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Ritratto di Signora - Eleonora d'Arborea by Pink




Ha un po' il sapore di una Signora mitologica, a volte sembra che non sia mai esistita perché non esiste qualcosa che si può vedere materialmente di lei. Eppure per noi che siamo donne, e pure sarde, Eleonora d'Arborea è un esempio ancora oggi attualissimo. Esempio sia di come una donna potesse essere emancipata a quel tempo, sia di come possa lasciare un segno nella storia pur non essendone protagonista in prima persona. La Sardegna, nella sua identità storica, deve moltissimo ad Eleonora. Nacque in Catalogna da Mariano de Bas e da Timbora di Roccabertì, ma dal momento in cui il padre venne eletto giudice d'Arborea tornò in Sardegna. Fu sposata a Brancaleone Doria da cui ebbe i figli Federico e Mariano. Che il casato di appartenenza di Eleonora fosse al centro delle politiche dell'epoca è dimostrato dal fatto che Eleonora stessa accordò un prestito al doge di Genova, strappando anche un accordo per un eventuale matrimonio tra Federico e la figlia del doge Bianchina qualora il prestito non fosse stato restituito. Accadde poi quanto non era possibile pensare. Il fratello di Eleonora, Ugone, si ammalò e a quel punto divenne centrale il problema della successione. Eleonora mandò il marito presso il re d'Aragona affinché sostenesse la successione del figlio, piuttosto che del cognato, ma il re trattenne Brancaleone in Spagna. Ugone fu assassinato da una congiura ma, benché il marito fosse trattenuto effettivamente come ostaggio, Eleonora non si lasciò intimidire. Quella del re d'Aragona era una mossa per fare pressione su Eleonora che si era dimostrata un osso duro. Lei però fece valere il suo diritto e appena arrivata ad Oristano fece valere la regola di una successione femminile al trono del giudicato. Lei era l'unica erede diretta del padre e del fratello, dato che l'altra sorella Beatrice era già morta. Aveva un grandissimo sogno, Eleonora, quella di unire sotto lo scettro dell'Arborea tutta la Sardegna e praticamente vi riuscì, sotto il suo nome o sotto quello dei figli, non appena furono in età di regnare. Il lascito più importante di Eleonora, dal punto di vista politico, è la Carta de Logu, una costituzione dei sardi per i sardi, che restò in vigore per tantissimo tempo, fino al risorgimento. 
Quello che ha sempre colpito la mia immaginazione è la forza di Eleonora. Io me la immaginavo a combattere a cavallo nel mitico episodio della malattia del figlio, dove lei sfiancò il cavallo per andare suo capezzale e, non essendo vero, tornò a combattere e vinse. Era una storia tanto per spiegare quale fosse la forza di questa donna e contemporaneamente quale fosse la sua più intima natura di madre. E poi mi piaceva un sacco che una donna sarda fosse ambita per la sua "sardità" dinastica, wow! Ho avuto sempre l'idea che lei sia riuscita a mantenersi estremamente integra, pur essendo probabilmente una delle donne più importanti del mondo in quel momento, che abbia mantenuto la sua moralità, la sua dignità di moglie e di madre, e contemporaneamente di sovrana mentre era invischiata nelle faccende internazionali. Insomma, penso che non si sia venduta agli intrighi di potere pur essendone al centro. E' questo che le ammiro e le invidio. Lei ha lasciato non una traccia, ma una vera e propria zampata nella storia non solo sarda, ma mondiale. Pare che addirittura la celebre Caterina di Russia conoscesse la sua storia e la ammirasse dal punto di vista politico. Eleonora è stata straordinariamente moderna, anticipatrice e retrò. Anticipò i tempi, lavorando nella sua legislazione per liberare gli schiavi, creare uno stato unitario sardo, ma restò anche una donna del suo tempo. Ogni donna sarda deve un briciolo di riconoscenza ad Eleonora per averci insegnato che si può essere una grandissima sovrana e contemporaneamente non lasciarsi comprare l'anima dal potere. Riuscì a ricacciare gli aragonesi in pochi anfratti della Sardegna, ma non poté combattere contro la peste che prese lei e consegnò, di fatto, tutto il sogno di una Sardegna unita nelle mani dei suoi nemici senza particolari sforzi. 
Una donna che appartiene ad altri tempi, ma anche una donna che sarebbe così moderna anche adesso. 

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