Sono nata in una famiglia cattolica, ma aperta, nella Chiesa italiana del post Concilio. Sono cresciuta, i primi anni di vita, con due zie anziane che la fede la narravano e, prima ancora di dirla, la vivevano. Avevo sei anni l’anno che tutti ricordano come quello dei “tre papi”. Ero piccola, quindi, ma non così tanto da non avere un vago ricordo di Paolo VI, della sua figura essenziale. Ricordo i trentatré giorni di Giovanni Paolo I e tutto il papato di Giovanni Paolo II. Non ho conosciuto, invece, Giovanni XXIII. Non personalmente. Eppure, di lui, ho letto molto. Ho visto i filmati d’epoca e sentito i suoi discorsi. Ho approfondito le ragioni del Concilio. Ho visitato i luoghi in cui è nato. E da allora me lo sento vicino. Come uno di famiglia. Un nonno, forse ancor più che un padre, ben più avanti di me nello stesso pellegrinare che è la nostra fede. Perché il padre, forte, deciso, negli anni della formazione, della giovinezza e della prima maturità, è stato Giovanni Paolo II. ...