La domenica degli sfigati
A volte mi capita che qualche superficiale
conoscente si stupisca della mia incontenibile passione per il calcio. Stolto! Non
pago dello stupore a volte mi capita che provi a redimermi con i soliti, giusti
per carità, discorsi sull’immoralità di certi stipendi, sulla corruzione, gli
interessi, l’inconsistenza, gli eccessi dei tifosi… Ma io se penso al calcio
penso ad altro, vedo tutt’altra cosa.
Se penso al calcio penso ai
ragazzini. Penso a scene tipo…
“Eh, mi hanno cambiato di banco perché i
professori volevano che socializzassimo tra ragazzi e ragazze. Io ho avuto
culo, mi hanno messo con lei ed ero troppo contento e quando è arrivata a scuola
io sono corso a dirglielo! Eh… però lei si è arrabbiata e mi ha detto che con
me non ci vuole stare e che sono antipatico. Oh, ci sono rimasto malissimo, non
è giusto… Però… oh, ho il pallone nello zaino, giochiamo a calcio?”.
Come si
può non amare una cosa così, che fa tornare il sorriso nel pieno della prima delusione
d’amore della vita di un quindicenne? Il calcio è questo, un sorriso nella sfiga,
e per questo, per godere davvero delle vittorie bisogna aspettarle,
desiderarle, sfiorarle, lasciarsele scivolare via, prima di afferlarle e
stringerle forte. Insomma, i veri eroi del calcio, che giochino o tifino, sono
un po’ sfigati. Finché non vincono. E allora non ce n’è per nessuno, neanche
per la bella della classe.
E siccome noi un po’ sfigate lo
siamo, abbiamo aspettato sabato come se fosse la giornata più importante dell’anno,
e in effetti lo era. Cavoli se lo era.
Iniziava il week end che poteva
decidere tutto, e noi dovevamo essere pronte.
Devo dire che lunedì sera, a fine
settimana concluso, eravamo davvero felici e soddisfatte.
Sì, lunedì, che
mentre Ranieri volava e noi ballavamo, il Leicester diventava campione d’Inghilterra.
Ora ve lo posso dire, io ho seguito passo passo l’impresa del mio Mister, ma
non potevo contravvenire alla regola numero 1 del tifoso scaramantico, dovevo
tacere.
Non è stato facile, ma per “alè alè alè Claudio Ranieri” questo ed
altro! Quanto ho temuto quando tutte quelle brutte cugurre belzavano sul carro del
vincitore quando ancora non aveva vinto! Ma nulla, nulla è più invincibile di Claudio Ranieri quando sposa
una causa persa. Lo sappiamo bene a Cagliari, dove giovane e sconosciuto portò
un’armata di sfigati d'ogni sorta a diventare la squadra del miracolo rossoblù, secondo solo allo scudetto. Quanta gioia portò in città salire in serie B, poi
volare in A e conquistare la salvezza! Non l’avrebbe detto nessuno, e nessuno avrebbe pensato che il gioco
scaturito da quella squadra avrebbe continuato a far sorridere tutta la città
al solo pensiero. Eppure è così: tu a Cagliari dici "Matteoli arrodugò" e tutti sorridono e
sospirano di nostalgia. Non è che abbiamo vinto nulla in quegli anni, ma
son stati così, come una magia! Perché Ranieri non è un allenatore normale, che
fa vincere le squadre destinate a vincere, ma è un mago e fa vincere la magia
del calcio: fa vincere gli sfigati.
A lunedì sera, poi, eravamo
arrivate già felici, perché domenica il Leicester aveva agguantato un pareggio
difficile con il Manchester e ci aveva riempite di orgoglio, perché noi ragazze
abituate a soffrire con squadre come il Cagliari gioiamo più per un pareggio
difeso con le unghie e con i denti che una vittoria facile. Perché il calcio
vero è per quelli come noi (sfigati), ricordatevelo sempre.
E, comunque, venivamo da un sabato pomeriggio era
successa una cosa meravigliosa.
Sabato pomeriggio né io né Violet
potevamo seguire le partite. Perché se il calcio è degli sfigati, sfiga vuole e
pretende che tu sia impegnata proprio il giorno x. E non ci puoi fare nulla, perché eri impegnata da prima che fosse deciso il giorno x. Il giorno dei play out, il giorno del dentro o fuori. Il giorno per dimostrare che questa promozione acciuffata dopo
che anche l’ultimo treno era passato in realtà era più che meritata. Di che
parlo? Se avete fatto questa domanda pentitevi della vostra ignoranza e
redimetevi subito. Parlo del Tonara, ovvio. Tonara – Selargius, chi vince resta
in Eccellenza, chi perde torna in Promozione. E il Tonara ci vuol restare tanto
in Eccellenza, tolto il fatto che, dobbiamo dirlo, il Selargius per quest’anno
le palle le ha rotte già abbastanza. È la partita più importante di giornata,
Violet lo sa e lo ricorda a Nonna Nenna, io ovviamente approvo. Concentrazione massima,
scaramanzia a livelli eccelsi. Alle 18.00 prendo il cellulare per cercare
aggiornamenti sulla situazione.
Batteria scarica. Ma come? Era fermo in borsa!
Batteria scarica a causa di ottantaduemilaquattrocentoventitrè messaggi su whatsapp
sulla chat delle colleghe. Ma porca miseria! Accenditi, accenditi, accenditi,
ti prego, ti prego, ti prego! Si accende, ma non faccio in tempo a provare a
chiamare che “quattrocentocinquantuno messaggi non letti”, e nuova catalessi dell'aggeggio. Allora permettetemi
di tornare un attimo alla domanda da cui partiva questo mio post: “come fai a
seguire il calcio? Perché?”. Ma perché non lo seguite anche voi, o non seguite
il badmintong o il carling o non vi date ai campionati di corsa a su corru e sa
furca, anziché macellare l’anima al prossimo con lagnanze di lavoro di sabato
sera, quando il cellulare serve a vedere i risultati delle partite?
Tornando a noi, torno a casa e
Violet mi dice: il Tonara ha vinto!!!! Doppietta del nostro nipotino!!!! Il nostro
Calaresu… non poteva che farlo lui il miracolo, non ce ne voglia nessuno. Doveva
andare così, all’ultimo minuto, con tutto il cuore di una squadra che è
inciampata spesso quest’anno, ha sbagliato delle partite, ne ha fatto scivolare via altre, ma non ha mai smesso di crederci. Come
il paese che l’ha fatta volare, un paese intero al campo di calcio a cantare
sotto la pioggia fino all’ultimo minuto, anche quando il sogno sembrava potesse
sfumare. Sarà che Tonara è un paese di poeti, ma sembra di raccontare una
poesia. Perché tutti, la squadra e la sua voglia di vincere, il paese e i suoi
cori, hanno caricato a pallettoni lui, il Cala, il bomber che quest’anno
sembrava non segnare abbastanza, che qualcuno diceva non fosse all’altezza di
un campionato di Eccellenza, finché non ha segnato la doppietta che serviva,
quando serviva, come fanno i giocatori simbolo. Quelli che non segnano solo con
i piedi o la testa, ma soprattutto con l’amore per una maglia. Che poi è amore
per un paese, perché come diceva Pavese ne “la luna e i falò”: “…un paese ci
vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non
essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di
tuo…”. E così, dalla pioggia alla birra, vissero tutti eccellenti e contenti.
E infine c’è su Casteddu meu ‘e
su coro. Non abbiamo potuto sentire la partita ed è finita 2-2, festa
rimandata. Che sfigati! Violet ed io lo sappiamo di chi è la colpa, e se non
smette di portare sfiga ci vendicheremo dando nome, cognome, indirizzo e ascia
bipenne in omaggio, ma per ora va bene così. Perché Efisi Martiri Gloriosu lo
sapeva che se il Cagliari fosse stato promosso il 30 aprile, il 1 maggio Carlo
Felice sarebbe stato liberato nottetempo dalle bandiere, e non sta bene. E poi, comunque
vada, il Cagliari la prossima puntata avrà uno stiletto tutto per lui, visto
che mister Ranieri e il Tonara hanno già fatto il loro dovere. Sembra
impossibile ma sarà il primo stiletto dedicato a una sola partita e uuna sola squadra... su Casteddu
se lo merita, no? Anzi, me lo merito io!
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