Questa mattina mi è capitato di
leggere su “D di Repubblica” un articolo interessante sul momento
migliore per dire “ti amo”. L’argomento viene trattato con una
banalità piuttosto ovvia: “bisogna dirlo quando lo si sente;
uomini e donne hanno tempi diversi; per le donne c’è una certa
paura; si corre il rischio che diventi una frase banale detta per
routine”. Le stesse cose le diceva anche Paperino nella sua nota
rubrica “Qui Paperino quack” ai tempi in cui, infante, leggevo
tutte le settimane “Topolino” e non è cambiato molto nel campo
dei sentimenti. Anzi, una cosa forse è cambiata. Sono questi i tempi
in cui per amor proprio e per difendere il proprio ego, il proprio
modo di vivere o la propria “integrità” (parola troppo abusata
da chi non si potrebbe permettere nemmeno di pronunciarla) non ci si
pensa due volte a ferire i sentimenti degli altri.
“Te lo devo
dire, sai, perché io sono sempre sincera e non posso rinunciare alla
mia integrità” disse lei arrotando la lama del coltello che stava
per infilzare nella tua schiena.
Onestamente, volete la mia
opinione? No, non è sempre necessario ferire gli altri per essere
sinceri, anzi non si deve mai ferire gli altri per essere sinceri. Le
uniche cose che possiamo fare per difenderci a questo punto sono:
rispondere allo stesso modo (chi di sincerità e ferita colpisce, di
sincerità e ferita perisce) oppure abbassare le saracinesche
dell’anima e sfanculare la persona. Io propendo per la seconda, se
non altro perché la prima è scorretta e anche Socrate, tramite
Platone, diceva che non si punisce un’ingiustizia con un’altra
ingiustizia. Molto meglio una sana, profonda e glaciale indifferenza
condita da un sonoro “vaffanculo”, neanche troppo urlato. Ecco,
quello che ho notato è una certa e inspiegabile paura di dirlo
questo “vaffanculo”, in genere per paura di sentirsi troppo
stronzi o perché si teme di ferire gli altri. Bene… No! Quando
qualcuno ci ferisce, quando ci fanno del male non si deve avere paura
di ferire gli altri perché siamo noi le vittime. Nel campo dei
sentimenti non esiste la ragione o il torto, esistono soltanto quelli
che si comportano male e feriscono gli altri e quelli che si sentono
feriti. Ed è pieno il mondo di quelli che credono di fare bene e
alla fine peggiorano solo le cose. Allora non si deve avere paura di
mandare a quel paese chi si merita di andare a quel paese.
Personalmente sono una persona che crede nella cortesia e nella
civiltà anche con le persone più antipatiche e stronze, non tolgo
il saluto, non smetto di parlarci e lo faccio sempre con cortesia e
correttezza, ma questo non vuol dire che io permetta che si passi
sopra la mia anima così come su uno zerbino all’ingresso di casa.
Esigo rispetto per me e quando giunge il momento di dire vaffanculo,
beh, lo voglio dire in libertà. Ma quali sono i buoni momenti per
dire “vaffanculo”? Quando si arriva al punto di non ritorno verso
“Quel Paese – Fraz. di Fanculo”? No, non voglio parlare di
quando mi fregano il parcheggio o l’autista del bus non si ferma ad
aspettarmi nonostante stia facendo i 100m più veloce di Bolt, perché
lì non ho né paura di dirlo, né lo faccio sottovoce. Io sfanculo e
anche a voce alta, per quanto il fiatone mi lascia fare. Parlo
proprio di cose brutte, delle cose più brutte che possano accadere.
Non so voi, ma io ho sempre pensato che il tradimento sia un ottimo
motivo per dire vaffanculo. Il tradimento della fiducia su tutti, non
tanto quello fisico di un/a compagno/a di vita. Su quello ci si può
ragionare, capire i motivi, provare a ricostruire. Il tradimento
della fiducia è quello in cui senti violata la parte più intima di
te, senti realmente profanata a confidenza, lo schiudersi del cuore.
Può capitare, ad esempio, che uno si lasci andare a confidenze con
una persona che ritiene amica e qualche tempo dopo si senta riferire,
con tono canzonatorio, le stesse parole che aveva detto da una terza
persona. Ecco, questo per me è un vero tradimento. Nessuno di noi fa
confidenze, di qualsiasi genere siano, a persone a casaccio, le fa a
persone che ritiene affidabili. Possono essere confidenze di natura
molto intima e segreta o anche solo dei momenti di sconforto in cui
ci si lascia andare a raccontare in libertà ciò che ci passa per la
mente. Non si raccontano queste cose ad altri, non con malizia o con
intenzione, poi, di colpire. E siccome non solo le bugie hanno le
gambe corte, ma anche le confidenze tradite, accade che prima o poi
ritornino a chi le ha dette. Non preoccupatevi dunque di poter ferire
chi ha tradito la vostra fiducia con un bel “Vaffanculo”.
Un bel vaffanculo se lo meritano anche
tutti quelli che esprimono giudizi su di voi senza averne
l'autorizzazione. Se credete in Dio sappiate che nemmeno lui vi
giudica, quindi diciamo che in potenza il patentino di “giudice
morale” non viene rilasciato a nessuno. Solo che ci sono alcuni che
si arrogano questo diritto col pretesto di conoscerci molto bene e in
realtà non ci conoscono affatto. Personalmente di quello che fanno
gli altri mi frega proprio o niente. Se uno vuole mollare famiglia,
amici, casa, affetti, lavoro (se ce l'ha) per diventare allevatore di
saraghi in Papua Nuova Guinea, per me va benissimo. Io credo che le
persone debbano sentirsi realizzate e felici perché la vita è una,
unica, inviolabile e va vissuta con serenità. Nessuno, quindi, ha il
diritto di giudicare questo. Ha, semmai, il diritto di dire che ogni
scelta comporta responsabilità perciò va ponderata perché i 20
anni durano esattamente 12 mesi, non oltre. Con lo stesso metro
ragiono anche per me e semmai chiedo consigli che, come sanno bene i
miei amici, per circa il 50% delle volte non seguo. Ma quelli che mi
dicono “Dovresti fare questo, dovresti fare quello, dovresti fare
così io ti conosco, adesso la pensi così perché...” eccetera li
impiccherei all'ingresso della città. Forse hanno anche ragione, ma
alla fine a 31 anni suonati penso di avere raggiunto un grado di
maturità (o maturazione?) che mi permette di capire da sola che, se
sbaglio, io me ne assumerò responsabilità e conseguenze. Quindi?
Vaffanculo!
Vaffanculo anche a chi ti fa sentire di
troppo, a chi non perde occasione di sminuirti, a chi ti dice che non
devi prendere le cose così seriamente. Vaffanculo a chi continua a
non capirti, a chi ti ostacola nelle scelte, a chi ti dice che non
farai strada. Vaffanculo a chi ti tratta come una pezza da piedi, a
chi non ha capito che non tutto si risolve con un chiarimento, a chi
pensa di sapere come devi impiegare il tuo tempo. Vaffanculo a chi
volete voi, purché veramente lo diciate a chi se lo merita.
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