Caro Babbo Natale, è qualche giorno che ti penso, ma ho
trovato solo adesso il tempo per fermarmi a scrivere, spero non sia troppo
tardi! E così, davanti alla fiammella della stufa e sotto la mia fida copertina
rossa mi è passato un pensiero per la testa: ma le tue renne fanno come i
piccioni? Caro Babbo, dai, ma non sarebbe bello? No, non ti volevo chiedere se anche
le tue renne hanno i pidocchi, ci mancherebbe, lo vedo bene che sono lucide,
curate e profumate! Quel che ti volevo chiedere è… la fanno la cacca quando
volano? Se sì, avrei qualche idea e magari rideresti un po’ anche tu nel fare
qualche scherzetto tra un dono e l’altro. Ce lo meritiamo un po’ di
divertimento, no? Caro Babbo Natale, quest’anno sono stata buona! Sì, renne
cagone a parte, sono stata buona davvero! Ho cercato di essere paziente e
comprensiva, ho provato ad essere sorridente e gentile con tutti e a portare sempre a
spasso con me un po’ d’allegria per rendere le giornate migliori. Sono
stata buona, ne sono certa, e vorrei tanto un regalo. Io lo so che tu lo sai il
regalo che vorrei. Ti immagino già sorridere e scuotere la testa pensando “benedetta
ragazza, sempre lo stesso!”.
Caro Babbo Natale, la faccio breve, vorrei delle scarpe rosse! Ecco,
stai ridendo, lo so! Ma, Babbo, perché non chiami anche Gesù Bambino e leggete
insieme questa mia letterina? Ho un’idea per fare il mondo un po’ più bello!
Caro Babbo Natale, caro Gesù Bambino, potrei avere per
Natale delle scarpette rosse? Quest’anno sono stata buona e il prossimo voglio
esserlo di più. La renna cagona era una grande idea, ma quella che mi è venuta in mente adesso lo è ancora di più. Non portate scarpe rosse solo a me, portatene un
paio ogni persona al mondo! Un paio per ciascuno, e il mondo sarà più
bello, fidatevi!
A scegliere i modelli più adatti vi aiuto io, sono un’esperta,
vi assicuro!
Dice il proverbio che prima di giudicare un uomo bisogna
camminare per tre lune nelle sue scarpe, chissà che non funzioni davvero far
passeggiare tutti con i piedi di rosso vestiti!
Per prima cosa scarpette rosse brillanti, come quelle di
Doroty del Mago di Oz, per tutti quelli che non sanno sognare. Per chi si fa
intorpidire l’anima dal cinismo e passa la vita a criticare gli idealisti. Per chi
sa già tutto della vita e crede che domani non ci saranno sorprese. Facciamogli
indossare le scarpette che portano in un mondo incantato, perché capiscano
quanto sia complicato sognare, quanto sia dura sembrare matti o ingenui solo
perché la mente e il cuore volano e trovano pace e gioia nella poesia e nella
bellezza. Quanto impegno ci vuole per creare mondi di sogno che regalino un sorriso. Magari capiranno, magari guarderanno dietro l’arcobaleno, magari
canteranno camminando per strada. Forse si spaventeranno e si autodenunceranno,
chi lo sa. Ma avranno pur sempre indossato delle scarpe deliziose!
Scarpette rosse di vernice a tutte le bimbe rifiutate. Alle bambine
nate in luoghi dove quando nasce una femmina si pensa che sia una disgrazia. Scarpe
rosse in vernice per capire com’è bello sentirsi preziose, cosa si prova a
guardarsi allo specchio e pensare: “oh, che bella, pupa!”. Scarpette in vernice
per insegnare agli occhi delle bambine a sorridere.
Décolleté rosse a punta e tacco a spillo, sette centimetri. Le
scarpe di Marilyn in dotazione a tutti i soldati, a tutti gli eserciti, a tutti quelli che fanno la guerra. Perché se battono troppo forte i piedi a terra si
spezzi il tacco e non possano camminare se non zoppicando. Perché se marciano
con quelle scarpe possano dire addio alle caviglie. Perché bisogna camminare
con grazia e delicatezza per non perdere l’equilibrio, ondeggiare per non
cadere. Perché capiscano che la fragilità e la bellezza hanno conquistato il
mondo.
Scarpe rosse assortite: sandali, ballerine, stivali, mary
jane, francesine… le scarpe rimaste sole dopo che la violenza ha spazzato il
resto. Il simbolo della femminilità ferita. Portatele agli uomini che alzano
troppo spesso la voce, che hanno le mani più veloci del pensiero, a chi più che
“amare” “possiede”, a chi pensa di poter giudicare e punire. Alle donne che
pensano che in fondo “se l’è cercata”. A tutte le mamme e i papà, a tutti
coloro che sono, per qualche motivo, chiamati ad educare gli uomini e le donne
del futuro, per tenere sempre presente che la bellezza deve essere protetta,
che tutto ciò che attira lo sguardo e con esso l’invidia e la gelosia è
difficile da portare, ma è meraviglioso. Perché quelle distese di scarpe rosse,
tutte diverse, sembrano apparenza, ma sono l’essenza persistente di ciò che una
rabbia ceca e vigliacca ha provato a cancellare. Perché tutti ricordino che la propria essenza va
portata, sempre e comunque. E va difesa.
Per tutti scarpette rosse da ballo, caro Gesù Bambino, caro
Babbo Natale. Narra la leggenda che la bimba che, vanitosa, indossò le
scarpette rosse, non riuscì a smettere di ballare e fu trascinata da una danza
vorticosa all’inferno. Io non so, ma credo che sarebbe bellissimo se tutti
fossimo costretti a ballare. Se l’umanità diventasse una comunità che
attraversa il mondo a passo di danza, seguendo il ritmo della terra, del vento
e del mare. Se ci sforzassimo di passare nella storia sulle punte, di non fare
rumore quando cadiamo. Se ci guardassimo l’un l’altro per armonizzare i nostri
gesti. Sarebbe forse troppo bello, ma almeno potremmo indossare le scarpette
giuste per capire il senso della danza, che non dista tanto, credo, dal senso della vita.
Caro Babbo Natale, caro Gesù Bambino, che ne dite? Se l'idea vi è piaciuta io vi accompagno e vi aiuto, e se sarò stata buona magari ne resterà un paio anche
per me. Sono pronta ad indossare le scarpe di chi volete voi, sono pronta a
capire il passo di qualunque persona. Se poi il passo giusto per me fosse
quello che danno le décolleté che ho visto nel largo Carlo Felice, beh, ve ne
sarei davvero tanto tanto grata (il mio numero è il 35, non dimenticatelo).
Vi abbraccio vecchio Babbo e piccolo Bambino, e vi ringrazio
di tutto, dei doni e dei sogni. A presto!
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