Sole
A Cagliari (lat. 39°21’; lon.
9°13’; alt. 4m s.l.m.) il Sole sorge
alle 7:39 e tramonta alle 17:28.
Luna
La Luna è calante. Il 24 gennaio
alle 5:22 entra nell’Ultimo Quarto di
questo ciclo.
Cielo del Mese, i
Pianeti
Marte, il pianeta rosso, continua ad anticipare lentamente l’orario
del proprio sorgere. Negli ultimi mesi era stato osservabile solo nelle ore
immediatamente precedenti il sorgere del Sole; a fine gennaio, finalmente, sarà
possibile scorgerlo al suo sorgere, ad Est, già intorno alla mezzanotte, per
poi vederlo culminare a Sud all’apparire delle prime luci dell’alba. Esso
attraversa un tratto della costellazione della Vergine, fino a trovarsi in
congiunzione con la stella Spica, a
fine mese.
I Santi
20 gennaio: san Fabiano e san
Sebastiano martiri
21 gennaio: sant’Agnese
22 gennaio: san Vingenzo di
Saragozza
23 gennaio: sant’Emerenziana
24 gennaio: san Francesco di
Sales
24 gennaio: conversione di san
Paolo
26 gennaio: san Tito e san
Timoteo
La Notizia del
Giorno… un Anno Dopo
Avverto i miei “sette”
affezionati lettori che, per ora, questa rubrica è sospesa.
Feste, Ricorrenze Curiosità
Dal 18 al 25 gennaio si tiene la Settimana di Preghiera per l’Unità dei
Cristiani
Il 24 gennaio si celebra la Giornata Mondiale del Volontariato
Il Lama Racconta
I luoghi sono come la gente. Esistono, vivono. Portano dentro delle
storie. A volte tristi, altre liete. E ce le narrano, se solo abbiamo occhi per
guardare e orecchi per ascoltare. Ma i luoghi, come le persone, portano dentro
anche dei desideri: sono storie fantastiche, di quelle che si dipanano tra il
sogno e la veglia, tra la veglia e il sonno. Spesso non raccontano ciò che è
accaduto realmente, ma dicono chi si è nel profondo. Perché i luoghi, come le
persone, sono molto più simili ai propri desideri che alla cruda realtà…
Se tu entri ai Giardini Pubblici
di Cagliari e percorri il viale, poco dopo aver superato la metà, sulla destra,
ti imbatti in due piante maestose e meravigliose di ficus magnolia, sotto le cui fronde e sui cui rami si entra in un
mondo altro, in un universo parallelo. Tutti possiamo leggere la loro storia
nel sito del Comune, tutti sappiamo che sono lì da più di 125 anni e che,
quando furono piantumati, facevano già ombra ai passanti e offrivano già riparo
agli uccelli della città. Eppure sono mille i nomi che grandi e bambini danno
loro. Mille le origini. Mille le leggende.
Ma io so, che non sono leggende:
sono storie. Sono i desideri di vita che il Grande Albero narra a chi si
avvicina e siede sulle radici. E sale lentamente i rami. E si ferma ad
ascoltare. Ma i segreti più preziosi li puoi carpire solo se accetti di varcare
la soglia che a pochi è dischiusa. E là, nella cavità del grande tronco, e giù
per le radici, fino ad un passo dal cuore che fa battere tutto il giardino,
trovi la via per dipanare una storia davvero unica e speciale. Non è per tutti,
però. Sia ben chiaro. Bisogna essere piccoli. Ma piccoli davvero. “No, non
conta l’altezza”, ti dice il Grande Albero se chiedi spiegazioni. “E nemmeno
l’età”. Bisogna essere piccoli e in più essere disposti a farsi piccoli. Ancora
e ancora. E sempre di più. Allora puoi entrare. E percorrere un intrico di
cunicoli e gallerie. Allora puoi scorgere una luce a forma di fiammella, che ti
guida; e seguirla. Allora puoi giungere fino alla casa delle fate, che abitano
lì e altrove. Sono tre piccolissime sorelle. Sorridono con gli occhi e con il
cuore, prima che con le labbra. E parlano svelte. E tutte insieme. All’unisono.
O tacciono. E non è facile rincorrere i loro pensieri. E afferrarli tra il
trillio allegro delle risate che sgorgano spontanee come gli aneddoti e i
racconti. Ci vuole tempo. Così tu credi di esser stata lì qualche ora. Ma esci
che la Luna splende. E non sai che giorno sia. Ed è passato tanto di quel tempo
che se non hai una memoria sveglia e allenata, hai già dimenticato tutto ciò
che ti hanno svelato. Per non dimenticare del tutto, mentre a ritroso percorri
le gallerie e i cunicoli, ripeti la storia. Ma ti accorgi che ci sono delle
varianti. Che non è proprio uguale. E non è diversa, ma non è nemmeno la
stessa.
C’era una volta una Jana che voleva girare il mondo. Così
prese un cavallino agile e veloce e, aggrappata alla sua criniera, si mise in
viaggio. Arrivò presto al mare e girò, pensando che, se il mare era
tanto vicino, meno di una giornata di un destriero molto veloce con in groppa
solo il peso di una fata, il mondo, quello vero, dovesse essere dall’altra
parte. Percorse tutte le direzioni e in ciascuna di esse, prima che la Luna
calasse, incontrava il mare. Alla fine scoprì di essere nata in un’isola, e
questo non le piacque. Giunta di nuovo alla riva del mare, decise che avrebbe
voluto volare. E si affidò a un gabbiano. Non
è facile, dopo aver percorso cunicoli e gallerie, ricordare tutte le sue peripezie.
Però un giorno arrivò in una terra
lontana, dove c’erano grandi alberi e dove c’erano uomini tanto alti e belli e
forti. E si innamorò. Nacquero tre bambine. Una piccola piccola, come lei. Che
sapeva sognare. Sapeva cavalcare i cavalli, aggrappata alla criniera, e sapeva
librarsi sulle ali di un gabbiano. Anche a lei piaceva viaggiare. Ma tornava
sempre. E scambiava storie e ricordi con la mamma. La Jana raccontava della sua
terra d’origine, che era un’isola. E della bellezza del mondo in cui vivevano
ora. La figlia, invece, narrava tutte le meraviglie che incontrava nei suoi
viaggi. Anche lei un giorno si sposò. Nacquero tre bambine. E una era piccola.
Come la mamma. Come la nonna… E un giorno si sposò… A percorrere gallerie e cunicoli, si può perdere il conto delle
generazioni. Una cosa è certa, però. Nacque una bambina piccola come la
mamma, la nonna, la bisnonna. Piccola come la Jana. E un bel giorno decise che
doveva tornare. Voleva conoscere l’isola dove era iniziata tutta la storia. Ma
come fare a meno degli alberi così belli, così grandi, così maestosi, che
avevano fatto innamorare la Jana e avevano protetto lei, le sue figlie, le sue
nipoti? Non era possibile! Andò dal Grande Albero, il suo amico più fidato. Non
ci fu bisogno di parole o racconti. Lui conosceva i desideri profondi e i sogni
della piccina. Le regalò un seme e un germoglio. E le spiegò come proteggerli e
custodirli durante il viaggio. E come trovare il terreno giusto per piantarli
una volta giunta nell’isola. Le disse: “Non dimenticare: anche se dovrai
percorrere molte vie, attraversare molti mari, cavalcare per molte miglia su un
destriero veloce, io sarò sempre con te. Perché tu sarai nel mio cuore e io nel
palmo della tua mano!”… La piccola fu così brava nel custodire la vita del
Grande Albero durante il lungo viaggio, che poté piantare sia il germoglio che
il seme. E ora il Grande Albero vive anche qui, a Cagliari, su una spianata del
colle di Buoncammino che guarda verso Molentargius e il mare.
E se tu sei piccolo, e ti sai
fare ancora più piccolo e più piccolo ancora, egli ti dischiude le porte di
casa. E puoi giungere dove vivono tre piccole sorelle, che sanno raccontare
come la mamma della mamma della mamma… tornò un giorno nella sua isola. Ma non
da sola… (I Grandi Alberi dei Giardini
Pubblici di Cagliari, Violet per La Rassegna Stronza).
Così Parlò zio Gecob
Se un albero scrivesse l’autobiografia, non sarebbe diversa dalla storia
di un popolo.
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