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Pink, un anno per rinascere


Pink, un anno per rinascere


Stavo cercando l'ispirazione per un post che riassumesse quest'anno un po' difficile per me, quando ho acceso la TV e stavano trasmettendo uno di quei programmi allucinanti che descrivono l'anno di cura dei superobesi per poter tornare a condurre una vita decente, almeno sotto l'aspetto della salute. Il programma si intitola “Obesi, un anno per rinascere”. Io non sono obesa, ma l'anno per rinascere c'è stato tutto. Ed è iniziato proprio al mio compleanno. Ho capito che la mia vita non andava, che mi stava scivolando via un'altra volta, che non ero felice e stavo ritornando nel buio della depressione. Non andava bene niente, nemmeno le persone e le case. Azzerare e ricominciare, perché dal buio si può uscire con forza. Basta volerlo. E io lo volevo tanto. Importantissimo è stato l'incontro con la mitica dottoressa V., di cui metto solo l'iniziale per ragioni ovvie. Lei mi ha letteralmente riportata alla vita, sono entrata nel suo studio diciottenne e ne sono uscita (quasi) trentenne. Mi ha messo davanti alla realtà elle cose, ma permettendomi di affrontarle con determinazione e coraggio, facendomi focalizzare i veri obiettivi. Ancora non li ho raggiunti tutti, è vero, ma sono sulla buona strada per farlo e sono contenta del mio percorso. Perdonatemi se, vista la mia scarsa capacità comunicativa in situazioni serie, mi avvarrò della non spontanea collaborazione di alcuni cantautori, ma rendono meglio certi concetti. In ogni cd che mettiamo su questo blog c'è sempre almeno una canzone che identifica lo stato emotivo di Red e di Pink. Se tornate indietro, il mio brano per l'autunno 2012 era “Fuori tempo” dei Rats. Cosa dice quella canzone? “Brutta storia dico corro, corro e resto sempre in fondo. Sono fuori allenamento oppure è allenato il mondo? Certa gente riesce solo a dire “Sei fuori tempo, sei quello che ci chiede sempre aiuto!” Fu così che lasciai la gara e il resto lì per andare con il passo mio, stan fischiando, stan fischiano va bene così. […] Io non vado da nessuna parte, io sto andando e basta, dicono che se mi beccano mi tagliano la cresta. […] C'è anche chi ha deciso di camminare al passo che gli pare”. Come diceva il poeta, dunque, “Imparerai che per morire ti basterà un tramonto”. Io però forse al tramonto c'ero arrivata da un pezzo, solo che se la notte non arriva è perché non deve arrivare, non è il suo momento. Così era il momento di trovare qualcosa o qualcuno che fossero così grandi nella mia vita da poter essere paragonati ad una nuova alba. Un altro poeta diceva infatti “Il mio maestro m'insegnò com'è difficile trovare l'alba dentro l'imbrunire”. Io l'ho trovata, senza sapere come si fa. Ed è stata una lenta ma dolcissima alba, una di quelle tanto attese, tanto tenere e inaspettate da lasciare senza fiato, una di quelle che improvvisamente illuminano una strada che non avresti mai pensato di percorrere, tanto più in compagnia. È stata un'alba di parole inattese, ma sotto sotto desiderate, di discorsi lunghi e brevi dentro una candela e un bicchiere di vino “con un'attesa di volersi di più senza capir cos'è”. E devo ammettere che è proprio chi mi ricambia gli occhi in questo istante immenso a regalarmi perle di bellezza e felicità che credevo di non meritare più. Così da un giorno all'altro mi sono svegliata e ho ripreso a canticchiare, mia madre è entrata in camera con gli occhi lucidi e mi ha detto che non canticchiavo più da un sacco di tempo. Non è stato un percorso facile, anzi ci son stati più ostacoli che altro specie da un certo punto di vista, perché far accettare agli altri che non sei il tipo di persona che avevano in mente, ma soprattutto che, volente o nolente, è ora che ti lascino anche sbagliare per conto tuo. Ricordo ancora la sera in cui ho deciso che era ora davvero di affermare me stessa, da adulta. È stata durissima, molto molto dura. Io però sono qua, più consapevole di chi voglio essere, con nuovi desideri e nuove strade. Non nego che anche adesso esistono i momenti difficili, ma alla fine quelli capitano a chiunque, io non ne sono immune. Cambia la prospettiva in cui si affrontano i momenti difficili, cambia la compagnia in cui si affrontano. Nessuno nasce supereroe, quindi meglio affrontare le sfide assieme a chi è in grado davvero di sostenerci, di capirci anche quando eccediamo in ansia, ma che è anche in grado di capirci senza troppe parole.
Non sapevo dire nemmeno io cosa mi mancasse un anno fa, oggi forse lo so: la voglia di fare progetti. Me li avevano estirpati uno per uno con la forza, riducendomi a non avere più voglia di sognare. Ma come si dice “E se cado una volta, una volta cadrò e da terra, da lì, m'alzerò. C'è che ormai che ho imparato a sognare non smetterò”. E invece sognare, curiosare, riprendere a muovermi nella mia vita mi ha fatto scattare l'istinto di sopravvivenza e autoconservazione. Mi ha fatto anche capire che non bisogna mai e poi mai avere paura di tagliare ponti. Ci sono strade che evidentemente non vanno bene per me, non ha senso continuare a percorrerle. Un anno fa mi sentivo completamente trasformata, mi guardavo allo specchio e non ero più io. Le cose che facevo, quello che pensavo, non mi appartenevano più. Ad un certo punto però ero disgustata da me, non mi piacevo più. Quini basta: now it's time for change.
Sono passati 12 mesi, ma eccomi qua, diversa ma sempre io. Qualche grana è ancora da risolvere, qualche altra è stata momentaneamente abbandonata per paura di essere affrontata con troppa rabbia e io non ho voglia di avere rabbia. Quale che sia il mio stato adesso però non ve lo dico. Se avete letto questo blog nelle settimane passate sapete che ho deciso di stare in silenzio, il troppo sbandierare non mi è mai appartenuto. Posso dire però che sono pink, sempre pink, fortissimamente pink, più che mai pink, perché "a volte la follia sembra l'unica via per la felicità".  

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