La domenica della grammatica del calcio
Oh, ma guarda chi si rivede!
Ce ne eravamo liberati, e ora
sono tutte in gran spolvero a piangere crisi, sconfitta e delusione per questa
retrocessione in C, ops, scusate, Lega Pro, che ormai sembra inevitabile, a cinque
punti dalla vetta della classifica. Dai, tornate a guardarvi il calcio che
conta, lasciateci in pace che portate evidentemente sfiga, portate il vostro
disfattismo fuori dal sant’Elia: è contagioso. La situazione delle ultime
settimane non è entusiasmante neanche un po’, è vero, ma all’inizio di
settembre ce l’eravamo detto, o no? “Il campionato di B è lungo e difficile, ci
sono squadre affamate e agguerrite, è impossibile concluderlo senza aver
passato momenti difficili, e noi in allora saremo con la squadra ancor
più che nelle vittorie. Ogni punto è prezioso, perché se arriveranno periodi di
calo, e arriveranno, sarà importante avere un vantaggio da parte e ancor più
sarà importante il sostegno dei tifosi che ci sospingeranno fino all’ultima giornata
e ci porteranno fuori dai momenti difficili”. Non l’ho sognato, l’avevamo
detto, no? Ecco, il momento difficile è arrivato. Cosa facciamo? Un bel
piagnisteo collettivo? Scateniamo l’inferno? Ci fermiamo, respiriamo e
ripartiamo? No, cugurriamo! Anzi, cugurrate, perché io me ne tiro fuori. Mi
prendo le mie responsabilità: evidentemente il mio blocco dello scrittore non
porta bene. Devo rimediare, spero di riuscire a farlo, e mi cruccio di aver
saltato così tante settimane di cronaca calcistico-apotroppaica. Poi possiamo
analizzare l’andamento del gioco: i mincidissi che fine hanno fatto? L’energia
e la voglia di giocare di inizio campionato si sono un po’ sbiadite, bisogna
ammetterlo. Ma le cugurre… le cugurre se le vogliono prendere le responsabilità
delle loro azioni? Voglio dire, a inizio anno erano tutti spariti, ché la B non
è interessante. Poi, appena il profumo di vittorie si è fatto persistente
nell’aria sono tutti saltati sul carro del vincitore.
Ora, il salto del carro è
uno sport sgraziato e molto poco dignitoso, ma scambiare uno che sta vincendo
con uno che ha vinto è un errore imperdonabile! È una questione di aspetto
verbale, in latino e in greco lo si capisce molto meglio: tema del presente,
tema del perfetto. Nel primo si esprime un’azione nel momento in cui avviene:
l’azione è dinamica, in divenire e quindi modificabile. Chi parla di calcio con questo aspetto verbale o è un cronista o è una cugurra (molto spesso entrambe
le cose). Poi c’è il tema del perfetto: azione finita, conclusa, non modificabile.
Hanno voglia le cugurre di parlare: non si può cambiare ciò che è perfetto. Per
esempio: "L’anno scorso siamo retrocessi, quindi quest’anno giochiamo in B": siamo
retrocessi è un passato prossimo, in latino perfetto, indicativo. Condizione
provocata dalle cugurre, ma attualmente non modificabile. Su questo potete dire
tutto quello che volete. Giochiamo: tempo presente. Penso che siate, in quanto
nostri lettori, abbastanza intelligenti da capire se e come dobbiate aprire la
bocca in questo contesto.
Altro esempio. "Quarantasei anni
fa la città di Cagliari si svegliò in festa; anzi non si svegliò per nulla,
visto che la notte del 12 non era andata a dormire: avevamo vinto lo scudetto!" Analizziamo: svegliò, passato remoto, in latino si tradurrebbe con un perfetto, quindi l’evento non è modificabile. Era andata, avevamo vinto: trapassato prossimo, in
latino si tradurrebbe con un verbo formato dal tema del perfetto, che esprime
quindi un’azione non modificabile, ma non ci si accontenterebbe di un semplice
perfetto. Lo scudetto del Cagliari è piuccheperfetto. Il latino lo sa, la grammatica lo sa,
sappiamolo tutti!
Detto questo, cosa posso aggiungere?
Sono troppe le partite che dovrei raccontarvi, sarei troppo lunga e rischierei di risvegliare
pensieri malinconici. Direi che tra infortuni disgraziati, pareggi rocamboleschi,
vittorie epiche e sconfitte stregate l’analisi di Storari è sintetica ma
esaustiva: "Dobbiamo scuoterci". Giusto! Risvegliamo il mincidisso che c’è in noi
e andiamo dritti, entusiasti e sicuri verso il nostro fulgido destino, portando
ognuno a termine il proprio compito con dedizione: i giocatori giochino, i
tifosi tifino e tutti insieme accoppiamo le cugurre!
Ed ora passiamo ai Rossoneri,
quelli belli, anzi bellissimi. Non pensiate che ci siamo dimenticate di voi!
Abbiamo seguito e sofferto partita dopo partita di questo primo e difficile
campionato di Eccellenza e ora siamo arrivati agli sgoccioli. Domenica prossima sarà
importantissima, ci si ritrova contro il Monastir e sarà come fosse un'altra finale.
Allora ragazzi, noi siamo concentratissime e facciamo appello alla grammatica: tutto quello che bisogna fare domenica
è trasformare il campionato presente in un campionato perfetto, tutti insieme,
squadra e tifosi, con un solo coro: forza Tonara alè!
E adesso zitti tutti, parte il
prepartita!
Intanto nell'Olimpo: ci fosse uno che chiude la porta!
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