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Le parole dell'Amore


Non trovo più, Amore, le parole che mi regalasti: in quale cassetto le avrò riposte?
Forse nel cassetto del cuore, per cullarle con il suo ritmico battere? O nel cassetto della mente, perché i tuoi insegnamenti mi accompagnassero nella vita di ogni giorno?
Le cerco, ma non sono lì!

Apro il cassetto dell'abbondanza, ma tu Amore sei parco di parole. Svuoto il cassetto della nostalgia e mi perdo in un mare di dolce malinconia. Ma le tue parole? Cerco nel cassetto dei ricordi: mi sorridono i tuoi occhi, fanno capriole i desideri, si rincorrono i baci, trovo mani che sfiorano mani... i tuoi volti, Amore, le espressioni, i silenzi, le fughe in avanti e le ritirate; le promesse mantenute e quelle che un alito di vento ha portato via con sé.
Ma le parole? Le tue parole, Amore?

Allora esco per la strada, e chiedo alle persone. Ti hanno incontrato? Hai parlato loro di te e di me? E che parole hai usato? 
Sì, ti hanno incontrato, trovato. Ti hanno amato, vissuto, cercato, perduto... Amore! Ma sfuggono le parole...

Ora sono sola, sulla porta del Mare. Tira vento, mi sbatte sul viso, mi costringe a socchiudere gli occhi che bruciano di sale. 
Ascolto. Canta. Un vortice di parole carezza l'anima e ti restituisce al cuore, Amore. Mi solleva. Apre la danza. Una giravolta tra cielo e mare. Una capriola. Non vorrei più tornare... 
Devo andare.

Tornerò...

Tiziana

Commenti

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  2. No agato prus, Amore,is foeddos chi m’aias arregallau:
    In cale calassu ddos apo aet arrimaos?
    Fortzis in su calassu de su coro,
    po ddos tzannigare cuni-i su Batidu cadentzàu?
    O in su calassu de sa mente?
    po chi is imparos tuos m’esserent fatu cumpagia
    in sa vida de ‘onnia die?

    Ddos crico ma non fut in cui.
    Apergio su calassu des’abbunnantzia,
    ma tue ses poberu de foeddos.
    Ibbuido su calassu de is disagio mannos;
    e mi perdo in in d’unu mare de durtze tristura.

    Ma is foeddos tuos?
    Tanno crico in su calassu de is arregodos:
    Is ogos tuos m’ errient,
    faent iscucuricargios de disigios,
    si current a pare is basos,
    agato is manos chi carignat lèbias ateras manos……….

    Is fatzes tuas, Amore,is inchigiadas,su chellare
    su fuire ainnantis po pois torrare;
    Is promintas mantesias
    e is atera chi un alenu de bentu si nn’at leau.
    Ma is foeddos? Is foeddos tuos, Amore?

    Tanno ‘esso a su caminu, e pregunto a sa gente
    Dd’ais atobiau? Bos at foeddau de me? Ite foeddos at umperau?
    Si.T’ant atobiau,agatau,cricau,perdiu………Amore!
    Ma fuint is foeddos…….
    Como seo sola,in sa enna de su Mare.
    tirat ‘entu,mi carignat sa cara,mi faet serrare is ogos
    chi brusant de sale
    Iscurto.
    Cantat.
    Unu muilu de foeddos carignant s’animu
    e nne torrant aintro de su coro,Amore.
    Mi artzant in artu.
    Aperint su ballu.
    Una furriada inter Gelu e Mare.
    Unu iscucurigargiu.
    Non chelia torrare prus.
    Apo a Torrare……..
    Franco Sulis

    RispondiElimina
  3. Grazie, Franco
    per il dono della tua amicizia e simpatia... e per lo splendido regalo di questa poesia, ancora più bella in Limba
    Ti pubblichiamo perché chi passa di qua possa leggerti e riconoscere le parole di Amore, quelle che tutti almeno una volta abbiamo sentito e ci risuonano nel cuore
    Grazie ancora e di nuovo

    RispondiElimina

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