Quassù, dalle steppe di
Moab, allungo lo sguardo all'orizzonte. Sono molto avanti negli anni,
ma il vigore non è venuto meno e gli occhi non si sono spenti.
Allungo lo sguardo. E guardo, e vedo. Vedo la Terra Promessa, quella
che il Signore, il Dio dei nostri padri, il Dio di Abramo, di Isacco
e di Giacobbe, ci ha dato in eredità. La vedo dall'alto, ma non ci
entrerò. Così ha deciso Colui che tutto sa.
È sacra la Terra che
abbraccio con lo sguardo, che percorro col desiderio. Per questo ho
sollevato il velo bianco e azzurro, quello della mia tribù,
dalle spalle, e l'ho posto sul capo, in segno di rispetto. È così
che vuole il Signore. È così che mi ordinò la prima volta che lo
incontrai.
Pascolavo il gregge di
Ietro, mio suocero, alle pendici dell'Oreb, il monte di Dio, quando
una fiamma scese su un roveto. Il roveto ardeva, ma non si consumava.
Mi tolsi i sandali e mi velai il capo e il viso, perché avevo paura
di guardare verso Dio. Ma Egli venne, lasciò che gli stessi davanti,
mi parlò. E mi mandò dagli Israeti, perché annunciassi che era
finito il tempo della schiavitù, e mi inviò dagli Egiziani, perché
chiedessi la liberazione dei miei fratelli. Voleva che parlassi a suo
nome. Io, che ho sempre avuto la lingua attorcigliata. Io, il
balbuziente! Eppure il Signore fu con la mia bocca e mi
insegnò cosa dovevo dire, per tutto il lungo corso dei miei giorni.
Ora, mentre la mia mano
stringe forte il bastone che Lui, l'Onnipotente, mi donò, si alza
una brezza e mi costringe a sistemare il velo sul capo. Quante volte
ho compiuto questo gesto!!!
Il Signore mi chiamò
molte volte alla sua Presenza.
Salii sul Sinai e stetti
con Lui, che risplendeva più del fuoco nella notte, più del sole e
di ogni bagliore accecante. Egli scese sul Monte ed io solo potevo
guardarlo, perché mandò una fitta nube a celare la sua
visione, a rivelare la sua presenza. Allora, il velo sul viso era il
mio scudo, perché non si è mai udito che un uomo possa vedere la
Gloria di Dio e rimanere in vita.
Poi il Signore pose la
sua Tenda in mezzo al suo popolo e camminava nel deserto con
Israele. Io solo potevo entrare all'interno della Tenda, gli altri
aspettavano nell'accampamento, ognuno fuori dalla propria tenda,
vicino al suo ingresso. Quando entravo nella Tenda, scendeva intorno
ad essa una colonna di nube. Così il Signore mi parlava, faccia a
faccia, come un uomo parla con un altro uomo.
Tornai sul Monte. Rimasi
con il Signore quaranta giorni e quaranta notti, senza mangiar pane e
senza bere acqua. Il Signore scrisse sulle tavole le Dieci Parole, le
parole dell'alleanza e della testimonianza. La pelle
del mio viso diventò raggiante, perché avevo conversato con Dio. I
miei fratelli iniziarono ad aver paura di me. Ed io vissi velato,
davanti a loro, se non quando riferivo le parole che mi aveva detto
il Signore: abbassavo il velo sulle spalle, perché sapessero che era
Dio a parlare, Lui a servirsi della mia bocca balbuziente, della mia
lingua aggrovigliata. Poi, abbassavo il velo sul viso, fino a quando
entravo di nuovo alla Sua Presenza.
Quassù, sulle steppe di
Moab, penso al tempo che fu, alla vita che presto lascerò.
È gioco di veli e
sguardi questa nostra esistenza. Un susseguirsi di chiamate e
incontri, di rinnegamenti e ritorni. Di alleanze, tradimenti e
testimonianza.
Così è la conoscenza,
così è l'Amore. Cadono i veli ad uno ad uno. E non ti accorgi ma,
pian piano, ti plasma ciò che conosci, somigli a ciò che impari ad
amare, chi ti ama ti trasforma a immagine di sé. Così è alla
presenza del Signore, l'Onnipotente: cadono i veli, ad uno ad uno.
Cessa la paura della sua visione. E sei ancora tu, ma non sei più
tu. Perché Lui, che all'inizio era solo la tua bocca, che ti ha dato
la sua parola, diviene il bastone del tuo cammino, la luce del tuo
volto.
Cadono i veli, ad uno ad
uno. Ma non si perdono, perché ti dividono da ciò che eri, ti
separano dalla tua gente, dai tuoi fratelli, da ciò che sei stato e
più non sarai.
Per questo rimarrò sulle
steppe di Moab, qui saranno, per sempre, le mie ossa. Perché ormai è
spesso il velo che mi divide dall'uomo che sono stato, dal desiderio
della Terra Promessa che ha guidato fino qui i miei passi, alimentato
la sete della mia vita. La Promessa è stata svelata, giorno dopo
giorno, da Colui con cui ho conversato faccia a faccia, dalla
Presenza Eterna che ha fatto cadere il velo di ogni mio desiderio.
Ora e per sempre!
Nella tradizione
biblica Mosè fu grande profeta e sacredote, mediatore tra Dio e
l'uomo. Condusse il popolo di Israele nel deserto per quarant'anni,
dall'Egitto verso la Terra promessa, nella quale però non entrò.
Mori sulle steppe di Moab e lì fu sepolto. Mosè, il salvato dalle
acque, il balbuziente che parlò a nome di Dio, parlò anche con Dio,
faccia a faccia. Per questo la tradizione narra che il suo volto fu
trasfigurato e divenne splendente. La sua fu una straordinaria
esperienza di fede e di servizio, che tocca profondamente la mia
esperienza di fede cristiana. Per questo mi sono accostata con somma
umiltà a questa figura immensa, ma non ho voluto tralasciare nel mio
viaggio attorno al mondo attraverso le storie, la tradizione biblica,
che è parte essenziale della mia formazione e del mio modo di vivere
la vita e la spiritualità.
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