Sole
A Cagliari (lat. 39°21’; lon.
9°13’; alt. 4m s.l.m.) il Sole sorge
alle 7:38 e tramonta alle 18:37.
Luna
La Luna è calante. Il 25 ottobre
alle 14:20 raggiunge l’apogeo. Il 26 ottobre, invece, alle 23:43 inizia
l’ultimo quarto.
Cielo del Mese, i Pianeti
Non è più necessario attendere le
ultime ore della notte per ammirare Giove. Già intorno alla mezzanotte il
pianeta brilla ad occidente tra la Luna calante e la coppia Castore e Polluce,
le due stelle più luminose della costellazione dei Gemelli. La congiunzione tra
Luna e Giove si verifica nella notte tra il 25 e il 26 ottobre.
I Santi
21 ottobre: santa Celina
22 ottobre: beato Giovanni Paolo
II (ormai santo)
23 ottobre: san Giovanni da
Capestrano
24 ottobre: sant’Antonio Maria
Claret
25 ottobre: santa Daria
26 ottobre:
santi Luciano e Marciano
27 ottobre: sant’Evaristo, papa e
martire
La Notizia del
Giorno… un Anno Dopo
Assemini. Santa Lucia verso la
salvezza (L’Unione Sarda, Edizione del 23 ottobre 2012, p. 28). Per
visualizzare le nostre Breaking news di quel giorno, clicca qui
Il Lama Racconta
Quanti apparecchiano un posto in
più la sera del 31 ottobre a cena? Per quanti è tradizione, abitudine, bisogno
quello di allestire un desco che rimarrà, all’apparenza, vuoto?
Parlare di Halloween e dei suoi
fasti mondani d’oggidì, del business che vi ruota attorno, della corsa al più
orrido, al più schifido, al più grottesco (certo non al più spaventoso, dato
che la paura viaggia su altri più celati sentieri) è cosa che non farò. Non
m’interessa nemmeno ragionare di come le religioni, nel corso dei millenni,
abbiano sovrapposto ognuna le proprie feste a quelle altrui, precedenti e
sovente coerenti con quanto dalle nuove affermato e festeggiato. No,
m’interessa ragionare dei “morti”. Il cessare di un’esistenza è stato uno dei
primi momenti di riflessione profonda della razza umana. Il venir meno, a tutti
gli effetti, di braccia forti, di amorevoli sorrisi, di possente difesa, di
operosi atti, tutto questo ha costituito un erto picco da scalare, nella
difficile ricerca della comprensione del perché ciò accadesse e del “poi”, di
quel che sarebbe venuto dopo per coloro che avevano lasciato questa dimensione
terrena. Studi su ritrovamenti di antichissime inumazioni hanno mostrato come
le salme dei defunti venissero pulite, ricomposte, ricoverate in luoghi come
anfratti e caverne, quasi a ricondurle al grembo primordiale che le aveva
generate. Su di esse tracce cospicue di pollini, i residui dei fiori che erano
stati posti attorno e su di loro, estremo omaggio alla loro presenza. Il culto
dei morti. Se pensiamo all’Egitto, alle mummie, alle necropoli e alle tombe dei
Faraoni, è facile rendersi conto di quanto le religioni organizzate abbiano da
sempre lavorato per allestire un vero e proprio mondo a sé in cui far muovere
attori e spettatori in cerimonie, ora semplici ora sfarzose, ma sempre
controllate dalla classe sacerdotale del momento.
Che c’entra questo con quel posto
in più a tavola?
Beh, diciamo che c’entra nel
senso che anche questo, volendo tecnicizzare, è un culto dei “morti”. Solo che
c’è una differenza tangibile, una differenza fatta di assenze e di presenze. Parlare
di morti oggi, secondo le religioni organizzate più popolari, significa parlare
di corpi consegnati alla corruzione terrena, al disfacimento, al ritorno al
Tutto. Fin qui ci siamo. Ma quando parliamo di spirito, esse ci tramandano un
concetto di irrimediabile partenza. Paradiso, Inferno, quel che volete,
chiamatelo come più vi aggrada, è un luogo di eterno soggiorno, un luogo senza
ritorno. Esseri unici, irripetibili, con un destino armato di un biglietto di
sola andata. Nulla da dire a riguardo, è un sentire come un altro, da
rispettare. Però è un sentire recente. Il culto degli Antenati è vecchio come
l’uomo. Tribù guidate da consigli di anziani, la cui esperienza era sinonimo di
saggezza, tribù poi consigliate da Sciamani che sovente su mandato degli
anziani interrogavano gli elementi e gli Antenati, gli Anziani non più su
questo piano, coloro andati Oltre. Ecco, l’Oltre è più vicino, nel sentire più
antico. Non è lassù nel cielo più lontano, e neppure laggiù nel profondo delle
viscere ardenti della Terra. No, è un passo a fianco a noi. Sapete, il
paradosso del libro; due pagine tanto vicine da toccarsi in ogni momento,
eppure due entità separate, completamente, impossibili a fondersi l’una
nell’altra. Potrebbe essere un buon modo per descrivere in nostro mondo e
l’Oltre. Però due pagine si toccano. Sono a contatto, e il contatto può essere
costante. E quel contatto è percepibile, ad alcuni nella quotidianità, a molti
in certi momenti in cui il diaccio cristallo che ci separa diventa un velo di
nebbia, un velo di percezione. Samhain è un tempo di nebbia, un tempo di velo
sottile. Pensate che coloro che sono andati Oltre abbiano abbandonato la loro
umanità? Che siano divenuti pura luce di consapevolezza, entrando nel Tutto
dello Spirito, nel Mondo Bianco? Possibile. Ma per molti è ancora tangibile la
forza delle emozioni di questo lato del Velo, specie quelle legate all’affetto
che vincola le persone. L’amore, è noto a chi percorre la Via, non muore con
noi. L’amore può morire, ma non per nostra morte, non necessariamente. E
quell’amore si esprime anche nella nostalgia per certe quotidianità che noi
consideriamo ovvie e scontate, come la condivisione di un pasto, ciò che raduna
la famiglia, il clan, attorno al focolare. Condividere il cibo, le bevande, i
racconti del quotidiano e narrare di sé e di altri attorno ad un fuoco comune.
Soddisfare questo desiderio è difficile, perché anche gli spiriti dell’Oltre
hanno cose ai più di loro precluse. Loro faticano a farsi udire da noi, come
noi fatichiamo a farci udire da loro. Ma in questo tempo che è non-tempo, in
questo lasso di vita presente eppur sospesa, il gelido cristallo è sfumato in
nebbia e le voci, i sussurri, filtrano. Ci svegliamo la notte, o ci fermiamo
nel giorno, consci di un diverso sentire, di un pensiero che affiora potente,
di un’immagine netta come un falco nella luce dell’alba. Noi, senza paura,
sappiamo. Possiamo offrire parole, gesti, saluti. Possiamo toccare con mano
l’esile luce dei viaggiatori che camminano sotto un altro Sole. Ed onorarli
dell’ospitalità del nostro tetto e della nostra tavola, con quel posto vuoto
agli occhi di chi non sa, di chi rifiuta, per ignoranza o paura, l’antico
sentire. Non siamo soli nella notte del Non-Tempo. Gli Antenati, gli amati,
coloro che sono da noi corrisposti, presenziano al nostro saluto alla Luna che
si rinnova, al giro di ruota che si è compiuto. Candele brillano per guidare
gli antichi viaggiatori nella notte che principia il giorno. Offerte alle
finestre, accanto a quelle luci, per coloro che non riescono a varcare la
soglia e rimangono a guardare, oltre il velo, l’antica vita che scorre.
Anche questo è Samhain, per chi segue la Via (Samhain, Arth, amico de La Rassegna
Stronza).
Così Parlò zio Gecob
“Ci siamo risvegliati distesi
sulla terra, e il muro non c’era più. Forse non c’è mai stato”.
Così aggiunse Violet
Questa settimana l’Almanacco ospita il racconto di un diverso modo di
sentire questo periodo dell’anno, nel quale pensiamo e ricordiamo i nostri
“morti”. La settimana prossima troverete qualcosa che racconti le tradizioni
della Sardegna, la Terra del nostro blog, perché è la terra delle bloggers che
vi scrivono, allo stesso riguardo. Sono grata di poter parlare di “amore al di
là dello spazio e del tempo” da tanti punti di vista, da diverse prospettive,
da cammini ed esperienze diverse. Ma poi, cosa è diverso? Credo nel dialogo, credo nel mettere in comune ciò che di
più bello si ha, credo nell’ascoltare e nell’imparare. E imparo, ogni giorno di
più, che diverso è, semplicemente ciò che ancora non ho avuto la fortuna di
conoscere. Grazie Arth…
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