Cari amici... è ancora Natale!
Anche quest'anno, dopo la letterina vincitrice vi proponiamo alcune letterine che, secondo noi, meritano attenzione: sono modi diversi di vedere questo tempo, di parlare con il Vecchino dalla barba bianca e dal vestito rosso, con affetto e confidenza che si rinnovano di anno in anno...
Caro Babbo Natale, quest’anno sono stato buono……
Lo so che stai ridendo, vecchio sciamano, nella tua yurta di pelli di renna, unte di grasso di foca perché restino morbide e impermeabili.
“Tutti gli anni quel pigrone d’orso mediterraneo si fa sentire con qualcuna delle sue storie! Sempre quando sono più incas..ehm, indaffarato a preparare doni, incanti, pozioni, a fare su e gù tra Sotto e Sopramondo per parlare con gli Spiriti degli Elementi, per imparare cosa fare e come farlo, per i mille postulanti che si affollano attorno alla mia radura….”
So che leggerai comunque, vecchio amico. Le tue vesti rosse e bianche profumano sempre dei fumi delle Sette Essenze, hai abbastanza millenni sul groppone per sapere quando far riposare e mangiare le tue renne, e svagarti un po’ con le mie bizzarrie. Di questo ti sono grato.
Caro Babbo Natale, quest’anno sono stato buono. Ho tagliato i capelli e bruciato le mie vesti. Ho scoperchiato il vaso di Pandora di trent’anni e passa di paure, incertezze, frustrazioni, dubbi, oscurità nuove ed antiche, ho cavato un tappo di più di venticinque chili di grasso, di mangia che ti passa, di “se sono grosso le persone non possono ignorarmi”.
Ho guardato nello specchio di tutti i giorni, caro Babbo Natale. Ed ho visto le mie fragilità, la mia emotività mostruosa, la mia ansia patologica. Ho capito perché mi è abbastanza facile cogliere i segnali delle altrui depressioni….perchè è un verme che striscia anche in me.
Anno prossimo sono cinquant’anni, caro Babbo Natale. Ma non li do per scontati.
Troppe cose accadono nello spazio di un secondo. Piccoli immensi amori diventano un fagotto inerte tra le tue braccia. E devi lasciarli andare. Cose che credevi importanti, doveri che pensavi ti dessero valore, li scopri come inganni dell’Ego. E devi lasciarli andare.
Devi prendere le medicine, piccolo Orso. Devi stare attento a come mangi, piccolo Orso. Devi bere con moderazione, piccolo Orso. Devi smettere di incazzarti quando qualcuno ti dice “devi” con il tono gentile di chi non ha bisogno di aggiungere “ti prego, amico, fallo per dare sollievo al tuo corpo e in parte alla tua mente”.
Io bestiaccia orgogliosa che odia profondamente il sentirsi rammentare i doveri che conosce bene, perché gli abitano dentro da sempre. Ma le lezioni di umiltà sono curative, sempre, caro Babbo Natale.
Ecco, caro Babbo Natale, vorrei da te un dono importante, un dono fondamentale.
Il dono del lasciare andare.
“Abbracciamoci. Dammi la mano. Dammi un bacio. Dimmi che mi vuoi bene”.
In amore, in amicizia, sempre ho avuto bisogno di conferme tattili, nonnino della radura di betulle e pini neri. Di sentirmi sentito, di una carezza, di un gesto semplice di presenza.
Eppure l’amore non ha bisogno di baci. E l’amicizia di pacche sulle spalle. Non guastano ma non sono fondamentali, neanche un po’.
Io cerco cammini solitari, perché è da un po’ che ho smesso di guardare il mondo con gli occhi dell’uomo, e lo guardo con gli occhi della Selva. Non è questione di meglio o peggio, è questione di pelle. Di riconoscersi in quel che si è. E io questo sono. Ora orso, ora gabbiano, ora talpa, ora muggine….. ora ghianda, ora quercia. Io sono un sacco vuoto, da riempire secondo il Sentire che mi abita. E quel Sentire cambia.
Ti chiedo il dono di lasciare andare. Di lasciare andare chi amo, se sceglie, o se gli è imposta, una nuova Via.
Di lasciare andare tutto, ma proprio tutto il superfluo. Anche la maionese nella piadina con il prosciutto e l’insalata.
Di lasciare andare me stesso, finalmente, incontro a ciò che sarà, senza struggermi mille e mille volte pensando “come sarà quando sarà cosa sarà”.
Ti chiedo, caro Babbo Natale, il dono del coraggio. Per affrontare ogni nuova sfida. Inclusa quella di lasciare andare me stesso incontro all’Oltre, senza pensieri, senza rimpianti. Accade ogni giorno, e chi resta sopravvive, o vive, o rinasce più vivo che mai. Non ti chiedo corsie preferenziali.
Però, nonnino, sono tanto tanto tanto stanco.
I soldi, la serenità, la gioia, la salute, donali a tutti coloro che amo, specie alla cerchia dei miei affetti più cari.
A me regala solo un passo leggero. La forza del sorriso.
E lasciami spiegare le ali, incontro all’Aurora.
Che l’Orso possa finalmente diventare il bianco Gufo delle Nevi.
Vischio, abete e agrifoglio sulla tua porta, Babbo Natale.
Vino speziato e biscotti di cannella per il tuo ristoro, vecchio Sciamano.
Fieno fresco e ghiotti licheni per le tue Renne, Viaggiatore.
Felice festa della Luce, Babbo Natale. Felice festa a tutte e tutti.
Arth.
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