È giunto il Vento.
E mi trovo a volare
leggera sulle sue ali. Volteggio, della Danza eterna. Mi lascio
trasportare, chissà dove, separata dalle mie sorelle a cui stringevo
forte le mani fino a poco fa.
È giunto il Vento.
È amico il vento in
quest'Isola di Smeraldo, porta il profumo dell'Oceano. Lo diffonde,
lascia che intrida ogni cosa: è salsa la terra e l'aria, la spiaggia
e la brughiera, i prati e le pietre.
È giunto il Vento.
Reca mille voci. Parla
molti linguaggi. Parla e racconta. Dell'oggi e di tempi lontani. Del
perdersi l'uno negli altri e del ritrovarsi vicini, a guardarsi negli
occhi e sfiorarsi, come uno specchio dell'Ora che rende presente
l'Allora che fu.
È giunto il Vento.
E racconta. Racconta di
quando i Folletti, gli Elfi e le Fate del Sole correvano liberi tra
queste lande, non temendo i passi grevi dell'uomo e i suoi rozzi
calzari. Racconta la fuga degli Elfi nei boschi più fitti. Racconta
di come i Folletti cercarono rifugio nel ventre della Terra.
È giunto il Vento.
Se annusi a fondo, puoi
sentire ancora il gusto acido della paura che attanagliò le Fate del
Sole quando scoprirono di essere rimaste sole a danzare sui prati, a
correre leggere sulle contrade ormai battute dagli uomini. Vivevano
di Luce, le sorelline, di Luce, d'aria e di Vento, non potevano
seguire gli Elfi e i Folletti.
È giunto il Vento.
Se tendi l'orecchio porta
il pianto accorato di mille e mille Fate, ferite sotto le suole
pesanti delle scarpe degli uomini. Porta le voci sottili e i richiami
delle Fate Anziane che radunarono l'Assemblea nella grande Radura.
Porta il battito all'unisono del cuore delle Fate, quando decidemmo
di non abbandonare la nostra Terra, l'Isola di Smeraldo, perché la
Madre ce l'aveva affidata, e siamo Figlie fedeli!
È giunto il Vento.
E, ogni volta che giunge,
danziamo nei campi, Fate del Sole. Il nostro Spirito abita il più
umile tra tutti i fiori, il Tarassaco dalla gialla corolla. Per
questo, se lo calpesti, torna subito ritto: perché il cuore delle
Fate è indomito e nessuno potrà spezzarlo e interrompere la Danza
della Vita.
È giunto il Vento.
Noi Fate bambine, a
primavera, vestiamo gonne leggere. Sono fili di libertà e d'amore
che le Fate Madrine hanno ricamato di trasparenza di Cielo. Ci
stringiamo, ci teniamo la mano. Finché viene il Vento dell'Oceano e
ci porta a danzare con sé.
E sarà danza di Vita,
trovare una contrada da chiamare Casa. E sarà danza di Piccola
Morte, posare il capo sull'umida Terra e abbandonarsi al sonno nel
canto del suo grembo. E sarà danza di Rinascita, aprire gli occhi un
giorno, gialla corolla di fronte al Sole, a danzare in un prato
verde, baciato dalla rugiada, la vita che non muore.
Il tarassaco, o dente
di leone, nelle credenze popolari europee è definito un fiore magico
e soprannaturale grazie alla sua tenace sopravvivenza. Una leggenda
irlandese racconta come, quando l'uomo popolò l'isola, che fino ad
allora era stata abitata da gnomi, fate, folletti ed elfi, le fate si
rifugiarono nella sua corolla color del sole per non essere
calpestate dai nuovi abitanti, molto più grandi di loro e
soprattutto non dotati della facoltà di percepire la presenza di
forme di vita diverse dalla propria. Da questo, prende avvio, il
breve racconto che si libra nel vento come i semi di un Soffione.
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