Grazie alla maestra del piccolo Matteo e all'Accademia della Crusca perché con il loro carteggio hanno fatto una lezione sul "metodo" con cui si tiene viva e si arricchisce la nostra Lingua
E grazie a Matteo, per la fantasia... perché dare un nome alle cose e arricchirle di qualità è una delle più belle attività che la mente di un essere umano possa compiere
La Rassegna Stronza, nel suo piccolo, ha deciso di utilizzare l'aggettivo "petaloso", sperando di vederlo presto tra le nuove parole della Lingua Italiana
Saremo lieti di pubblicare i testi dei nostri lettori contenenti tale parola, se vorrete inviarceli
Per oggi, inizia Violet a raccontare una piccola storia
Era un fiore assai
vanitoso, tanto che tutti lo
chiamavano Narciso.
Narciso
sì, come il mito dello specchio e della bellezza. Quello che si
perde in un pomeriggio luminoso
a rimirarsi con sguardo amoroso
e trasforma un gioco gioioso
nell'eternità di un avvenire noiso.
Ma
un giorno nel prato arrivò un bambino curioso,
che amava stupirsi e scoprire cose nuove. I suoi occhi brillavano
alla vista di ogni fiore e volavano eleganti dietro le farfalle e
saltavano leggeri con le cavallette e i grilli. Dava i nomi alle
cose, perché nominare è come giocare, un po' conoscere e un po'
amare. Tu sei una viola e sei un fiore prezioso,
disse. Tu sei la stella di questo prato, sussurrò a un piccolo
aster. Vide una margherita e pensò che era un fiore luminoso,
il tarassaco sembrava il sole sulla terra. Poi c'erano i non ti
scordar di me che gli ricordavano gli occhi del babbo, la sera quando
gli dava il bacio della buonanotte, prima di abbassare la luce.
Ma
ci doveva essere qualcosa che li unisse tutti, quei fiori tanto
amati... e pensa, che ti pensa, alla fine lo disse petaloso!
Ogni fiore è petaloso!
E iniziò a correre a perdifiato per il prato, per dirlo a tutti: tu
sei petaloso,
disse alla margherita, e anche tu sei petaloso,
disse al tarassaco. Sei petaloso
bellissimo aster e tu, non ti scordar di me, sei petaloso!
E così, ogni fiore, sentendosi chiamare petaloso,
provò una nuova solidarietà con gli altri fiori del prato. Avevano
qualcosa in comune, si riscoprivano fratelli, grazie ai petali che
arricchivano la corolla variopinta di ciascuno.
Alla
fine, il bambino, arrivò vicino al laghetto e vide narciso
a capo chino, un po' discosto dal resto del prato. Si fermò, con
ammirazione, ma anche con timore, come se non potesse disturbare quel
piccolo fiore che si specchiava nell'acqua. Si sedette vicino. Un po'
guardava il riflesso nel laghetto e un po' guardava il fiore. Ma
senza parlare, come ad aspettare di fare amicizia. E ci pensò molto
a lungo prima di dirlo. Ci riflettè, fino ad esserne sicuro, ma
sicuro per davvero.
Lo
disse con un filo di voce, prima... ma poi, pian piano, prese
coraggio e lo ripetè forte, perché tutti potessero sentire. Sei
petaloso,
narciso! Sì, sei petalosooo!!!
Forse
fu il vento, forse il sole che si spostava in cielo, ma narciso si
girò verso il prato e alzò il capo... e, per la prima volta dopo
tanto tempo, si scoprì come gli altri: bellissimo e petaloso,
piccolo fiore di campo!
Mistero
di una parola nuova, pronunciata dalla bocca innocente di un bambino,
che merita di entrare a far parte del Vocabolario della Lingua
Italiana, perché ha dimostrato di unire tanti mondi diversi,
compreso quello dell'Accademia della Crusca. Perché nominare è come
giocare: dona vita!
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