“È vietata la riorganizzazione,
sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista.
[…]” (Disposizioni transitorie e
finali, XII)
Ho visto. Ho visto bandiere.
Stendardi. Striscioni. Ho visto la banda. Ho visto persone, donne e uomini.
Vecchi, giovani, bambini. Cani.
Ho visto il sindaco con il
tricolore. Ho visto alte cariche politiche confondersi in mezzo ai comuni
cittadini, con a fianco un figlio preadolescente.
Ho visto un anziano e un ragazzo
camminare fianco a fianco. E parlare. E mi è piaciuto.
Il ragazzo parlava un perfetto
italiano dall’accento sardo, ma era di colore. Teneva un braccio sulle spalle
della fidanza, anche lei appena adolescente, dalla pelle bianca. E anche
l’anziano aveva la pelle bianca. Sono curiosa, lo so: non ho potuto fare a meno
di sentire cosa dicessero. L’anziano spiegava che cosa sia stata la Repubblica di Salò.
Spiegava come tanti giovani siano morti da una parte e dall’altra, ma che ci
sia una parte giusta ed una sbagliata per morire. E quella giusta sia la Libertà.
Ho visto quei ragazzi ascoltare.
Ringraziare. E andare avanti, riguadagnando il gruppo di amici. Una lezione di
vita, di storia. Anzi di Storia.
Ero alla manifestazione di tutti
i gruppi, i partiti, le associazioni antifasciste di Cagliari il 25 aprile 2014,
69° Anniversario della Liberazione dell’Italia dal Nazi-fascismo. E ho visto.
Una lezione di Storia. Piccola
piccola. Ma insieme grande.
Forse sono un’inguaribile
ottimista, ma io so che quei ragazzi, tra cinquant’anni racconteranno ai
giovani la storia. E, così, la catena della memoria non si spezzerà.
Questo è il 25 aprile.
Questa è la Festa della Liberazione.
E sono stata orgogliosa di
esserci
Violet
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