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Il Regno della Perfezione

Immagine da Web

   In un tempo lontano, in un castello del Grande Nord, viveva un Re che aveva dodici figliole. Si racconta che la Regina fosse bellissima, la Bellezza in persona, scesa a visitare il Mondo: ma questa visita era stata davvero molto breve e la Regina era tornata al Regno della Perfezione, a cui apparteneva, poco tempo dopo aver dato alla luce l'ultima delle sue bambine. Le Principesse erano belle come il Sole, perché conservavano ciascuna un raggio di Bellezza della loro amata Mamma.

Il Re era rimasto molto rattristato dalla perdita della sua sposa e aveva paura che potesse accadere qualcosa di brutto alle sue figliole, così aveva ordinato che le Principesse non abbandonassero mai il castello, né giorno né notte, e che non praticassero le tre Arti della perfezione, la Danza, il Canto e la Musica. Le fanciulle, oltre che belle, erano sagge e prudenti: obbedienti, rispettavano del tutto il volere del padre.

La vita procedeva tranquilla, se non fosse per un unico piccolo particolare: ogni mattina le fanciulle avevano bisogno di un paio di scarpe nuove, perché durante la notte, misteriosamente, le scarpe che avevano indossato il giorno precedente si consumavano. Il Re si insospettì e, all'insaputa delle figlie, decise di scoprire cosa facessero e dove andassero, ogni notte, le Principesse. Chiamò i più valorosi Cavalieri del Regno e affidò loro questo incarico: “Scoprite perché e come le mie figliole ogni notte consumano un paio di scarpette nuove! Chi di voi lo farà, potrà scegliere in sposa la Principessa che preferisce e diventerà mio erede”.
Passò molto tempo, ma nessuno dei Cavalieri riuscì a venire a capo dell'arcano. Allora si offrì di provarci un povero sguattero che viveva e lavorava nelle cucine del castello. Ben presto, però, si accorse di non sapere come portare a compimento l'impresa e si convinse che il Re l'avrebbe messo a morte. Così se ne stava davanti al focolare, immerso nei più cupi pensieri quando, in un rivolo di fumo, apparve una vecchia: “Prendi il berretto-non-ti-vedo, con questo potrai scoprire tutto ciò che vorrai”, gli disse. Pronunciate queste parole, la vecchia sparì.
Vicino al focolare, rimase un berretto rosso e il giovane decise di provarlo quella notte stessa. Mentre il Re e le Principesse erano a tavola, per la cena, infilò il berretto, sgattaiolò senza esser visto nella stanza delle fanciulle e si mise in attesa. Arrivò la notte, le fanciulle andarono a letto e spensero le candele. Non accadde niente fino a che il castello fu immerso nel più grande buio e nel più completo silenzio e in esso si fu perso anche l'ultimo dei dodici ritocchi della mezzanotte.
Allora la più giovane delle Principesse accese un lume, si alzò e svegliò le sorelle. Insieme spostarono i letti e nella parete si aprì un passaggio, dove si infilarono leste, con lo sguattero che indossava il berretto-non-ti-vedo dietro di loro. Alla Principessa più giovane sembrò che qualcuno pestasse l'orlo del suo lungo vestito e lo disse alle sorelle. Ma esse proseguirono senza pensarci.
Scesero e scesero, che quanti gradini scesero dirvi non so. Arrivarono ad un boschetto dove crescevano dei fiorellini d'oro. Lo sguattero colse un fiorellino d'oro e tutto il boschetto rumoreggiò e mormorò. La più giovane delle Principesse lo udì e lo disse alle sorelle. Ma esse proseguirono senza pensarci.
Andarono e andarono, che per quanto tempo camminarono dirvi non so. Arrivarono al Palazzo dello Zar Appassionato. Là c'era una grande festa con Musica, Danza e Canti. Alcune delle Principesse si misero a suonare come se le loro note potessero arrivare fino al Regno della Perfezione. Altre iniziarono a cantare come usignoli e la loro voce raggiunse altezze così vertiginose che sembrava potessero sfiorare il Regno della Perfezione. Le ultime si misero a danzare e i loro passi leggeri presero ali come se fossero capaci di arrivare al Regno della Perfezione.
All'alba la festa finì e le Principesse corsero a casa e si infilarono dentro i propri letti appena in tempo per essere svegliate dalle ancelle, come ogni mattina.

Lo sguattero chiese udienza al Re e raccontò ciò che aveva scoperto. Allora il sovrano fece chiamare le dodici figliole e le interrogò sul perché la notte andassero nel Regno Sotterraneo dello Zar Appassionato. Le fanciulle negarono tutto, ma lo sguattero aveva una prova: il fiorellino d'oro del boschetto! Il Re tuonò le sue sentenze: il passaggio segreto nella stanza delle Principesse fu chiuso, lo sguattero fu fatto Primo Cavaliere del Regno e scelse come sposa la più giovane delle Principesse.

Non so dirvi come finì la storia, se il Cavaliere e la Principessa convolarono a giuste nozze e vissero felici e contenti come nelle migliori favole, perché del castello del Grande Nord, del Re e delle sue dodici figliole s'è persa memoria.

Ma le antiche tradizioni ci raccontano che la Bellezza perfetta, prima o poi, fa ritorno al Regno della Perfezione, perché il Canto la chiama, la Musica l'accompagna e la Danza la conduce.
E il Regno Sotterraneo, le cui porte si chiudono e si riaprono, chissà come, chissà quando e chissà dove, ne mantiene memoria e la trasmette a chi sa essere Appassionato come il suo Zar.
Ecco perché io credo che andò come ora vi racconterò.

La Principessa pianse e pianse, perché non voleva andare in sposa alla sguattero divenuto Cavaliere. Non so dirvi quanto pianse, ma pianse tanto che il pianto, ad un tratto, spense il raggio di bellezza che aveva ereditato dall'amata Mamma. Il Re non si lasciò muovere a compassione e, adirato con le figliole per la loro disobbedienza, ordinò le nozze ed esse furono celebrate con grande sfarzo.
Passò del tempo, fu poco o fu tanto dirvi non so, ma un bel giorno la Principessa cominciò ad andar scalza e mai più mise le scarpe in vita sua. Da allora, pian piano, un raggio di Sole tornò ad illuminare il suo viso, e ogni giorno la sua bellezza diventava più perfetta.
Vissero insieme a lungo i due sposi, ma quanto a lungo dirvi non so. Però so che la Principessa non seppe mai del berretto-non-ti-vedo e il Cavaliere, un bel giorno, si svegliò e non la trovò.
E ancora oggi ne ignora il perché.

Questa storia è liberamente tratta e adattata da una favola russa tradizionale: Le Danze notturne.



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