Sole
A Cagliari (lat. 39°21’; lon.
9°13’; alt. 4m s.l.m.) il Sole sorge
alle 6:20 e tramonta alle 18:38.
Il 30 marzo alle 2:00 entra in
vigore l’ora legale.
Luna
Il 24 marzo, all’1:48, la Luna
entra nel suo Ultimo Quarto.
Il 27 marzo, alle 18:09, si troverà
al perigeo.
Il 30 marzo, alle 18:47, infine,
ci sarà la seconda Luna Nuova di
questo mese. Evento che nel 2014 è già successo una volta, a gennaio.
Cielo del Mese, i
Pianeti
Il 27 marzo, prima del sorgere
del Sole, si verifica una bellissima congiunzione
tra la falce di Luna calante e il pianeta Venere. I due astri si trovano al
limite tra le costellazioni del Capricorno
e dell’Acquario.
Osservando il cielo della notte
in questo periodo, verso occidente, spicca
ancora la stupenda costellazione di Orione,
con le stelle della cintura a formare una linea quasi retta: da sinistra sono Alnitak, Alnilam e Mintaka. Sotto
la cintura troviamo un gruppo di stelle in cui giace la Grande nebulosa di Orione, osservabile anche ad occhio nudo.
Completano la costellazione tre astri luminosissimi: Betelgeuse (una gigante rossa), Rigel
(azzurra) e Bellatrix (in alto a
destra).
I Santi
24 marzo: santa Caterina di
Svezia
25 marzo: sant’Isacco patriarca
26 marzo: santa Massima e san
Montano sposi
27 marzo: santa Lidia e san
Fileto sposi
28 marzo: san Castore di Tarso
29 marzo: santa Gladys
30 marzo: san Donnino
La Notizia del
Giorno… un Anno Dopo
Cagliari. Ora viene il bello (L’Unione Sarda, Edizione del 25 marzo
2013, p. 2 dell’inserto sportivo). Clicca qui per le Breaking news di quel
giorno.
Feste, Ricorrenze Curiosità
Il 24 marzo si celebra la Commemorazione di Ada Lovelace: per
ricordare le donne che si sono distinte negli studi scientifici, matematici e
tecnologici.
Il Lama Racconta
I luoghi sono come la gente. Esistono, vivono. Portano dentro delle
storie. A volte tristi, altre liete. E ce le narrano, se solo abbiamo occhi per
guardare e orecchi per ascoltare. Ma i luoghi, come le persone, portano dentro
anche dei desideri: sono storie fantastiche, di quelle che si dipanano tra il
sogno e la veglia, tra la veglia e il sonno. Spesso non raccontano ciò che è
accaduto realmente, ma dicono chi si è nel profondo. Perché i luoghi, come le
persone, sono molto più simili ai propri desideri che alla cruda realtà…
A volte i luoghi ce li racconta
un’immagine. Altre un suono, un profumo. A volte la memoria fa strani giri per
tornare ad un luogo conosciuto. Altre è un luogo sconosciuto che ti viene a
cercare. È la mente che lo cattura per un piccolo particolare, per una storia
appassionante, per una curiosità interessante. Altre volte, il luogo è comune e
quotidiano. Tutti ne abbiamo uno, almeno si spera, ma è diverso per ognuno: la
porta di casa propria. Nei tempi andati, nel periodo della Quaresima, le porte
delle case a Cagliari, come quelle di diversi centri del Sud della Sardegna -
ma anche altrove, perché si sa le tradizioni si propagano per vie spesso
intricate e imperscrutabili - erano “abitate”, o se volete ospitavano, una
bambolina semplice e povera: sa Pipia de
Caresima. La storia vuole che nei primi anni del Settecento arrivassero nel
Capoluogo le suore Cappuccine di clausura. Dicono che, povere e semplici, le
prime nove religiose, tutte di origine catalana, fossero giunte a piedi da
Sassari. E fossero presto ben accolte dalla popolazione, per l’assistenza
materiale e spirituale che offrirono fin da subito ai poveri e ai bisognosi che
bussavano alla loro porta. Si dice anche che, con le loro mani laboriose ed
infaticabili, lavorassero di tutto. Compresa la carta. E che, come avevano imparato
in Patria, in Quaresima ricavassero dalla carta delle piccole bamboline
decorate con sette gambe, da regalare
ai loro benefattori. Erano uguali a quella del monastero, con cui contavano le
domeniche che le separavano da Pasqua. La prima domenica dopo le Ceneri
si staccava la prima gamba e l’ultima sarebbe stata staccata proprio la mattina
della Festa più grande. Ma chi vedeva le bamboline donate dalle suore, prese a
imitarne la foggia. Così le donne e le bambine, nel preparare il pane, presero
a plasmare anche sa Pipia de Caresima. La si lavorava con cura, ma con semplicità,
ché l’attesa di Pasqua è tempo austero e senza fronzoli. È tempo di lavoro. La
si appendeva alla porta, a ricordare il tempo che si stava vivendo. E quello
che passava. E ancora una volta il miracolo del dono e della condivisione qui,
da noi, è miracolo del pane. Perché con il pane si fa tutto. Con il pane si
nutre il corpo e si sazia lo spirito. Con il pane si dona e si riceve. Con il
pane si impara e si insegna. Perché il pane è buono. Buono da mangiare e buono
per pensare (Sa Pipia ‘e Caresima, Violet
per La Rassegna Stronza).
Così Parlò zio Gecob
Limitarsi a vivere non è
abbastanza. C’è bisogno anche del sole, della libertà e di un piccolo fiore.
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