Sotto l'albero non potevano mancare i regali di chi ci vuole bene... La zia Violet non poteva lasciare la sua nipotina Stronza senza un racconto di Natale!
E la Rassegna ringrazia, e insieme a Violet augura ancora un felice e colorato Natale!
Po ti l'ammentare de nue ses benidu
“Da dove vieni?”.
Chissà quante volte le avevano posto quella domanda. Chissà quante ancora le era risuonata dentro quando era sola, la notte, con gli occhi aperti a scrutare il buio, ad annusare i desideri sospesi tra veglia e sonno, tra l'universo ed il brillare delle stelle che l'attraversa, nel tempo e nello spazio, fino a trovar culla nei sogni avverati e in quelli mai pronunciati, ma nascosti nelle pieghe del sogno e nelle rughe dell'esistenza.
Nella sua culla, da neonata, era stato messo un piccolo angelo. In quelle alucce, incastonate in semplice e preziosa filigrana d'argento, era l'origine e lo scopo della sua vita. Allora, dalle labbra socchiuse della mamma, si librava intorno un canto lieve, una nenia ripetuta: “Drommi, in custa culla 'e oro, pro ti l'ammentare de nue ses benida”. Su brebu de su Pitzinnu...
Ma il tempo cela ogni cosa, copre tutto con la polvere dell'oblio, con la patina della fatica di vivere. E, allora, è peso rammentare: il ricordo del luogo da cui veniamo, il sogno della casa verso cui ci muoviamo, diventano dolore, o indifferente procedere di passi stanchi e strascicati. Dà noia pensarci, come le cose vecchie, le cianfrusaglie di chi non c'è più, che sanno di promesse infrante. E la noia si scaccia, come i pensieri, insieme al ricordo di ciò che fu.
“Da dove vieni?”.
L'insistenza con cui la domanda le veniva riproposta, la riportò indietro. Al presente. Alla situazione attuale. Sola in quella città grande e ancora sconosciuta, aveva deciso che, per le feste, doveva fare qualcosa per gli altri, per gli ultimi. Così s'era presentata alla “mensa del povero”, dove i volontari preparavano la cena di Natale. Aveva risposto in fretta, alla donna con cui parlava; aveva detto il nome del suo paese d'origine, piccolo centro sperduto tra Sarcidano e Barbagia: ma chissà, poi, cosa diceva quel nome alla sua interlocutrice! Lavorò sodo tutto il pomeriggio, con gli altri volontari, più esperti, che le davano dritte su come procedere. Più tardi, prima di servire la cena, risuonò nella sala la lettura della Nascita del Bambino Gesù. La colpì profondamente lo iato che correva tra la povertà della Grotta e i doni preziosi dei Magi. Quei sapienti venivano da lontano, seguendo una stella, e portavano oro... Non ci fu tempo ulteriore per pensare e ricordare, almeno fino a quando, ormai a tarda sera, stanca ma felice, usci nella notte per far ritorno a casa. Si infilò sotto una doccia bollente e ristoratrice. Poi, si concesse un olio profumato, una coccola per dare morbidezza ed elasticità alla pelle. Subito prima di rivestirsi, passò davanti allo specchio appannato. Fu un istante: gli occhi le brillavano di cielo e due alucce, come filigrana argentata, spandevano polvere di stelle. Nella mente si stagliò netta l'immagine del piccolo angelo che pendeva sulla culla, da bambina. Da dove veniva? Esattamente da quella culla. E il suo spirito si sentì prezioso e leggero come quella filigrana... Si vesti in fretta e uscì di corsa, da casa, che era quasi mezzanotte. Senza accorgersene dalle labbra saliva Su brebu a su Pitzinnu. Entrò in chiesa che le campane intonavano Gloria. Era Natale!
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