Contraddizioni come
nappa fitta appannano i pensieri.
Chiusi dentro
astucci di carne, non riusciamo nemmeno a saltare giù dal gradino del
marciapiede. I dislivelli ci fanno paura.
Mutiamo forma mentre
nascono le parole. Ardua elaborazione. Le parole.
Il potere su noi
stessi non lo abbiamo. Perdiamo il filo
dell'essenza e sfioriamo. Lasciamo andare tutto ciò che non è immediatamente
classificabile. Ci piace la coperta
calda e il caffellatte appena svegli.
Pochi centimetri di
distanza. Lo scudo è un tavolino tondo. La quinta una
vetrina lacrimata di gocce di pioggia densa. L'acqua piange per noi, poveri
esseri che non ci fidiamo di evaporare, per scomparire e tornare sotto la forma
della pioggia. Andare a nutrire la
terra, a far crescere l'erba, ad essere bevuti. No. A noi uomini
piace sentirci tra le esili braccia di una casetta.
Si riprendono
momenti sospesi nel filo del tempo. Lasciati al vento nella preghiera che poi,
una volta asciutti, possano essere conservati nel cassetto dei ricordi.
Le mani si sentono e
parlano.
Alcuni momenti
danzano nella realtà e poi si fanno più intensi. Crescono, raddoppiano di
volume. Sono gassosi e hanno voglia di diventare misurabili.
...Mi ricordo quando
ti ho vista la prima volta! Un concerto, l'estate, il profumo della notte.
Certe belle storie
d'amore nascono da attimi come questi. Poi ci vogliono almeno bagagli simili.
Altre volte restano
invece puntini di luce che lanciamo sempre più lontano, sempre più lontano.
Come se fossero lucciole che ci segnano la via di un sogno, di un realtà
parallela, di un percorso invaso di rovi e cespugli. Di more, di lamponi,
di piccole spine, di pietre e di funghi che crescono in una macchia spontanea.
Siamo attaccati
dagli spiriti della coscienza e dall'alito dell'etica pressante.
Poi torna in mente
la questione delle relazioni, ossia a chi devo affidare la fedeltà. Devo essere fedele a
me stesso, devo essere fedele agli altri?
Ci sono chiacchiere
più spesse e più dritte che fanno da eco a una mancata manciata di ore d'amore.
Ma l'amore tra
corpi, a volte, diventa un modo per comunicare senza inciampare in
sovrastrutture di educazione e di giudizio. Quel terribile grosso uomo con la
barba, ha i palmi sui pomelli d'oro, e parla, parla incessantemente di cosa sia
giusto e cosa sia sbagliato.
Io penso sia necessario,quasi obbligatorio essere
teneri verso noi stessi. Se non altro, come se non fosse abbastanza, per
rispettarci.
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