Gente di Heidelberg
Il
grigio non è il colore predominante della gente di Heidelberg. A meno
che non si tratti dei capelli delle persone di una certa età o dei
pantaloni che possono indossare. Oppure, ovviamente, dell’automobile.
Tedesca, solitamente.
Non
si tratta di persone dalla facile decifrazione a mio parere, anche al
di là delle attuali scarse frequentazioni. Di certo una fetta
consistente degli abitanti di HD non è originaria di questi luoghi.
Molte persone sono qui, infatti, per lavoro, studio, viaggio o
semplicemente di passaggio: è un crocevia del mondo per vocazione e di
conseguenza la sua popolazione è un piccolo teatro dell’umanità
universale.
I
Tedeschi sono riconoscibili per aspetto e stile. Magari, talvolta, si
possono confondere con gli Inglesi o gli Americani. Un complimento? Un
rimprovero? Una critica? Ma per chi? A prima vista si ha la conferma
degli stereotipi. Chiusi, introversi ma in fondo si tratta solo di
riservatezza. No? Guardateli lì seduti sull’S-Bahn o in biblioteca:
persi all’ascolto della musica che gli entra in testa dagli auricolari
attaccati a qualche aggeggio di ultima generazione e con lo sguardo che
mira nel vuoto o fuori dal finestrino, in po’ più là del primo oggetto
urbano visibile oppure concentrati nello scrivere al notebook,
possibilmente Apple, a ritmo incessante e incalzante come se stessero
parlando nella loro lingua senza prendere fiato e iato o ripetendo fra
sé e sé la lezione. Impressionanti. Mondi paralleli che non si possono
visitare mai. Anche loro ogni tanto incrociano lo sguardo con voi, forse
curiosi. Se sale sul mezzo o entra nell’ambiente in cui stanno un amico o
un’amica, eccoli accendersi, prendere vita. Un sorriso e l’immancabile
“Hallo!” oppure “Morgen!” e via a chiacchierare, scherzare, ridere e
discutere cordialmente, amichevolmente, cortesemente, appassionatamente e
pure chiassosamente. Ma chi ne aveva dubbi? Forse è che si associa
magari questa esteriorità loro quando sono davanti a una birra e un
panino con salsiccia guardando la nazionale o la F1 (Vettel, Schumacher,
Rosberg, Mercedes, Red Bull e basta, gli altri sono comprimari).
Il
loro abbigliamento (la moda, mi risulta, è una chiave di questo blog) è
semplice e colorato. In generale gli stereotipi sono confermati, ma le
nuove generazioni sono attente al look e mettono in pratica una
rivisitazione moderna del punk anni ’80. A volte sembra che cerchino
anche una certa ricercatezza. Un piccolo dettaglio che li possa rendere
più cool. Ci riescono? A Dolce e Gabbana l’ardua sentenza. E da
vedere sono anche divertenti. Soprattutto nelle proposte di taglio di
capelli (altro che Al Shaarawi, identico in realtà a molti ragazzi di
origini nord-africane). Una volta ho ammirato la capigliatura di un
giovane Champollion intento a riodinare per il disegno alcuni cocci di
ceramica romano-egizia. Era rasato tutto intorno al cranio e ostentava
nobilmente una pratica frangetta ossigenata e obliqua che ondeggiava
dalla parte superiore del capo alla fronte. In più portava un piercing
al naso, precisamente all’altezza degli occhi, vestiva di nero e calzava
scarpe con suola rialzata di circa 8 cm.
Uno
dei tratti esteriori della gente di HD è l’amore per i bambini. Mamme e
mammi che coccolano, spupazzano o vigilano, o anche no, il loro pargolo
imbacuccato nel passeggino singolo o doppio, a tre ruote motrici o con
le sospensioni attive o agganciato alla bici. Quando i piccoli non sono
più tali li lasciano più liberi di fare e di disturbare. A loro rischio e
pericolo, sul bordo della banchina dell’S-Bahn o in bici in senso
contrario di marcia.
Un
altro ha ancora a che fare con l’amore. Sempre per piccoli esseri. Ma
stavolta a quattro zampe per tutta la vita. I cani. Amatissimi. Di ogni
razza, taglia, indole. Condotti con orgoglio, affetto, controllo con o
senza guinzaglio, di solito senza ordini. Ovunque. Per strada, dentro
negozi, poste, stazioni, autobus, S-Bahn e aeroporti.
Amano
spostarsi, come si è intuito, in bici. Tutti, giovani e vecchi. Spesso
davanti edifici di grande importanza si trovano ampi spiazzi con
parcheggi e installazioni soltanto per biciclette. E qui se ne vedano
stuoli ordinati, disordinati, in piedi e stese in terra. I ciclisti
hanno percorsi e semafori privilegiati. Diversi sono i negozi che
vendono e affitto il mezzo a due ruote e tutto il necessario. Sono
spericolati. E più importanti dei pedoni. Tuttavia non mancano i ragazzi
che preferiscono lo skateboard, i rollerblade o il monopattino.
La
loro automobile manifesta il culto per l’industria tedesca.
Possibilmente di grandi dimensioni, di alta cilindrata. Gli
automobilisti partono al verde del semaforo come missili e rallentano
accortamente quando è rosso senza inchiodare. Guidano veloci e sembra
che credano di avere quattro occhi tant’è si voltano spesso a guardare a
destra e a manca senza badare alla strada davanti a loro. Tanto è
libera. Anche se qualche idiota c’è. Talvolta li si può ammirare
impegnati in manovre contro mano e contro logica. Ma di solito non
concepiscono parcheggiare in doppia fila. Al massimo superare la
velocità della luce in autostrada.
Una
parte consistente della cittadinanza di Heidelberg è straniera. Non solo
originaria di altri paesi europei ma anche dagli altri angoli del mondo.
Vedrete donne di religione musulmana con foulard o burqa, uomini con
tuniche e camice secondo l’uso indiano, occhi e capelli neri
dell’Estremo Oriente. Gli Italiani, chiaro, non mancano tuttavia
sfuggono nella quotidianità. A meno che non li sentiate caciaroni per
l’Hauptstrasse. O leggiate le insegne di attività commerciali. "Moda
Capelli" oppure "Rossini", "Bar del Corso", "Gelateria Italia". Se
proverete, però, un po’ di nostalgia dei sapori e del gusto del Bel
Paese, è probabile che ve la terrete.
Che si fa qui ? Il discorso scivola dalle persone alla tavola ? Si pensa sempre a mangiare ? Il cibo alimenta la mente…
Paul_Blau_Vierzig
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