In punta di piedi e sottovoce Un caschetto corto, spesso arruffato, che tratteggia le ciocche come spicchi argentei di luna, ad incorniciare il viso minuto. Tondi, gli occhi, di quelli che disegnano i piccoli. Scuri. Fitto fitto il reticolo di segni che la vita traccia mentre cammina. Esile, sottile, anche nella voce. Ma seduttiva. Talvolta un susseguirsi incalzante di concetti, disarmanti nella loro semplicità apparente. Una voce guida, da vero aedo, alla cui fascinazione è impossibile sottrarsi. Ma non solo a parole si può raccontare, le parole supportano le immagini, che si originano, si intrecciano, percorrono le strade inattese della fantasia. Come quando con una cannuccia si soffia su una goccia di inchiostro di china su un foglio bagnato, e si osservano, stupefatti, le immagini che ramificandosi prendono forma. Può accadere, da bambini, di essere gracili. Un po’ più raramente, per fortuna, che le condizioni di salute non consentano di frequentare l’asilo o la scuola, ...