,
psicopatica, felice, angosciata, depressa, orgogliosa e bipolare grazie alla
tempesta ormonale;
è un periodo di grazia,
la massima espressione del nostro superpotere femminile. Qualsiasi
donna incinta, per quanto grassa (diciamoci la verità, nei momenti di lucidità,
guardandoci allo specchio abbiamo visto riflessa una balena), con i capelli
somiglianti a una scopa di saggina, i piedi gonfi e le vene varicose, si sente,
semplicemente, Meravigliosa.
E poi, dopo i nove mesi
passati sulle montagne russe ormonali, gentilmente offertici dalla pluripremiata
ditta Beta Hcg – Gonadotropina Corionica Umana, arriva il parto.
Che evento!
In tv, adesso, è
diventato uno show (con trucco e parrucco, insulti e imprecazioni contro il
partner/medico/ostetriche abilmente bippati) ma, per la stragrande maggioranza
delle donne, visto e considerato che, in qualche raro e sfortunato caso, di
parto ancora si muore, è un film horror (compreso istinto omicida verso lo sfortunato
partner, ritenuto, ovviamente, responsabile, almeno per quel momento di tutte le nostre
atroci sofferenze).
Comunque sia, ce
l’abbiamo fatta, il pargolo è tra le nostre braccia!
Mentre, estasiate,
guardiamo quel visino, ci domandiamo: “Eccolo, e ora??? Riuscirò ad allevarlo,
seguendo tutti quegli autorevoli consigli che ho letto e che mi hanno
propinato, in tutte le salse, durante il corso pre-parto?”
Non credo esista una
risposta ma, mi piace pensare, prendendo in prestito una frase, da un libro che
ho letto e che ho trovato utilissimo*, che “allevare i figli non è un inferno,
però non è neanche un paradiso. E’ semplicemente la vita”
*Cit. Le mamme che
lavorano sono colpevoli? Sylviane Giampino
un articolo delizioso, intelligente e ironico, cyan!!!! grazie di cuore......é un periodo che penso e ripenso alla maternitá.....con un misto di desiderio,curiositá....e terrore....beh che dire: mi hai alleggerito l'animo,parlo sul serio.spero di potermi sentire presto anchio "meravigliosa" e ancor piu spero di avere presto il coraggio di vivere la vita da genitore....con tutti i suoi inferni e paradisi!!!!!
RispondiEliminaps:penso che il tuo sia un bambino sia molto fortunato.......hai una testa incredibile!!