Sole
A Cagliari (lat. 39°21’; lon.
9°13’; alt. 4m s.l.m.) il Sole sorge
alle 7:23 e tramonta alle 17:52.
Luna
La Luna è crescente. Il 12
febbraio, alle 5:39, raggiunge l’apogeo.
Il 14 febbraio, alle 23:55 è Luna Piena.
Cielo del Mese, i
Pianeti
Nei primi giorni di febbraio Mercurio è ancora osservabile la sera.
Infatti, proprio a fine gennaio aveva raggiunto la massima elongazione dal Sole: è possibile individuarlo sull’orizzonte
occidentale, dove cala circa un’ora e mezza dopo il tramonto. Nell’arco di
pochi giorni, il pianeta si avvicina notevolmente al Sole, con cui si trova in congiunzione il giorno 15.
Successivamente ricompare al mattino tra le luci dell’alba. A fine mese sorge
circa un’ora prima del Sole.
I Santi
10 febbraio: santa Scolastica
11 febbraio: Beata Vergine di
Lourdes
12 febbraio: san Damiano di Roma
13 febbraio: santa Fosca e santa
Maura
14 febbraio: san Valentino
15 febbraio: santa Giorgia
16 febbraio: santi Elia, Geremia,
Isaia, Samuele, Daniele e compagni
Feste, Ricorrenze e Curiosità
L’11 febbraio è la Giornata Mondiale del Malato
Il 12 febbraio è il Darwin Day. Celebrato specialmente in
Inghilterra e negli USA ricorda il giorno della nascita del grande scienziato
ed è un’occasione per ricordare a tutti, con conferenze e dibattiti,
l’importanza dei valori del razionalismo e della laicità nella ricerca
scientifica.
Il 14 febbraio, non c’è bisogno
che ve lo ricordi la vostra Violet, è la Festa
degli innamorati.
Il Lama Racconta
I luoghi sono come la gente. Esistono, vivono. Portano dentro delle
storie. A volte tristi, altre liete. E ce le narrano, se solo abbiamo occhi per
guardare e orecchi per ascoltare. Ma i luoghi, come le persone, portano dentro
anche dei desideri: sono storie fantastiche, di quelle che si dipanano tra il
sogno e la veglia, tra la veglia e il sonno. Spesso non raccontano ciò che è
accaduto realmente, ma dicono chi si è nel profondo. Perché i luoghi, come le
persone, sono molto più simili ai propri desideri che alla cruda realtà…
Se fai una passeggiata al mare, nelle
spiagge di tutti i luoghi, credo, ma sicuramente nelle spiagge che io frequento
da sempre, si trovano costruzioni diverse, soprattutto di tipo militare.
Perché, si sa, “prima” il nemico sbarcava, e se non si presidiavano le coste,
rischiavi di trovartelo in casa senza nemmeno accorgertene. Se vai alla settima fermata del Poetto, meglio
conosciuta come “la Torre spagnola” ti imbatti, appunto, in una torre, una
delle tante della fitta rete di costruzioni per l’avvistamento e le
segnalazioni che, senza soluzione di continuità, accompagnano i più bei
paesaggi della mia isola. E, si sa, quante leggende le avvolgano e quante
storie si inventino, nella semplicità di chi poco ha studiato la storia o molto
vuole dimenticare una delle peggiori dominazioni che abbiamo dovuto subire. Ma
non vi voglio parlare della Torre spagnola, non oggi. Se percorri la spiaggia e
giungi alla riva, distesa su un fianco, quasi addormentata, a contatto con la
risacca del Mare che va e viene, nel suo eterno carezzare la Terra, c’è una “torretta”
di avvistamento della seconda Guerra Mondiale, costruita in orrido cemento
armato dai tedeschi. Bassa. Cilindrica. Nessuna apertura visibile. Solo delle
piccole fessure ad altezza d’uomo. A guardarla non si capisce come i soldati
potessero infilarsici, là dentro. E ancor meno, come potessero uscirne vivi,
dopo un turno, per esempio, in pieno agosto. Per noi, da bambini, era il luogo
dove nascondersi, dove arrampicarsi, dove sedersi in posizione precaria a
scrutare il mare. Ma non tutti sanno che, all’alba e al tramonto, vi si adagi
piano una piccola Sirena dai capelli ramati. Torna lì, a cercare un ragazzo che
conobbe un giorno lontano, quando le bombe cadevano nel mare turchese e, in
lontananza, sulla città di Cagliari. La Sirena, terrorizzata dalle esplosioni,
decise di andare a vedere cosa accadeva. Dentro la torretta stava Hans,
giovane, imberbe e biondo. Lei piangeva, scossa dalla paura e dal freddo. Non
immaginava che “fuori” potesse essere così freddo. Il sole stava per sorgere, e
quel giorno cielo e mare si confondevano, tra le prime luci dell’alba, e una
foschia, lieve ma gelida, avvolgeva tutto, come in un sogno. L’atmosfera era adatta
a tentare uno sbarco, nonostante la lunga spiaggia aperta, a parte il
promontorio della Sella del Diavolo. Per consolarsi e farsi forza la piccola
creatura marina cantava. Un canto dolce, come una nenia, come una ninnananna,
che dal profondo nasce e nel profondo trova un luogo ove riposare. Il giovane soldato
sapeva di non dover abbandonare la propria postazione, ma il cuore non gli
permise di lasciare sola una creatura così fragile e pura. Uscì. Si avvicinò.
Provò a parlarle, ma lei sembrava non capire. Allora iniziò a carezzarle la
schiena per scaldarla e l’abbracciò. Lei si volse e lo guardò negli occhi. Erano
turchesi, come il mare da cui il frastuono delle bombe l’aveva scacciata.
Nonostante l’abbraccio del giovane e le sue carezze aveva ancora freddo, ma
quegli occhi profondi e limpidi le entrarono dentro l’anima. E furono proprio i
suoi occhi a calmarla e a farla riprendere. Durò poco quel magico momento. Durò
un istante. Ma fu eterno. Infatti, il tentativo di sbarco al riparo del
promontorio, poco distante, avvenne. I soldati alleati scivolavano veloci lungo
la spiaggia e catturavano le sentinelle ai posti di vedetta. Lui, distratto
dalla presenza della bella Sirena, si accorse tardi del loro arrivo. Allora le
disse di scappare e, per proteggerne la fuga, sparò contro coloro che
arrivavano. Lei, veloce, era già lontana, quando risposero al fuoco del ragazzo
e lo freddarono sul luogo. La Sirena tornò, mentre le ombre del tramonto si
allungavano tutt’intorno, e lo cercò la mattina successiva, prima dell’alba. Ma
dalle fessure della torretta di avvistamento fissavano il mare due occhi neri
come la pece. Tornò ancora e ancora e di nuovo. Ad un certo punto non ci fu più
nessuno a scrutare il mare dalle fessure e, più tardi, la stessa torretta,
vuota, si adagiò sul fianco, come a riposare. Ora il mare non era più scosso
dalle bombe e lei non aveva più paura. Ma tornò. E continua a tornare. All’alba
quando non c’è nessuno. Dopo il tramonto. E sta lì, dove il mare passa sulla
terra e la terra si perde nel mare. Quando la notte dà spazio al giorno e il
giorno scivola nella notte. Continua a tornare, come se fossero passati pochi
giorni, poche settimane, o pochi mesi ed Hans fosse ancora di vedetta, con i
suoi occhi color del mare. Ma si sa, per le creature che percorrono i sentieri
al nostro fianco, senza essere udite, o nuotano accanto a noi, senza essere
viste, il tempo non è uguale al nostro. Il tempo non è importante. Perché, in
fondo, la Sirena lo sa, e lo sappiamo anche noi, che gli occhi turchesi di Hans
continuano a scrutare il mare e aspettano un guizzo ramato e un canto dolce e
profondo come una ninnananna. E per questo ha senso il suo tornare dove il Mare
accarezza la Terra. Quando il Giorno abbraccia la Notte (Hans e la Sirena,
Violet per La Rassegna Stronza).
Così Parlò zio Gecob
La gravità non è responsabile se gli uomini cadono in amore.
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