Lo zero fu celeste, perché dovevo essere un maschietto. Ma se ci penso si colora di rosso, per l’emozione di pensare che se fossi stata maschio mi sarei chiamata come de Andrè!
L’uno fu rosso fragola, come il vestitino del mio primo compleanno
Il due fu rosso fuoco, come un vestito da cappuccetto rosso
Il tre fu rosso come le guance di una bimba dopo che ha corso e volato trasformandosi in Lucibel
Il quattro fu rosso che si fa chiaro come il rosa, perché volevo somigliare il più possibile al colore di un bambolotto bellissimo
Il cinque fu rosso come dei sandaletti in vernice
Il sei fu rosso come la timidezza da vincere
Il sette fu rosso scarlatto come i gigli rossi da portare alla Madonnina andando a scuola
L’otto fu rosso vermiglio come la felicità del primo viaggio da sola con mia sorella
Il nove fu rosso screziato, come il primo addio
Il dieci fu rosso burdo, come i giocatori del biliardino, finalmente conquistato
L’undici fu rosso sangue come il diventare donna
Il dodici fu rosso come il rosso del rossoblù della prima volta che entrai al sant’Elia, e fu UEFA
Il tredici fu rosso intenso che dipinge il cielo e le rocce, come i tramonti del monte Antelao
Il quattordici fu rosso che vela lo sguardo, nella sensazione di sentirsi intensamente amata leggendo un biglietto di auguri che ancora mi emoziona
Il quindici fu il rosso spento della delusione della prima amicizia tradita
Il sedici fu rosso brillante come i bitter con ghiaccio di ritorno dall’oratorio
Il diciassette fu il rosso quasi nero del primo rossetto che comprai
Il diciotto fu un riflesso per la prima volta rosso sui miei capelli
Il diciannove fu il rossore sul viso nel sentirsi per la prima volta bella grazie a uno sguardo
Il venti fu rosso come le attese dell’otto in viale Buon Cammino, parlando di metal e poesia
Il ventuno fu rosso per un settimo, insieme agli altri sei colori dell’arcobaleno che sventolavano dai nostri balconi per urlare il desiderio di pace e di un mondo migliore
Il ventidue fu rosso velluto come la potenza della musica lirica ritrovata dal vivo grazie a geniali idee tra sorelle, del canto di Otello vincitore che ti attacca alla poltroncina, rossa anch’essa
Il ventitré fu rosso argilla come la polvere sottile di un’u.s., che ha anche un profumo che sa di rosso, e lentamente ti entra dentro e ti svela che la terra è una madre
Il ventiquattro fu rosso come un agosto caldissimo e la scoperta di una nuova casa, tutta mia
Il venticinque fu rosso come un amore infinito, neonato, un amore di zia
Il ventisei fu un rosso un po’ sopito, per la voglia di cambiare e di provare il nero corvino
Il ventisette fu rosso rame intenso, senza se e senza ma, deciso come le nuove strade intraprese
Il ventotto fu il rosso lacca sulle unghie, che è il più chic e diventa imprescindibile all’improvviso, quando non ci si sente più una ragazzina
Il ventinove fu il rosso profondo e affascinante della fatica in salita
Il trenta fu il rosso strepitoso del mio primo abito da sera, lungo
Il trentuno è il rosso lacca lasciato in dono, è il rosso ambrato di un rosso d’annata nato in un ferragosto malinconico e bevuto in un capodanno felice
Il trentadue è nato rosso soffuso alla luce di un’abatjour, ad aprire un regalo Red messo sul letto a mezzanotte, si è scaldato nel rosso dello zafferano, degli auguri inaspettati, di quelli che non ci sono stati, delle presenze certe e sicure che sottovoce hanno riempito i primi vagiti di questo numero del rosso della felicità. Ha da crescere questo trentadue, come io ho da crescere e anche il mio rosso. Tra un anno vi racconterò com’è andata, intanto grazie, di cuore, che è rosso.
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