Rubrica dell'Almanacco
a cura di Violet
SIGLA!!!
a cura di Violet
SIGLA!!!
Le vocali del bon ton.
A Come
aperitivo. Immancabile come
conclusione di una mattinata o di un pomeriggio di shopping. È sacro anche come
apertura di un ricevimento, pranzo o cena che sia, a casa e non. In questo caso
non va consumato a tavola, ma in un altro ambiente. Consente anche di
aspettare, senza inutili ansie e senza “annoiarsi”, eventuali ospiti in lieve
ritardo. In quanto all’aperitivo, più scelta c’è meglio è: per accontentare i
gusti e le esigenze di tutti si deve servire una scelta di aperitivi
analcolici, anche a base di frutta, oltre ai classici vino, spumante o
champagne.
Come apparecchiare. Che siamo soli o in compagnia, che il nostro pasto
sia sontuoso o frugale, non può mancare una tavola imbandita con gusto e
decoro. Il piatto, mai usa e getta, il bicchiere giusto, la caraffa per l’acqua,
il piattino per il pane, tovaglia e tovaglioli puliti e stirati alla
perfezione, posate adatte per ogni pietanza… e, perché no? Qualche fiore a
rallegrare lo sguardo e l’umore.
Come appuntamento. Mai arrivare in ritardo. Mai prenderne più di uno
contemporaneamente. Mai rimandarne uno precedente solo perché ne “capita” un
altro più appetibile. Che si tratti di lavoro o di tempo libero, dedicare il
tempo necessario a ciascuno. E presentarsi sempre con un sorriso!
Come attenzione. La compagnia perfetta è colei o colui che, anche solo
per cinque minuti, sappia farti sentire come il suo unico interesse. Lo sguardo
che si rivolge all’altro, l’ascolto che gli si sa prestare, fanno di un
semplice rapporto un’amicizia, di un’incontro tra amici una serata da
ricordare.
Come autocontrollo. Sì care amiche e cari amici, lo so, non mancano le
occasioni e le persone che ci fanno saltare i nervi e fanno virare verso il
“brutto andante” il barometro delle nostre giornate. Eppure, non è da gentili
dame, né da gentiluomini, dare in escandescenze e, nemmeno, far pesare ad altri,
l’eventuale rospo appena ingoiato.
E Come empatia.
Forse il galateo tradizionale non ne parla, ma è la qualità che si dovrebbe
cercare di sviluppare maggiormente per avere buoni rapporti umani e un
appagante vivere sociale. È più della simpatia perché instaura un sentire
altrettanto condiviso, ma più profondo. Come la simpatia non ha niente di
formale, ma un adeguato esercizio dell’animo può renderla possibile anche di
fronte ai casi umani più disperanti. Provate!
Come eleganza. È una dote innata, ma non è vero che non si possa far
nulla per acquisirla ed educarla. Non serve un abito costoso, né degli
accessori firmati, ma il portamento e la grazia nel portarli. E poi l’eleganza
si trova nei modi, nel saluto, nello sguardo, nel sorriso, nel tono di voce.
Eleganza è essere al posto giusto, nel momento giusto, con la giusta mise.
Elegante non è appariscente, non è dimesso, non è sobrio all’eccesso, non è eccentrico
a tutti i costi, non è piatto. Elegante è qualcosa che valorizza la nostra
persona senza far sfigurare gli altri, è sentirsi a proprio agio in una
situazione in cui si mettano a proprio agio anche gli altri. Elegante è il filo
di perle, di giorno, dai quaranta in su!
I Come idiosincrasia.
Celarla, sempre! Anche nei giorni in cui dovesse coglierci per il genere umano
nel suo complesso.
Come indicare. Non si fa, mai, nemmeno quando si è bambini. E neanche
quando si è adulti e si vuole mostrare qualcosa e, tantomeno, qualcuno di
lontanissimo al bimbo che si ha lì di fianco!
Come infanzia. Non ci sono luoghi e occasioni adatti o meno ai bambini,
né ci sono i bambini che non si possano gestire e abituare ad accompagnare gli
adulti in tutti gli ambiti del proprio vivere quotidiano, anche in società. Siamo
passati da una società in cui nessuno badava alle esigenze dei bambini ad una
in cui ci si fa scudo delle “presunte” esigenze dei bambini per declinare
inviti, abbandonare la compagnia degli amici et coetera, salvo poi lamentarsi
dell’insensibilità degli altri e della solitudine in cui ci si verrebbe a
trovare. Ai bambini fa bene, di tanto in tanto, partecipare anche alla vita
degli adulti, si abitueranno a vedere il mondo che praticheranno per la maggior
parte degli anni che sarà loro dato di vivere.
O Come ospitalità.
Dell’ospite perfetto abbiamo già disquisito nelle Buone maniere del 17 di novembre: oggi richiamiamo il valore che fa
da ispiratore, che crea relazioni tra individui e gruppi e i rituali che le
celebrano e le fanno crescere. L’ospitalità, appunto. Secondo il dizionario
essa è l’atto di accogliere nella propria casa, nella propria città, nel
proprio Paese, una persona o un gruppo di persone che normalmente non ci
vivono. Come abbiamo più volte ribadito nelle righe sopra, come vedete, anche
qui si tratta di moti dell’animo più che di cose da fare o da non fare. Ed io
aggiungerei che, perché l’accogliere sia perfetto, bisogna che l’ospite si
senta come a casa propria. Quindi il clima deve essere disteso, le abitudini
della casa non andranno stravolte, ma adattate al viver bene in comune, non si
pretenderà che l’ospite svolga dei servizi, ma gli si permetterà di farlo e lo
si coinvolgerà amichevolmente nel buon andamento della casa. E ci si dedicherà
reciprocamente tempo e attenzioni di qualità.
Come outfit. L’abito giusto per ogni occasione! Sarebbe troppo lungo
elencarli tutti, ma poiché è tempo di stagioni teatrali, ricorderò alle nostre
attente lettrici che alla Prima si
usa l’abito lungo da gran sera e alle serate successive l’abito da sera corto;
i gioielli a teatro sono “quasi” d’obbligo; il cappotto va sugli abiti da
giorno o da sera corti, per abiti lunghi è meglio una mantella; la sera e per
gli spettacoli al cinema o a teatro non va il cappello, ma la cappa con
copricapo sì; la borsa per la sera è una pochette piccolissima, per il
rossetto, un fazzoletto e la cipria!
U Come
umorismo. C’è una differenza tra
umorismo e ironia! L’ironia e, soprattutto l’essere autoironici, va bene sempre,
dovunque e con qualunque compagnia. L’umorismo andrebbe, invece, dosato e
calibrato a seconda del luogo in cui ci si trova, dell’occasione, delle persone
a cui ci si accompagna. Una barzelletta, a volte, è meglio tenerla per sé, che
propinarla a tutti i costi!
Come unghie. Una mano ben curata e pulita è un ottimo biglietto da
visita oltre che un dovere verso le persone a cui vi capiterà di porgerla
durante la giornata. Che abbiate le unghie corte o lunghe, smaltate o naturali,
è quindi “cura” la parola d’ordine. E soprattutto evitate di mangiarvi le
unghie! E se lo fate e non trovate un buon motivo per smettere, pensate a
quanto sia poco piacevole stringere una mano appena uscita dalla bocca altrui!
Come urla. Siamo allo stadio solo quando siamo allo stadio! Non si urla,
non si alza la voce, non si parla con un tono di voce troppo alto. No agli
schiamazzi di ogni genere e in qualsivoglia luogo!
Y Come Yes! Ora siete pronti ad affrontare ogni situazione ed occasione senza mai sfigurare. Andate a testa alta, paladini del bon ton!
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