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Omaggio

"Ricorda Signore questi servi disobbedienti 
alle leggi del branco 
non dimenticare il loro volto 
che dopo tanto sbandare 
è appena giusto che la fortuna li aiuti 
come una svista 
come un'anomalia 
come una distrazione 
come un dovere"



Queste sono le ultime parole dell'ultima canzone dell'ultimo album in studio di Fabrizio de Andrè, Anime Salve. Potrei non aggiungere nulla: penso che ci sia in questa canzone, e più ancora in questa frase, tutta l'essenza di una carriera, di una poetica, di una vita. 
Ma non posso chiudere qui. E' che sono innamorata di lui. 
Della sua voce profonda, dolorosa e calma. Che accende di speranza le storie degli umili e vela di malinconia i lieti fini. 
Delle sue parole, che ridono dei dei tabù e accusano la grettezza dei benpensanti. 
Della sua poesia, così bella che fa male, così dolorosa che guarisce.
Della sua Genova, che ho visto solo dal ponte di una nave, stagliarsi misteriosa e caotica davanti ai miei occhi  di bambina, inerpicarsi su montagne che mi parevano dipinte. Ma l'ho fatta mia sognandola nelle sue canzoni, ascoltandola vivere nella sua voce e nella sua lingua.
Della nostra Sardegna, che ha compreso come fosse un suo figlio, che ha perdonato come forse un suo figlio non avrebbe saputo fare, che ha amato come fanno gli innamorati.
Della sua sobrietà, che non ha mai rovinato con troppe parole un talento limpido e unico.
Della sua timidezza, che ha fatto si che di lui parlassero sempre più gli spartiti che i giornali.
Della sua sincerità, che non gli ha mai fatto vestire i panni del super eroe.
E poi delle sue prospettive perennemente inaspettate, della sua anarchia, del suo accento buffo nel parlare il sardo, del suo saper mettere in crisi chiunque, e al contempo togliere dal giudizio chiunque. Delle sue canzoni che ho cantato mille volte e con mille persone e compagnie, di quelle che mi fanno ridere e di quelle che mi commuovono, del suo amore per una bandiera rossoblù (anche se non è la mia) e dei suoi papaveri rossi.
L'undici gennaio del 1999, è sciocco, ma quando arrivando a scuola sentii che non sarei più potuta andare ad un suo concerto mi commossi, seduta sui gradini del Riva. C'era compito di greco, ma non ricordo come andò. Ricordo che a ricreazione cantammo "Bocca di rosa". 

Commenti

  1. Mi sarei atteso un vostro intervento su Mariangela Melato con un post per la serie "Ritratto di signora". O è in cantiere?
    Allora pazientiamo e leggeremo

    RispondiElimina
  2. Sono in preparazione diversi "Ritratti di Signora" e sicuramente Mariangela Melato sarà fra questi, assieme ad altre persone e personaggi e alla nostra "musa" prediletta. (Pink)

    RispondiElimina

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