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Si narra che nella Notte
dei Tempi esistesse solo l'Essere Supremo, il capostipite di tutti
gli dei.
Egli è molto potente,
perché è il padrone dell'Universo intero e gli obbediscono
ciecamente tutte le stelle e il sole e la luna. Si chiama Taatoa,
ma non ditelo a voce alta, non sarebbe rispettoso: il suo nome può
essere solo sussurrato, perché egli è l'intimo
dell'essere interiore, vicino al
cuore di ciascuna donna e di ciascun uomo molto più di quanto
possano esserlo la donna o l'uomo stesso.
I
Maori lo sanno bene e ascoltano sussurrare il suo nome nell'alito di
brezza che viene dal mare, lo colgono nelle sfumature rosa dell'alba,
lo sentono nello sciacquio dell'onda quando la laguna è calma, lo
riconoscono nel riflesso cangiante di una nuvola eterea nell'acqua
cristallina.
I
Maori lo sanno e se parlano di Taatoa lo fanno come quando si
racconta un segreto, da labbra a orecchio, perché il mondo non lo
venga a sapere. E se cercano Taatoa, perché lui è potente, lo
cercano solitari nel silenzio della Notte stellata,
che è la sua figlia prediletta, o nella pace del lungo Crepuscolo,
che è il suo figlio più prezioso.
Si
narra che all'Alba delle Stagioni Taatoa si unì con
Feii-Feii-Maiterai e
nacquero altri figli: nacque Rangi,
che è la luce del giorno, un figlio maschio di cui andare
orgoglioso, e nacque Papa,
una figlia bellissima e accogliente, che è la terra.
Rangi
e Papa, presto si innamorarono e si unirono in un abbraccio eterno.
Nacquero loro molti figli, ma essi erano intrappolati nel grembo
della madre e conoscevano solo le tenebre perché l'unione tra i due
genitori era troppo stretta, così tanto da non permettere a Rangi di
illuminare Papa con il suo sguardo d'Amore e ai giovani dei di
correre liberi attraverso il cielo e la terra.
È
così – cantano le mamme ai cuccioli del popolo Maori, quando
raccontano le storie degli dei: Taatoa, attraverso le vicende dei
suoi figli, insegna anche a noi, piccoli uomini, la giusta corrente
per navigare. Però sentiamo il suo insegnamento solo se lo sappiamo
ascoltare là dove Egli è, cioè nell'intimo di noi stessi, nella
voce interiore che sussurra dentro di noi. Allora impariamo.
Impariamo che c'è un tempo di tenebra, la notte, per abbracciarsi
stretti. Che c'è un luogo di tenebra, il grembo della mamma, per
rimanere protetti e crescere e apprendere. Che deve giungere il tempo
della luce del giorno, per correre liberi. Deve giungere il luogo
dove la luce filtra e scalda e chiama la brezza e il vento, per
iniziare a solcare le vie del mare e cercare la propria strada.
Durò
a lungo il buio nel grembo caldo dell'abbraccio di Papa e Rangi. Durò
fino a che i figli furono dodici, come Atua,
la pienezza degli dei della natura. Allora essi decisero di separare
i genitori, ma senza risultati, perché si sa, una forza grande come
l'amore non può essere slegata.
Alla
fine, per ultimo, provò Tane-Mahuta,
il dio degli alberi e dei boschi. Egli fece crescere i grandi alberi
e fece leva sui loro tronchi per aumentare, pian piano, lo spazio tra
Papa e Rangi. Così filtrò la luce. Ma solo nello spazio del giorno,
quando Rangi non si stanca di illuminare Papa con il suo amore. Lo
spazio della notte, invece, è quello per ritornare nell'abbraccio
della sposa e unirsi al suo grembo caldo che accoglie e riposa.
Così,
durante le lunghe sere in cui le donne raccontano la storia
dell'universo, i cuccioli del popolo Maori chiedono quale sia il
segreto di Tane-Mahuta: com'è riuscito a separare i genitori? E le
mamme, pazienti, rispondono e spiegano. Spiegano che non sono mai
separati, perché i piedi di Tane-Mahuta sono le radici degli alberi,
saldi nella madre Papa, e le mani di Tane-Mahuta sono i rami più
alti che tengono Rangi, il padre cielo. In mezzo ci sono i tronchi,
che sono ponti, dove sempre ci si può incontrare, perché al loro
interno scorre la linfa della vita.
Si
narra anche che, infine, Taatoa si unì alla alla dea dell'aria,
Ohina, e diede vita
alle ultime cose, quelle più sublimi e più belle. Fu così che
presero vita le Nuvole Rosse,
per esempio. E poi venne l'Arcobaleno
e il Chiaro di Luna.
Ma
queste sono cose che non ci sono sempre – dicono alle mamme i
cuccioli del popolo Maori – durano solo pochi secondi, o lo spazio
di una mezzanotte, come Chiaro di Luna.
È
vero – rispondono pazienti le mamme – è per questo che sono le
più belle! Perché hanno un prezzo, il prezzo dell'attesa e quello
della pazienza. E ci insegnano che nulla ci appartiene se non nello
stupore degli occhi e del cuore.
C'è
un'ultima domanda che un cucciolo del popolo Maori pone alla sua
mamma prima di chiudere gli occhi e riposare: – Mamma, perché ogni
notte guardiamo il cielo e scrutiamo le stelle?
– Perché
quando siamo in mare una bussola può sbagliare, piccolo mio, ma le
stelle non sbagliano mai!
Liberamente tratta da
alcune leggende Maori che raccontano della nascita del mondo.
Violet ha immaginato
che la trasmissione della conoscenza, come quella della vita, siano,
in fondo, semplici come una storia della buonanotte...
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